Cerca

Il punto

Durigon, pressing e barricate: le dimissioni del “fedelissimo” tra le opzioni di Salvini

La partita a scacchi continua. I Democrat non mollano la presa. Ma c'è anche un tema che riguarda la rappresentanza della Lega nel Lazio

Il sacrificio del "fedelissimo" è adesso tra le opzioni sul tavolo del leader della Lega Matteo Salvini. Il quale in questo modo potrebbe provare ad andare a "credito" politico sull'altro versante caldo di questa estate, quello dell'attacco al ministro dell'Interno Luciana Lamorgese.
Anche se è evidente che in questa fase il Capitano non potrà comunque ottenere il passo indietro della responsabile del Viminale.

Ma il caso del sottosegretario al Mef Claudio Durigon è sempre più "caldo". La vicenda è nota: il coordinatore regionale del Carroccio durante un comizio aveva proposto di reintitolare ad Arnaldo Mussolini il parco di Latina che oggi porta il nome di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i due giudici assassinati dalla mafia.
Il Partito Democratico insiste sulla mozione di sfiducia, che verrà presentata (e votata) anche da Movimento Cinque Stelle e Leu.

I Dem non mollano la presa. Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera, ha detto: «Durigon deve dimettersi dal ruolo di sottosegretario, non ci sono alternative. Qui non è questione di alimentare polemiche agostane, si tratta di rispettare la nostra Costituzione e la nostra Repubblica democratica.
L'antifascismo non è il fondamento di questo o quel governo ma il pilastro su cui si basa il nostro vivere civile. Le parole di Durigon non sono ammissibili, meno che mai se pronunciate da un esponente di governo.
E che nessuno racconti la favola della gaffe o del l'incomprensione, quello a cui abbiamo assistito è un chiaro tentativo di strizzare l'occhio all'estrema destra, di cercare di pescare qualche voto tra i nostalgici del fascismo. Ecco, questo atteggiamento è inaccettabile. Le dimissioni si sono fatte attendere fin troppo».

Ma il punto è anche interno alla Lega. Ha scritto il quotidiano La Repubblica: «Anche perché Salvini, negli ultimi tempi, ha dovuto constatare ancora una volta l'ostilità della frangia territoriale, nordista, della Lega, che vede in Durigon una sorta di alieno. Ai più non è sfuggito che esponenti di spicco del partito come Giorgetti, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga non abbiano speso una sola parola». È chiaro che Matteo Salvini teme che nel segreto dell'urna qualche esponente della Lega possa votare a favore della mozione di sfiducia. Ma c'è anche un tema di valutazioni territoriali della Lega. Un eventuale passo indietro di Claudio Durigon toglierebbe rappresentatività al Carroccio nel Lazio e, in particolare, nelle province di Latina e Frosinone. Poi si aprirebbe anche un'altra partita. Claudio Durigon è coordinatore regionale del partito nel Lazio. Qualcuno potrebbe aprire anche questo fronte? Impossibile dirlo adesso.
Anche se i due aspetti non sono strettamente e direttamente collegati. 

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione