I fatti
16.09.2022 - 11:00
Diana Zaharie
Dieci, dodici auto al massimo. Un numero davvero ristretto su cui poter lavorare, tanto da poter pensare a un ulteriore giro di vite nell'indagine aperta sulla morte della ventitrenne rumena trovata senza vita sulla Cassino-Sora all'alba di lunedì. Gli inquirenti avrebbero già stretto il cerchio grazie a quanto raccontato dalle telecamere di sorveglianza. Secondo i beninfomati, il perimetro in cui muoversi ora sarebbe ancor più definito dal numero di vetture da verificare: un punto importante. I frammenti sull'asfalto e parte del faro divelto dopo l'impatto potrebbero far pensare a una utilitaria, ma questa è solo una delle ipotesi. Perché, come spesso accade, non è affatto detto che siano degli originali.
Le piste che si stanno percorrendo sono ben delineate: l'intersezione perfetta tra le direttrici tracciate da tutti gli elementi raccolti fino a questo momento darà un nome e un volto al conducente dell'auto pirata: è davvero solo questione di tempo. Le verifiche dei carabinieri, coordinati dal capitano Scolaro, sono nel vivo.
Intanto, proprio mentre il corpo di Diana verrà ricondotto a Carei, sua città d'origine - ai confini con l'Ungheria - gli inquirenti hanno acceso i fari anche su officine della zona (e non) e anche su garage o rimesse. Possibile che il pirata della strada abbia chiesto una riparazione raccontando dell'investimento magari di un animale saltato fuori all'improvviso (i danni potrebbero essere compatibili): tutte le attività specializzate restano al vaglio. Stessa cosa per garage o rimesse: l'auto potrebbe restare lì in attesa di riparazione. L'invito, nelle more di un'indagine che sta andando avanti a ritmo serrato, resta quello di segnalare. Di aiutare gli inquirenti ad accelerare l'individuazione del responsabile, evitando così anche possibili coinvolgimenti.
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