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L'intervista

Acuto Jazz, si alza il sipario

Tutto pronto per la ventisettesima edizione di una delle più attese rassegne del panorama musicale locale. Il direttore artistico Paolo Tombolesi svela il programma e racconta il segreto del successo dell’evento negli anni

Acuto Jazz, si alza il sipario

«Se hai bisogno di chiedere cos’è il jazz, non lo saprai mai». Quando si parla di jazz non c’è niente di più esaustivo della celebre affermazione di Louis Armstrong, se non la musica stessa. E gli amanti del genere non mancheranno certo all’atteso e tradizionale appuntamento con Acuto Jazz. Al via oggi la ventisettesima edizione, che si concluderà domani.
Alla direzione artistica, ancora una volta, il pianista, compositore e arrangiatore, Paolo Tombolesi. È capo dipartimento Jazz al conservatorio “Licinio Refice” di Frosinone, dove insegna tecniche di improvvisazione musicale, nonché rappresentante dei corsi Jazz e Pop dei conservatori italiani nel Consiglio nazionale dell’alta formazione artistica e musicale, organo consultivo per il ministero dell’Università e della ricerca per tutto quello che riguarda l’Afam. In un’intervista racconta la formula del successo del suo “Acuto Jazz”.
Il direttore artistico di Acuto Jazz, Paolo Tombolesi

Quali sono gli appuntamenti di questa due giorni di musica?
«Abbiamo inserito nel programma un appuntamento pomeridiano e uno serale. Quelli del pomeriggio saranno dedicati a presentazioni di libri, con due musicisti che, oltre a essere presenti come autori, eseguiranno dei brani. Il primo è un libro che vede tra gli autori Gianpaolo Ascolese, docente di batteria e percussioni al conservatorio di Frosinone, che è stato per una ventina d’anni batterista di fiducia di Nicola Arigliano, al quale è dedicato il libro. Poi la sera avremo il “Tetrad quartet”. Un gruppo che rappresenta egregiamente la corrente dominante nel giovane jazz italiano, facendo una musica che si nutre non solo della tradizionale cultura jazzistica ma anche di altre esperienze musicali contemporanee. Il loro concerto sarà arricchito dalla presenza della cantante Gloria Trapani, che è presente anche come ospite nel loro primo cd. Domenica 11 invece verrà presentato un libro di Claudio Angeleri. Si tratta di un libro sostanzialmente autobiografico. Musicista di lunga esperienza, pianista, compositore ma anche molto attivo nella divulgazione e nella didattica, ci racconterà alcuni decenni di un musicista curioso e che ha operato in tanti ambiti, per poi suonare per noi al pianoforte, accompagnato al sassofono da Andrea Polinelli. Chiuderemo domenica con quello che è un appuntamento tradizionale di Acuto Jazz, con le produzioni dei corsi di jazz del conservatorio di Frosinone. Quest’anno avremo la Refice Jazz Band, diretta da Filiberto Palermini. Era un po’ che mancavano le produzioni del conservatorio, quindi è con grande piacere che quest’anno abbiamo di nuovo sul palco quello che è l’organico più rappresentativo di un’istituzione in cui si fa formazione jazzistica ma anche produzione musicale. Questa formazione, infatti, sarà composta da studenti ma anche da docenti e ospiti. Il repertorio sarà piuttosto vario, verranno proposti sia arrangiamenti di arrangiatori e compositori americani che brani originali, alcuni dei quali realizzati appositamente sia da docenti che da studenti».

Qual è il segreto del successo di Acuto Jazz?
«Essendo arrivati alla ventisettesima edizione ed essendo stato sempre io il direttore artistico, dal 1996, ho cercato di seguire sempre un filo, puntando a garantire una programmazione di qualità, ma dando anche sempre spazio sia alle produzioni musicali del territorio che a produzioni musicali non rigorosamente jazzistiche nel senso tradizionale. Anche perché la musica cambia. La parola jazz ha indicato qualcosa che negli anni è mutato. D’altronde si un genere che per sua natura nasce come sincretismo tra culture, quella africana e quella europea, e ha continuato a nutrirsi di tante culture musicali, quindi nella programmazione, forse, più che un rigore stilistico ho cercato sempre di tenere conto dello spirito del jazz, che è proprio quello di un’apertura e una curiosità verso tutte le musiche e culture»

Negli ultimi anni sembra essersi sviluppata una crescente attenzione verso il genere...
«Sicuramente la parola jazz continua in qualche modo a suscitare interesse, soprattutto quando non viene vista come una gabbia ma come una sorta di contenitore nel quale trova spazio il rapporto tra tante culture musicali. E forse proprio la storia del jazz dà a chi la ama e chi suona in questo ambito la possibilità di muoversi tra tante musiche con estrema fluidità, visto come viene vissuta la musica nella società attuale.Un tempo il consumo musicale era basato su oggetti fisici, come i nastri, i dischi, poi i cd. Oggi ormai la fruizione musicale è prevalentemente in rete e si ha a disposizione un catalogo infinito. Si può spaziare senza uscire di casa per cercare uno specifico disco. Essendo quindi la fruizione estremamente più fluida, probabilmente lo sono anche i gusti musicali, per la facilità che le persone hanno di rapportarsi con tante musiche diverse. Probabilmente, il mondo del jazz è più recettivo verso questo nuovo tipo di consumo. E questo potrebbe spiegare questa vitalità musicale che c’è intorno all’etichetta jazz».

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