Spazio satira
Il libro
30.09.2022 - 21:00
Mercoledì 2 ottobre del 1872, e quindi esattamente 150 anni fa, ebbe inizio una tra le più celebri avventure letterarie di ogni tempo, e precisamente quella descritta da Jules Verne nel suo (altrettanto celebre) romanzo "Il giro del mondo in 80 giorni".
Quell'opera è universalmente riconosciuta come una vera e propria pietra miliare della "narrativa per ragazzi", e ciò non solo perché grazie ad una trama avvincente (caratteristica che è peraltro tipica di tutta la produzione del grande scrittore francese) ed un geniale finale a sorpresa, riesce senza fatica a coinvolgere il lettore, ma anche perché essa è di fatto concepita come una specie di originale "reportage geografico-culturale" che, accompagnando passo passo l'ardito viaggio del protagonista, offre all'autore l'occasione per descrivere luoghi esotici e lontani. A quei tempi poco conosciuti ai più.
La storia narrata è nota: Sir Phileas Fogg («un fior di galantuomo, e uno fra i più bei gentlemen dell'alta società inglese») scommette ben ventimila sterline con alcuni dei membri del Club della Riforma di Londra di essere in grado di compiere il giro del globo in "soli" 80 giorni; e questo passando – nell'ordine – per Parigi, Brindisi, Suez, Bombay, Calcutta, Singapore, Hong Kong, Yokohama, San Francisco, New York, Liverpool, Londra. Tenuto conto della tipologia dei mezzi di comunicazione che c'erano all'epoca, soprattutto in alcune zone del mondo, l'impresa era ritenuta praticamente impossibile, anche perché «sarebbe bastato un ritardo, uno solo, perché la catena delle coincidenze risultasse inesorabilmente spezzata…».
Così narra infatti, Verne, quando descrive nel suo romanzo l'azzardata sfida: «…Se Phileas Fogg avesse perduto, anche per poche ore, la partenza di un piroscafo, si sarebbe trovato costretto ad attendere il piroscafo successivo ed il suo viaggio sarebbe stato compromesso senza rimedio… la scommessa risultava talmente assurda che Fogg, lasciando Londra, non immaginava certo l'enorme scalpore che la sua partenza avrebbe suscitato. La notizia si diffuse dapprima al Club… poi si trasmise ai giornali attraverso i cronisti… e dai giornali a tutto il pubblico di Londra, e dell'intera Inghilterra».
Il finale dell'avventurosa storia è altrettanto noto (e solo per questo motivo mi permetto di "spoilerarlo" in questa sede…), e si pone come un piccolo capolavoro di sintetica risoluzione della tensione narrativa ideata da Verne: «Al cinquantasettesimo minuto secondo, la porta del salone si aprì. E il pendolo non aveva ancora battuto il sessantesimo secondo che Phileas Fogg comparve sulla soglia seguito da una folla delirante la quale aveva forzato l'ingresso del Club: con voce calma il "gentleman" disse: Eccomi, signori!».
Rileggendo (assai volentieri) il libro dopo molti decenni, ho avuto la possibilità di apprezzare nuovamente l'efficace stile letterario dell'autore, la sua non comune capacità di imbastire attorno ad una storia curiosa ed intrigante un romanzo che è rimasto nell'immaginario collettivo di intere generazioni di lettori, e l'abilità con la quale egli sa sempre mescolare finzione e realtà, scienza ed immaginazione. Analizzando pertanto senza discutibili preconcetti la sua imponente produzione letteraria, il famoso romanziere francese non merita di essere confinato nella limitante e riduttiva schiera degli "scrittori per ragazzi", ma va invece considerato come uno dei giganti della letteratura mondiale di ogni tempo.
Al di là dei meriti più strettamente stilistici e commerciali che certamente ha, si pone, ad una valutazione critica meno superficiale, come un colto, fantasioso ed illuminato "visionario", ergendosi peraltro come l'indiscusso inventore (assieme a H.G. Wells), di un vero e proprio genere letterario: quello della fantascienza. Basterebbe infatti pensare a "Ventimila leghe sotto i mari", a "Viaggio al centro della terra", o, ancora, a "Dalla terra alla luna", celeberrimi romanzi che non solo contribuirono all'affermazione a livello mondiale di quella tipologia di letteratura, ma che in qualche modo "ispirarono" anche le ricerche scientifiche ed industriali dei decenni successivi.
Le opinioni a tal proposito sono del resto sostanzialmente unanimi. Ed infatti lo scrittore statunitense L. Sprague de Camp definì Jules Verne come «il primo romanziere a tempo pieno di fantascienza»; per Emile Zola «portò alle estreme conseguenze ciò che la scienza considera possibile in teoria, ma che nessuno è riuscito sino ad ora a mettere in pratica», e, più di recente, secondo il famoso sceneggiatore Ray Bradbury, «senza Verne, molto probabilmente, non avremmo mai concepito l'idea di andare sulla luna». Se è vero che quest'ultima affermazione appare forse un pochino esagerata, è tuttavia anche vero che le sue geniali intuizioni romanzesche offrirono numerosi spunti alla cinematografia di fantascienza.
Ed infatti, il primo film di quel genere (e precisamente "Viaggio nella luna", di George Melies, del 1902), è chiaramente basato sulla fervida immaginazione letteraria del grande scrittore francese. La cui "attualità" sorprende ancora oggi. Eccone un curioso esempio: il protagonista de "Il giro del mondo in 80 giorni", nel racconto, è accompagnato nel suo viaggio da Jean "Passepartout", un qualificato maggiordomo francese che però, al momento della loro partenza da Londra, a causa della fretta, dimentica di spegnere "il becco a gas" della sua camera. Inducendo pertanto Fogg, a dire: «Ebbene… amico mio… esso arde a vostre spese!». Ed infatti, alla fine del viaggio, egli addebiterà effettivamente al suo domestico il costo delle «1920 ore di gas consumato per sua colpa». Pensate se la bolletta gli arrivasse di questi tempi…
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