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Al Tre Grana tanti protagonisti del calcio alatrense

A 59 anni dalla promozione in serie D rivive la storia verderosa

Alcuni dei giocatori di quell’epoca e altri portacolori di campionati successivi si sono idealmente riabbracciati in sede conviviale

Ritrovarsi. Come se il tempo non fosse trascorso. È prerogativa di poche vicende umane, di quelle più vere e emozionanti, di quelle che restano nella mente e nel cuore, quasi fossero circondate da un alone di magia. Quella promozione di 59 anni fa, artefice una squadra di calcio con indosso magliette verderosa, va di diritto tra queste vicende dal sapore speciale. Gli eroi della “IV Serie” dell’Alatri sono ancora tali, anche se qualche capello è caduto o si è imbiancato e i muscoli non sono più scattanti come quando i “nostri” correvano sui rettangoli verdi a caccia di gloria, calciando quei palloni che pesavano tre chili.
Qualcuno se n’è andato a giocare tra le stelle, dove il tempo non scorre e il corpo non invecchia, ma è rimasto nella mente e nel cuore dei compagni di avventura, perché gli eroi non muoiono, e le vere amicizie nemmeno.

Stavolta al “Tre Grana” di Bruno Galuppi, altra gloria verderosa ma di epoca molto più recente, erano davvero in tanti.
Della vecchia guardia c’erano Penserini, Cella, D’Alatri, Nello Minnucci, Santamaria, Messia, De Cesaris, Adelmo Rossi, Farinelli, Castellano, e Ludovici, con quelli che all’epoca erano i giovani Luigi Pica, Pietrobono, Di Rocco, Giancarlo Rossi II, Cerica, Cittadini, Piccirilli, Santachiara, Di Massimo, Spagnoletta, Ercole Pantano e altri ancora.
Poi attraverso un ulteriore salto generazionale ecco Giovanni Minnucci, Amedeo Macciocca, Carinci, Sisto, Frioni, Fabrizio Pica, Palmisani. E ancora Crescenzi, Incocciati, Passeri, Gerlini, Stirpe e naturalmente il padrone di casa, Bruno Galuppi, figlio peraltro di un altro storico giocatore dell’Alatri di un tempo che fu. Ad organizzare l’evento l’attivissimo Luigi Pica. Ai tavoli per “meno verdi” la scritta “Antichi romani”, anche se qualcuno si è lamentato ad alta voce, sottolineando “Noi siamo ernici!”. A quelli dei più giovani un magnanimo “over 35”, ma anche over 50 sarebbe andato bene.

Racconti, sensazioni, ricordi, con il calcio naturalmente in primo piano. Per una volta non si parla di donne e motori e nemmeno di trascendente, di conflitti, di dialettiche sociali a sfondo politico. Niente di tutto ciò, la massima evasione può essere un’occhiata a cosa accade in questi giorni al Frosinone, che in quegli anni era nel girone dell’Alatri e che adesso difende ad altissimi livelli il nome della Ciociaria. Poi, tanti racconti di quei match che sovente finivano 1-0, perché il gol era merce rara. Difese ben messe, fisiche, passaggio indietro al portiere consentito anche con i piedi, e i maestri della tattica in panchina. Ricordiamo Lo Buono, il tecnico della promozione, poi Merlin e altri bravi allenatori ad ispirare e a guidare quei ragazzi. C’è Gianni D’Alatri, il portierone, ancora in gran forma, che ricorda quei tempi con un pizzico di inevitabile nostalgia. E accanto a lui ecco Pio Santamaria, uno che i gol li faceva, in gran numero. Insegna ancora calcio ai giovani e il sottoscritto gli ricorda un gol che segnò sotto un autentico nubifragio, contro il Civitavecchia.

«Eh, di gol con la maglia dell’Alatri ne ho fatti tanti. Li porto ancora nel cuore, un periodo molto bello della mia vita».
Assenti giustificati Fernando Mazzocchia, altro bomber dell’epoca, il portiere Petricca e qualche altro impossibilitato a partecipare, ma che per i 60 anni vorranno esserci. Appuntamento all’anno prossimo, quando quella promozione che esaltò e commosse una intera città festeggerà cifra tonda. E un pensiero forte e struggente a chi gioca lì, dove anche in pieno giorno risplendono le stelle...

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