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L'intervista

Dritti e rovesci con il tennista Gabriele Noce

Il tennista ciociaro si racconta: aneddoti e curiosità di una vita sui campi tra i professionisti del circuito. Dalle prime partite a Frosinone ai tornei in giro per il mondo. Le sfide con i campioni e quell’allenamento con Venus Williams

Una vita sui campi. Gabriele Noce, tennista ciociaro, è tra i primi mille giocatori al mondo (l’ultima classifica lo vede al numero 826) sia in singolare sia in doppio. Lo abbiamo intervistato.

Perché un ragazzo comincia a giocare a tennis a livelli agonistici?
«Una persona di solito si avvicina al tennis perché ha voglia di mettersi in gioco e anche per amore dello sport più in generale. Soltanto andando avanti può capire se la sua strada è quella della carriera professionistica».

C’è stato un giocatore in particolare che, da piccolo, ti ha fatto innamorare del tennis?
«Da piccolo amavo Federer, un po’ per il suo stile elegante, un po’ per la bellezza del suo gioco e per il modo che aveva di colpire la palla. Federer faceva sempre qualsiasi cosa nel modo giusto. Un tennista totale».

Nel corso della tua carriera hai avuto l’occasione di allenarti con tanti grandi giocatori. Una potrebbe essere Venus Williams, insieme alla quale hai giocato ultimamente. Che cosa hai provato allenandoti con lei?
«All’inizio ero teso e agitato, tanto che sono arrivato per scaldarmi quaranta minuti prima. Lei, invece, dopo i suoi rituali è scesa in campo rilassata come sempre e abbiamo cominciato a palleggiare. Ho potuto notare la differenza tra la tennista, soprattutto quando si è trattato di cominciare a fare qualche punto, e la persona splendida che è. Un’emozione bellissima».

Hai giocato anche con uno dei più grandi talenti italiani del momento, Flavio Cobolli. Cosa pensi della nuova generazione di tennisti italiani che stanno scalando la classifica recentemente?
«La nuova generazione è incredibile, piena zeppa di talenti. Questi ragazzi sembrano già veterani e nelle partite sanno sempre cosa fare. Questo sicuramente grazie al lavoro della Federazione italiana, che ha fornito a tutti i giusti mezzi per crescere».

Che opinione hai del caso doping che ha coinvolto Jannik Sinner?
«È sicuramente un caso particolare. Anche io ho avuto un amico nella stessa situazione, ma anziché prendere solo tre mesi ha avuto una squalifica di quattro anni. Jannik è il numero uno del mondo ed ha sicuramente i mezzi per difendersi, ma è giusto che abbia comunque ricevuto una penalità».

Per fare il tuo lavoro devi viaggiare molto. Recentemente sei stato in Turchia, ma hai giocato anche in Libia e in Lituania. Come affronti una vita così movimentata?
«Viaggiare così tanto è davvero stressante. Ci sono tennisti molto forti in campo ma che fanno fatica a viaggiare e quindi perdono tornei. È una vita particolare ma anche divertente. Sono punti di vista».

Secondo Reilly Opelka, il doppio è una disciplina che andrebbe eliminata poiché per singolisti falliti. Sei d’accordo?
«Secondo me molti doppisti hanno una preparazione specifica, è una disciplina a parte. Ad esempio Rohan Bopanna, ex numero uno al mondo in doppio, grazie alle sue vittorie ha potuto aiutare la sua Federazione. Non sono d’accordo».

Ora costruisci il tennista perfetto selezionando il giocatore migliore secondo vari parametri. Partiamo da chi secondo te ha il miglior dritto del circuito...
«Matteo Berrettini, un vero martello».

Il miglior rovescio?
«A due mani Novak Djokovic».

Il giocatore migliore nei colpi di “emergenza”?
«Corentin Moutet, tennista di grande talento».

Il giocatore con la maggiore fisicità durante la partita?
«Gael Monfils, molto dinamico e di grande prestanza fisica».

Per intelligenza tattica e cinismo?
«Sinner, non ha rivali».

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