Spazio satira
L'operazione
25.10.2018 - 14:30
Aveva l'obbligo di soggiorno a Santi Cosma e Damiano, in una palazzina appena fuori il centro capoluogo, ma dall'altro ieri l'ha dovuta lasciare perché trasferito nel carcere di Cassino.
L'arrestato è Antonio Di Puorto, legato al clan dei Casalesi, finito in manette perché colpito da un ordine di carcerazione. A stringere le manette ai polsi del quarantanovenne originario di San Cipriano di Aversa, ma residente a Bomporto, in provincia di Modena, sono stati gli agenti della Squadra Mobile di Latina, in collaborazione con i colleghi del Commissariato di Formia.
Di Puorto, personaggio noto alle forze dell'ordine, è stato colpito da un ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Napoli, in quanto deve espiare una pena detentiva di due anni, sette mesi ed otto giorni di reclusione per reati di riciclaggio con l'aggravante del metodo mafioso. Di Puorto è un personaggio che, in passato, è salito agli onori della cronaca perché coinvolto in un'inchiesta di riciclaggio di denaro sporco nell'edilizia in Emilia e in Toscana. Grazie a prestanome incensurati di origine casertana, il gruppo si occupava di investire nel settore immobiliare edile.
In un'operazione del 2014 Guardia di Finanza di Firenze e Squadra Mobile di Caserta sequestrarono circa dieci milioni di euro di beni immobili e mobili. In quella circostanza furono emesse delle misure cautelari, che colpirono proprio Antonio Di Puorto e il fratello Salvatore, sulle cui imprese riferì il collaboratore di giustizia Salvatore Venosa. Quest'ultimo in una delle sue dichiarazioni parlò dei rapporti tra clan e la famiglia Di Puorto: «Salvatore - disse Venosa - aveva una notevole disponibilità economica e in particolare si trattava di soldi della famiglia Schiavone, provento di vari reati, che ripuliva in diversi settori commerciali. Il fratello Antonio è la mente economica, che ha capacità imprenditoriali, soprattutto nel settore delle costruzioni; investe i soldi di Salvatore Di Puorto in questo settore».
Secondo il pentito, Antonio Di Puorto, quando era a Modena, investiva i soldi di Salvatore Di Puorto e di Nicola Schiavone attraverso l'altro fratello Sigismondo. Una figura che ha operato per diverso tempo al nord, sino a che l'autorità giudiziaria lo ha costretto all'obbligo di dimora e, tanto per cambiare, è stato il sud pontino il luogo scelto.
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