Spazio satira
Cassino
07.04.2025 - 09:00
Uno stabilimento in evidente difficoltà che riprendererà le proprie attività domani, dopo l’ennesimo spot produttivo. Un rientro fino al 17, come recita la nota Stellantis che ha annunciato ulteriori aggiornamenti. Continui blocchi che abbassano il potere d’acquisto e aprono uno squarcio dolente nella società. Soluzioni all’orizzonte non se ne vedono se non un nuovo modello (lo Stelvio) nel 2026 e un ibrido che, al momento, resta solo sulla carta. A farne le spese non sono soltanto migliaia di operai tra fabbrica e indotto ma anche le realtà aziendali e commerciali del tessuto territoriale. Ne parla il presidente di ConfimpreseItalia Guido D’Amico.
Una crisi dell’automotive che parte da lontano e uno stabilimento che annaspa. Blocchi produttivi, esuberi e ammortizzatori sociali in un 2025 che sembra peggiore del 2024. Che cosa ne pensa?
«Penso che un conto sono gli annunci, gli impegni, le ricostruzioni, perfino i piani di rilancio. Un altro discorso, invece, è la realtà. Attenzione però, una realtà quotidiana che va avanti da anni. Per lo stabilimento di Piedimonte San Germano ci sono soltanto blocchi di produzione e ricorso agli ammortizzatori sociali. Elementi che certamente non vanno nella direzione di un rilancio e di una ripresa dell’attività. Non vale neppure più la pena fare l’elenco di quello che era stato detto e programmato. Il lavoro non c’è: cassa integrazione e ammortizzatori in deroga sono un elemento fondamentale per evitare una catastrofe sociale che potrebbe avere effetti pesantissimi. Devo dire che francamente non riesco a comprendere il silenzio quando il professor Raffaele Trequattrini, commissario del Consorzio industriale unico del Lazio, avanzò l’idea di una riconversione dei siti Stellantis. Individuando in Leonardo e Fincantieri possibili interlocutori. Manca la lucidità e perfino il coraggio di prendere atto che una stagione si è chiusa irrimediabilmente. L’automotive ha rappresentato il fulcro dello sviluppo dell’intera provincia di Frosinone, ma da anni arretra paurosamente. E adesso bisogna fare i conti perfino con i dazi stabiliti dagli Usa di Donald Trump».
Salari sempre più bassi e un potere di acquisto ridotto all’osso. Le ricadute sulle aziende e sul commercio?
«Le ricadute sono già drammatiche. Specialmente sulle micro, piccole e medie imprese. Oltre che sulle attività commerciali. Mettiamo in fila alcuni elementi: occupazione ai minimi termini, lavoro soltanto precario, salari da fame. Come possono fare famiglie e cittadini? Come possono alimentare i consumi? Come possono spendere senza porsi il problema che per chi ha uno stipendio, i problemi cominciano dall’inizio della terza settimana? ConfimpreseItalia è vicina ai propri associati, ma proprio per questo non può tacere su una situazione che sta precipitando. Perlomeno nell’emergenza occorrerebbero Piani per la sospensione del Patto di stabilità. Allentando cioè la morsa stabilita da una normativa europea piuttosto “matrigna”.
Allo stesso tempo sarebbero necessarie iniziative di carattere locale di sostegno fattivo alle aziende. Specialmente in materia fiscale. Ma non mi faccio illusioni».
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