Pugni d'orgoglio
01.03.2024 - 12:44
Una delle foto di Vinny conservate dalla famiglia Pazienza e dedicata proprio ad Anna
Ciociaria, terra di lavoratori instancabili, terra per gente tenace, indomita. Terra di contadini, artigiani e imprenditori, per chi sa usare le mani per creare oggetti, per realizzare sogni. Per chi sa usare le mani per muoverle sul ring e diventare leggenda. Questo è scritto nel nostro dna, nel dna della nostra gente, impossibile cancellarlo, neanche se te vai o se nasci in un Paese straniero figlio di questa gente: il sangue te lo porti dentro e non puoi fare altro che rispondere alle sue leggi. Anche se non lo vuoi. Quella che stiamo per raccontare è una storia legata indissolubilmente all'emigrazione.
Dai primi anni del 900 e, successivamente, a diverse ondate, tutti i paesi della nostra provincia hanno dovuto fare i conti con persone che, a volte per scelta ma più spesso per bisogno, sono dovute andare via per trovare un loro spazio nel mondo. E in quegli anni lì, se volevi cambiare il tuo destino, dovevi innanzitutto lottare contro le ingiustizie sociali e il razzismo e per farlo, ammesso che ne avessi coraggio, avevi due possibilità: potevi fare il comico o provare la via del ring. Se eri bravo, in entrambi i casi, avresti fatto i soldi, tanti. Ma la nostra gente non aveva molta voglia di sorridere, si prendeva sul serio, così alcuni hanno percorso la strada del riscatto a suon di pugni, rinunce, sudore e sangue. E qualcuno, percorrendo quella strada piena di insidie, è arrivato più lontano di altri, giungendo in un luogo dove i sogni, anche i più improbabili, diventano realtà.
Erzinio, noto produttore di prosciutti, formaggi e dolci conosceva queste storie ed era convinto che il miracolo stava per succedere di nuovo altrimenti, forse, alla fine di maggio del 1987, insieme a suo figlio Franco, non avrebbe mai lasciato per tre settimane il suo lavoro a Guarcino per andare a Rhode Island. Entrambi sapevano che sarebbero stati testimoni di un evento memorabile e che il protagonista non avrebbe fallito la sua occasione. Lì, in America, ad aspettarli c'erano Angelo, cugino di Erzinio, nato a Craston, contea di Providence – un uomo che aveva sempre comunque mantenuto un contatto con la famiglia italiana – e suo figlio Vinny, pugile classe '62 che, pochi giorni dopo il loro arrivo, esattamente il 7 giugno, avrebbe avuto un appuntamento unico con la storia: sarebbe salito sul ring per cercare di strappare la cintura di campione del mondo di boxe Ibf dei pesi leggeri a Greg Haugen. E a Providence, al Civic Center, la notte di quell'ormai lontano 7 giugno, Vinny non deluse le aspettative, vinse ai punti con verdetto unanime, con tre cartellini dei giudici identici (114 – 111) e la certezza che il suo nome sarebbe diventato, presto, leggenda.
Di quelle tre settimane che Erzinio e Franco trascorsero a Craston insieme ad Angelo e a Vinny restano foto raccolte in un album e qualche video in vhs. Immagini impresse su carta Kodak, oggi custodite gelosamente dalla signora Anna, moglie di Franco, e dalle figlie Marzia, Francesca e Palma, questo soprattutto da quando, purtroppo, Angelo, Erzinio e Franco non ci sono più.
L'incidente
Ma nella vita, si sa, non ci sono soltanto luci. Capita a tutti, prima o poi, di dover attraversare inferni nascosti nell'ombra. E anche per Vinny, pochi anni dopo quella vittoria storica e la conquista, nel 1991, di un secondo titolo mondiale nella categoria superleggeri grazie alla vittoria per ko tecnico alla dodicesima ripresa contro il campione in carica WBA Gilbert Dele arriva, in quello stesso anno, un incontro drammatico da combattere nell'ombra, uno di quelli che capitano fuori dal ring, di quelli davvero duri da affrontare perché fanno ingoiare amaro. Uno di quelli che avrebbero spezzato la volontà e l'entusiasmo di chiunque. Ma non a Vinny, non a lui, all'uomo con l'animo da guerriero e la voglia di vincere impressa nel dna. Proprio nel 1991, infatti, il campione rimase coinvolto in un tragico incidente d'auto. All'epoca aveva ventinove anni ed era all'apice della sua carriera. Non era lui, alla guida, quella volta. Era sul sedile passeggero. In ospedale la diagnosi fu chiara sin da subito, rottura di due vertebre cervicali, una roba da uscirne quasi paralizzati. Così il medico senza mezze parole gli disse: «Con la boxe hai chiuso». Da quel giorno Vinny fu costretto a vivere con un collare speciale, un esoscheletro avvitato, per renderlo stabile, direttamente nelle ossa del cranio. Dissero che questo sistema, nel tempo, avrebbe permesso alle vertebre di cementarsi. Ma The Pazmanian Devil, così come lo chiamano ancora oggi affettuosamente i suoi numerosi sostenitori non era – e non è – il tipo che ascolta consigli o si lascia condizionare da una diagnosi. Si affidò semplicemente al suo istinto e così, di nascosto, invece di farsi sopraffare dagli eventi continuò ad allenarsi. Di questo furono costretti a prenderne atto i medici quando, molti mesi dopo, certificarono la sua guarigione miracolosa. Vinny tornò sul quadrato nel 1992, una sera in cui ormai mancavano solo dieci giorni a Natale, e vinse ai punti contro Luis Santana. E continuò a salire tra le sedici corde ancora per altri dodici anni. Vinse di nuovo un titolo mondiale e, prima del definitivo ritiro avvenuto nel 2004, ebbe la soddisfazione di sconfiggere per ben due volte il panamense Roberto Duran detto "Manos de piedra", un picchiatore che nel 2001 Ring Magazine elesse «il peso leggero più forte di tutti i tempi». Per molti anni la storia della guarigione di Vinny fatta di coraggio, abnegazione e volontà di non arrendersi fece il giro d'America fino a quando, a trent'anni dalla vittoria del primo mondiale, approdò ad Hollywood diventando un film di successo "Bleed – Più forte del destino" uscito nelle sale nel 2017.
Il racconto di Anna e Palma
Oggi, a qualche anno di distanza e grazie al maestro Raimondo Scala della società pugilistica "ASD Luigi Quadrini" di Castelliri, abbiamo avuto l'opportunità di incontrare Palma, nipote di Erzinio, una giovane donna che, insieme alla sua famiglia, continua a investire tempo e fatica nel salumificio. Ci ha accolto in compagnia di quell'album fotografico, gelosamente custodito, che restituisce momenti ed emozioni di quel lontano viaggio che suo nonno e suo padre fecero in America. Con lei c'è Anna, sua madre, moglie di Franco, l'uomo che nel 1987 è stato in America e, dal vivo, ha visto Vinny diventare per la prima volta campione del mondo di boxe. Sulle pareti del negozio alcune foto in bianco e nero in cui si vede Nino Benvenuti che, in mezzo a un gruppo di persone sorridenti, mostra un salame. Questa è la prova evidente che molti anni fa il grande campione istriano è stato ospite del salumificio Erzinio. Ed anche la conferma della passione nutrita da tutta la famiglia per questo sport.
Anna ci mostra le foto del 1987, di quell'esperienza incredibile, indimenticabile anche per chi è rimasto a casa. «Queste sono le immagini di quel viaggio. Franco, mio marito, ci ha raccontato ogni dettaglio di quelle tre settimane trascorse in America. Nonostante fossero passati anni, ogni tanto, continuava ad aggiungere dettagli, pezzi nuovi di storia. Credo che lui, in quei giorni vissuti a Rhode Island, sia stato davvero felice. Queste fotografie sono un piccolo pezzo di storia della nostra famiglia, fanno parte dei nostri ricordi. Per tutti noi hanno ancora oggi un valore straordinario». I contatti con Vinny, però, con il tempo si sono perduti... «Dopo la morte di Erzinio e di mio marito i rapporti si sono interrotti. Lui, ormai, negli Stati Uniti è una vera star, un grande personaggio anche se da tempo ha smesso con la boxe. Anzi, soprattutto adesso, dopo l'uscita qualche anno fa del film dedicato alla sua storia. Quando abbiamo provato a contattarlo si è messo di mezzo il suo agente personale... Sarebbe davvero bello averlo ospite a Guarcino, fargli trascorrere alcuni giorni nel paese in cui la sua storia familiare è cominciata e riannodare i fili con il passato e con le sue radici». Una bella chiacchierata, un modo per ricordare ancora una volta chi è stato e chi è oggi Vincenzo "Vinny" Paz (da quando ha deciso di cambiare legalmente il cognome). E forse, magari, anche per farlo venire per la prima volta a conoscere la sua terra. La nostra terra.
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