Cassino
13.11.2025 - 12:00
Il tribunale di Cassino
«Questo matrimonio non s’ha da fare» avrebbe pronunciato l’imputato finito in tribunale a Cassino se avesse ricalcato la celebre citazione del Manzoni. Invece, secondo quanto denunciato dal giovane, poi diventato suo genero, la volontà di impedire la relazione con la figlia si sarebbe sostanziata di ben altre parole. Anzi, di minacce e persino del lancio di massi contro l’auto. Circostanze che l’imputato assolto nelle scorse ore - assistito dall’avvocato Simona Amen dello studio legale Cassone - ha sempre negato.
La storia tra la figlia e la parte offesa nel procedimento che si è instaurato davanti al giudice di Cassino è nata quando la ragazza era giovanissima: un amore travolgente, fatto di grande passione e di promesse d’eternità. Forte e impossibile da arginare, nonostante la disapprovazione del padre della ragazza, un cinquantenne del Cassinate. Che sin da subito si sarebbe opposto a quel legame sentimentale. Dissapori, dunque, nati ben prima delle nozze e acuiti dalla nascita di un bambino. Infine esplosi alla notizia della fissazione della data del matrimonio, come emerso durante l’istruttoria dibattimentale. Tanto che, per poter convolare a nozze, i due sposini avrebbero dovuto cambiare in limine chiesa e paese, per evitare “guai”. Durante tutto questo tempo, però - sempre secondo il genero - non sarebbero mancate invettive, minacce anche telefoniche e inseguimenti in auto. Avrebbe raccontato agli inquirenti di essere stato più volte molestato: in un caso, con minacce rivolte anche alla sua famiglia d’origine. In un altro pure alla figlia. Fino a un episodio più grave: il lancio, sempre secondo l’accusa, di sassi contro la vettura del futuro sposo. Che poi ha sporto denuncia per stalking contro il suocero. Accuse che, però, l’imputato ha sempre rinnegato: dissapori e screzi sì, ma non la persecuzione di cui era stato accusato.
Il Tribunale di Cassino, dopo una lunga e complessa istruttoria dibattimentale (i fatti risalgono a oltre cinque anni fa) ha accolto appieno la tesi difensiva sostenuta dall’avvocato Simona Amen dello studio Cassone assolvendo l’imputato dall’accusa di stalking. Condannandolo, invece, a quattro mesi di reclusione (pena sospesa) per aver frantumato il fanalino posteriore dell’auto del ragazzo, divenuto poi “irrimediabilmente” suo genero.
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