Spazio satira
L’intervista
13.05.2025 - 17:10
Il pittore e scultore James Hillman, originario di Londra, che ha scelto di vivere a Isola del Liri
Campagna, pittura, scultura, fabbriche. Il tutto condito da un gioiello di cascata. È così che James Hillman, giovane artista inglese, si è innamorato di Isola del Liri, al punto da viverci stabilmente. E sì che ne ha visitati di angoli del mondo… Ma non è solo per “Isola” che batte il suo cuore…
Di dove è originario?
«Sono nato a Notting Hill, quartiere residenziale di Londra, e poi mi sono trasferito in campagna a sud, sulle colline delle Cotswolds, quando avevo otto anni».
Quando James Hillman è diventato un artista?
«Vengo da una famiglia di designer, i miei genitori e anche molti miei parenti lavorano nel mondo della creatività artistica. Sin da bambino sono sempre stato molto incoraggiato a disegnare e a dipingere, pensi che ho avuto il mio primo studio personale all’età di quindici anni, in un magazzino del giardino della villa dei miei».
Qual è stata la sua formazione?
«Ho frequentato l’università solo tre mesi, poi sono andato a lavorare in un cantiere edile, di seguito nel laboratorio di uno scultore locale e infine in una fonderia artistica molto importante, la Pangolin Editions. Ed è lì che ho appreso tanto sulla fusione, per ottenere sculture sia moderne che contemporanee. In una fonderia si eseguono tanti lavori, che vanno dal disegno del progetto alla fusione finale. Si impara a modellare con l’argilla, la cera e il gesso, a fare gli stampi in gomma, a cuocere nei forni, a saldare, a fare la finitura e la modulazione sui metalli, a colorare e a patinare le sculture finite».
Quali sono le tecniche che predilige?
«Ovviamente mi piace fondere, ma trovo entusiasmante anche la carpenteria metallica e la falegnameria. Per quanto riguarda la pittura, mi affascina l’uso dei colori a olio che riescono a dare profondità alle mie opere».
Quanto le hanno dato i suoi viaggi nel mondo?
«Ho viaggiato molto da giovane. Sono stato in India, Nepal, Australia, Tibet, Usa, Brasile… Ogni Paese mi ha lasciato qualcosa ma quello che più mi ha influenzato è stato la Francia. Dopo Parigi, mi sono trasferito al sud, stabilendomi a Carcassonne per lavorare in un castello medievale, imparando a usare lo scalpellino sulla muratura in pietra».
Come può essere definito il suo stile?
«Lavoro molto cercando un equilibrio sul fil rouge che divide pittura e scultura, approfondendo la relazione tra l’immagine pittorica e il suo supporto tridimensionale. Mi piace insinuare il piacevole dubbio nello spettatore che la mia opera sia pittorica o oggettuale. E lo spettatore stesso partecipa alla “creazione” dell’idea che si forma, definendola ora scultura ora pittura».
Perché la scelta di vivere a Isola del Liri?
«Ho conosciuto Giulia (Mangoni, artista italo/brasiliana, v. Ciociaria Oggi del 7 gennaio scorso, ndr), a Londra ed è nato un amore. Così abbiamo trascorso insieme una vacanza a Isola, dove lei è nata, e mi sono innamorato anche di questa piccola città. Il verde rigoglioso che tanto ricorda la mia campagna inglese, le montagne circostanti simili a quelle francesi e le fabbriche risalenti al XIX secolo mi hanno affascinato e… ed eccomi qua!».
A Isola poi…
«Ma sì, certo, c’è la cascata, che costituisce il meraviglioso legame tra il mondo bucolico e quello industriale, un apparente contrasto simile a quello, tutto mio, tra pittura e scultura. Ha mai visto le greggi pascolare vicino alle cartiere?».
Che cosa è, in fondo, la cascata di Isola del Liri per lei?
«La terrificante forza dalla natura che coabita con l’esigenza umana, pur conservando tutto il suo simbolismo romantico».
Come si inserisce la sua arte nel territorio?
«Le faccio un esempio: non di rado entro in qualche fabbrica di Isola per scegliere, con il consiglio di qualche operaio, materiali utili per la realizzazione delle mie opere. Le sembrerà strano ma anche dei pezzi ottenuti da una ripetitiva catena di montaggio possono essere importanti. Altre volte entro nella bottega di un artigiano – e ce ne sono di bravi nel territorio – per parlare di arte e avere nuove idee e ispirazioni. Spesso suscito stupore e curiosità per il mio aspetto british e per la mia ricerca di un’anima in oggetti che sembrerebbero generati da un processo ripetitivo e uniforme, ma che poi, se visti da una diversa prospettiva, hanno un grande valore artistico, almeno per me! Ho anche aperto una piccola fonderia per creare maniglie in bronzo da me disegnate…».
È passato dalla vita metropolitana di Londra alla tranquilla quotidianità isolana: le pesa?
«Nooo, a Isola c’è tranquillità ma non ci si annoia certo, anzi, qui ogni giorno è un’avventura meravigliosa, una sorta di wild west!».
James Hillman è un rappresentante della Land Art Industriale, una forma di arte contemporanea che si caratterizza per la produzione di opere raffiguranti non più la semplice natura ma il paesaggio legato all’industria. E quale miglior contesto, se non la nostra splendida Isola del Liri, potrebbe diventarne un’icona internazionale?
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