Stellantis
12.11.2025 - 11:25
Un “pendolo” tra stop produttivi e ferie prolungate come quelle dal 15 al 31 dicembre, segnali inequivocabili di una crisi che a Cassino non accenna a rientrare. Lo stabilimento Stellantis continua a vivere una fase di grande incertezza, con la produzione ridotta ai minimi termini e un futuro ancora tutto da scrivere. La preoccupazione cresce non solo tra i lavoratori, ma anche tra i sindacati, che da mesi chiedono risposte chiare sul destino del sito e dell’indotto. A rilanciare l’allarme è Samuele Lodi, segretario nazionale della Fiom-Cgil, che in un quadro sempre più complesso parla, senza giri di parole, della necessità di un intervento immediato, da parte sia dell’azienda sia delle istituzioni.
«Rispetto a Cassino, purtroppo, non mi stupiscono i fermi ulteriori e le ferie prolungate, perché nemmeno nell’incontro con Filosa c’è stato alcun elemento di novità. La progettualità per Cassino è sempre la stessa: lo Stelvio e la Giulia elettrici e ibridi, ma con tempi molto lunghi - stiamo parlando del 2028. Se non c’è un elemento di novità, è chiaro che arrivare al 2028 in queste condizioni è molto arduo. Nei prossimi mesi scadranno anche i contratti di solidarietà e non so quale altro strumento metteranno in campo. È evidente che c’è bisogno di un ammortizzatore sociale finché la produzione non ripartirà: serviranno almeno due anni ancora per attraversare questa fase. È per questo che diciamo che la discussione in ambito europeo sulla transizione è solo un elemento di distrazione rispetto alle vere problematiche, che riguardano gli stabilimenti. Cassino non sa cosa deve fare domani, e questa è la drammaticità della situazione. Su questo deve rispondere Stellantis, non può chiedere all’Unione Europea di farlo al suo posto.
Stellantis si limita a dire che, prima di decidere nuovi investimenti in Europa e in Italia, attende che la Commissione europea cambi le regole della transizione. Ma qui non c’è il tema del 2035, perché al 2035 non ci arriva nessuno degli stabilimenti: servono interventi subito, immediati. Le risposte nell’immediato le deve dare Stellantis; poi vedremo cosa dovrà fare l’Europa per sostenere la transizione. Per quanto riguarda l’indotto, la situazione è se possibile ancora più grave. Non è un caso che l’indotto di Cassino, come quello di Melfi e Termoli, stia soffrendo terribilmente. Se non arriveranno novità, nella primavera del 2026 termineranno anche qui gli ammortizzatori sociali. È chiaro che il richiamo è al Governo, perché da giugno avrebbe dovuto essere convocato il tavolo sull’automotive. Avevano annunciato anche un tavolo specifico sulla componentistica, ma al momento non ne abbiamo notizia. Ce n’è necessità assoluta, perché molte aziende del settore versano ormai in condizioni drammatiche».
Parole dure, che fotografano un quadro industriale sempre più fragile. Cassino, come Melfi e Termoli, resta in attesa di un piano concreto che vada oltre gli annunci sulla transizione elettrica. La Fiom chiede certezze e strumenti per accompagnare i lavoratori in una fase che rischia di diventare insostenibile, mentre l’indotto, ormai allo stremo, guarda con angoscia alla scadenza degli ammortizzatori sociali. L’appello di Lodi è chiaro: serve una strategia industriale immediata, non solo promesse per il futuro. Stellantis e Governo - conclude implicitamente il sindacalista - devono assumersi la responsabilità di garantire un futuro produttivo e occupazionale al sito di Cassino, prima che la parola “transizione” si trasformi nell’anticamera del declino.
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione