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Alatri

Al centro le periferie e i poveri

In tanti lunedì sera hanno partecipato alla messa in suffragio di Bergoglio nella concattedrale di Alatri. Il vescovo nell’omelia: «Sì, pace. È stata una delle parole che ha accompagnato il pontificato di Francesco»

Al centro le periferie e i poveri

La città di Alatri ha voluto affidare, alla protezione del suo patrono San Sisto, l'ultimo successore di Pietro, Papa Francesco I.
L’affetto degli alatrensi ha riempito di profonda e commossa partecipazione le navate della basilica di San Paolo, vestita a festa in onore del suo amatissimo protettore, in un singolare contrasto con l’atmosfera di cordoglio che si è respirata al suo interno.
Il vescovo della diocesi Anagni-Alatri, monsignore Ambrogio Spreafico, ha presieduto la messa nella concattedrale San Paolo ad Alatri, in suffragio del pontefice argentino, riunendo intorno a sé, nella serata di lunedì scorso, tantissimi fedeli, accorsi per testimoniare il dolore della perdita ma anche la speranza e la fede nella Chiesa, chiamata ad eleggere il nuovo pastore e a rispondere all’esigenza di una pace tra le umane genti sempre più incerta.

Il legame profondo tra Papa Bergoglio e la ricerca assidua di soluzioni pacifiche al dramma della guerra è stato più volte sottolineato da monsignore Ambrogio Spreafico nella sua omelia: «Il tempo del pontificato di Francesco è stato un tempo segnato da tanta violenza e morte, anche contro i cristiani. Eppure, proprio nelle paure, nelle incertezze, nella fragilità della vita, il Signore si presenta a noi come ai suoi discepoli con un saluto che sempre sorprende, visto il loro tradimento e abbandono nel momento del dolore: “Pace a voi”.

Lo dice per ben tre volte. Sì, pace. È stata una delle parole che ha accompagnato il pontificato di Francesco. Non ha mai smesso di invocare la pace, di aiutare l’umanità, là dove fosse possibile, a ritrovare la via della pace. I suoi numerosi incontri, con i grandi della terra, ma anche con i leader delle grandi religioni mondiali, i suoi viaggi, hanno sempre voluto comunicare il desiderio della ricerca di pace e fraternità». La chiesa di Francesco I si è fatta prossima agli altri, uscendo dai confini ristretti di un luogo fisico per riscoprire l’autenticità del suo messaggio universale: «La Chiesa “in uscita” mette al centro le periferie, i poveri.

Così l’amore per i poveri diventa parte essenziale della vita cristiana, che attinge allo sguardo misericordioso di Gesù su di loro».
Un messaggio rivoluzionario «In un mondo in cui si respira la “globalizzazione dell’indifferenza” davanti al dolore degli altri», e di cui è latore il cristiano che esce per andare incontro a Cristo: «Nel cuore di ogni donna e ogni uomo esiste la domanda di conoscere Gesù, di incontrare il suo amore, come fu per Nicodemo, che lo cercò di notte. C’è tanta notte nel mondo. Non è solo la notte delle guerre e della violenza, che ben conosciamo anche in questa terra, ma è la notte della solitudine, della sofferenza, dello smarrimento. È la notte dei tanti egoismi, dei tanti “io” pieni di arroganza e prepotenza, che ripetono “prima io”, dimentichi che siamo chiamati ad essere un “noi”, perché solo così si vive felici e si rende vivibile il mondo.
Ricordiamocelo anche per le nostre comunità e per il nostro essere servi, e non padroni sicuri di se stessi, che vivono secondo schemi e abitudini immutabili».

Il ricordo di Papa Bergoglio ha toccato l’animo dei presenti, rasserenando le nubi della tristezza con un raggio di fiducia: «Sorelle e fratelli, mentre affidiamo Papa Francesco alla gioia della Liturgia del cielo, chiediamo a lui di pregare per noi, lui che ci ha donato il Giubileo della speranza». La solenne celebrazione liturgica è stata animata dal Coro “In laetitia cantus” diretto dal maestro Elisabetta Scerrato, e accompagnato dalla chitarra di Gigino Cialone.
Presenti alla celebrazione dell’altra sera, nella concattedrale di Alatri in suffragio di Papa Francesco, anche numerose autorità civili e militari ed il sindaco della città di Alatri Maurizio Cianfrocca.

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