Spazio satira
Il libro
01.07.2023 - 20:00
Il maestro Ennio Morricone durante un concerto a Frosinone FOTO GIACOMO CESTRA
Ci sono incontri ed avvenimenti, spesso assolutamente casuali, che hanno la forza e la capacità di incidere in maniera determinante sulle sorti di una vita. A cambiare il destino del grande musicista napoletano Mauro Di Domenico (che è uno dei più talentosi chitarristi classici italiani) fu, nel 1964, la visione del film di Sergio Leone "Per un pugno di dollari". La colonna sonora di quella straordinaria pellicola – e soprattutto il famoso fischio che la caratterizzava – stregò infatti quel curioso bambino partenopeo fino al punto di convincerlo a fare, della musica, il suo lavoro. L'autore del commento sonoro del film era, come tutti sanno, Ennio Morricone, che Di Domenico riuscì poi a conoscere personalmente nel 1993.
Qualche giorno fa, nella splendida sala di rappresentanza del comune di Monte San Giovanni Campano, Di Domenico ha presentato il suo libro di ricordi "Quando incontri una leggenda – Storia di un'amicizia con Ennio Morricone" (Edizioni Curci, 103 pagine), nel quale racconta in maniera appassionata i gustosi e curiosi dettagli dello specialissimo rapporto di amicizia che lo ha legato a colui che è unanimemente considerato come uno dei più importanti compositori italiani di musica moderna. L'autore così descrive, nella breve monografia, l'emozione della prima volta in cui andò a trovare il maestro nella sua splendida casa romana di piazza Venezia.
«Il custode, dopo aver ascoltato il mio nome, mi lascia passare; ha ricevuto disposizioni circa il mio arrivo. L'ascensore mi conduce all'ultimo piano, da cui, per diverse vie, si accede all'attico di Ennio Morricone. Una casa immensa. Il momento in cui mi invita a entrare è ancora fisso nei miei occhi: varco la soglia e mi si apre un enorme salone con tappeti chilometrici, divani esposti in vari angoli per i momenti di svago, quadri giganteschi e il pianoforte gran coda sotto una delle finestre che danno sulla piazza... ci accomodiamo... quel nome che ho rincorso fin da bambino, ora, dopo quasi trent'anni, è davanti ai miei occhi, siede di fronte a me... parliamo di tutto: Bach e i classici della canzone napoletana, la musica atonale e le poliritmie etniche, quello che ci piace e quello che non ci piace; e di quanto le sue composizioni per il cinema abbiano influenzato il mio rapporto armonico con la chitarra... ciò che più mi sorprende è la sua grande e genuina umiltà, che manifesterà sempre nei nostri incontri a venire».
Le sensazioni che Di Domenico provò in occasione di quell'incontro sono facilmente intuibili ed immaginabili. Morricone era infatti – già all'epoca – un vero e proprio gigante della musica mondiale. Meritatissima fama che venne poi ulteriormente amplificata soprattutto grazie alla vittoria di ben due Oscar (e precisamente quello alla carriera, nel 2007, e, nel 2016, quello per la migliore colonna sonora del film di Quentin Tarantino "The hateful eight"). Grazie ad ardite ed originalissime invenzioni melodiche Morricone è riuscito ad impreziosire centinaia di colonne sonore, ma è giusto ricordare che ha scritto pagine importantissime anche di musica leggera e della cosiddetta "musica assoluta".
Ad aiutarlo in questi difficili e variegati ambiti compositivi – racconta Di Domenico – c'erano le sue straordinarie capacità naturali: «Ricordo che una volta gli chiesi che criterio adottasse per la composizione, e se per tessere la complessa tela dell'orchestrazione facesse uso del computer, assieme al pianoforte. "Né l'uno, né l'altro", mi rispose secco. Il computer, per Ennio, era rappresentato dalla matita e dalla gomma, spesso direttamente dalla penna. Riguardo al pianoforte lo usava raramente, e solo per verificare certi passaggi o far ascoltare ai registi un'anteprima dei temi ipotizzati. Mi confessò che in fase compositiva il suono di quello strumento lo distraeva, non corrispondendo all'orchestrazione che già partoriva dentro di sé. Se stava scrivendo una frase per oboe, o per gli ottoni, quelle note che riusciva a "sentire" sarebbero state alterate dal timbro specifico del pianoforte. Che meraviglia pensare che Ennio potesse ascoltare quello che stava componendo senza l'ausilio di strumento alcuno! L'organico orchestrale era già posizionato nella sua testa, pronto ad esaudire le sue volontà. Un orecchio assoluto e una conoscenza totale delle possibilità timbriche di ogni singolo strumento. Le persone dotate di orecchio assoluto hanno sempre la chiara percezione di ogni suono che ascoltano, riconoscendo senza alcun margine di errore l'esatto codice genetico, l'altezza ed il nome della nota».
Osserva inoltre acutamente il grande chitarrista napoletano: «La melodia certifica un'essenza, l'intimità di una storia, muovendosi liberamente come manifestazione dell'impulso umano. Credo che Ennio Morricone, mediante le sue composizioni, abbia suggellato questa idea di musica come riproduzione del mondo stesso». Era un genio. Ed a dimostrarlo non ci sono soltanto le sue straordinarie composizioni. Era infatti anche un abilissimo giocatore di scacchi. Talmente bravo che una volta, nel novembre del 2000, durante una "simultanea", costrinse addirittura ad una "patta", niente meno che l'ex campione del mondo Boris Spasskij.
Lo stretto rapporto che legava Mauro Di Domenico con il maestro fu non solo fonte di proficue collaborazioni professionali ma – anche e soprattutto – di un intenso scambio di tangibili segni di profonda amicizia. Il cui vertice – racconta l'autore del libro con comprensibile soddisfazione – è certamente costituito dal brano, peraltro bellissimo, che Morricone scrisse appositamente per lui, dedicandoglielo. Il titolo, "Non telefonare", richiama palesemente quello celeberrimo ("Se telefonando"), portato al successo, molti anni prima, da Mina. Così si legge, nel libro, a commento del momento in cui Morricone, seduto al suo pianoforte, fece ascoltare al suo emozionato amico quella splendida melodia: «...Il grande genio ha esaudito il mio desiderio e io ancora non me ne capacito. Nel suo oceano di musica da scrivere ed orchestrare, Ennio Morricone si è ritagliato un po' di tempo da dedicare a me, e mi ha fatto un regalo come lo si fa ad un bambino che non se lo aspetta, a sorpresa, sapendo di renderlo felice. La buona memoria alimenta l'anima e spesso nutre un buon futuro. Se dovessi rinascere ancora, cento vite non basterebbero a esprimere tutta la mia gratitudine. Grazie, maestro Morricone. Grazie, caro Ennio».
Ennio Morricone è morto il 6 luglio del 2020 (e quindi esattamente tre anni fa), a novantuno anni, al Campus Bio Medico di Roma, dove era stato ricoverato a seguito di una caduta che gli aveva causato la rottura del femore.
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