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Colpi di Testa

L'importanza del 'Mito': come la cultura greca ha influenzato arte, cinema e letteratura

Maria Grazia Ciani ci conduce alla scoperta di capolavori immortali e di una lingua ancora viva con il suo libro “Le porte del mito – Il mondo greco come un romanzo”

Ogni volta che leggiamo un romanzo, guardiamo un film o assistiamo ad un'opera teatrale, e soprattutto ogni volta che traiamo da queste nostre attività particolare piacere, dovremmo sentirci in qualche modo "in debito" verso la cultura greca antica, e ciò per l'inimitabile e preziosissima eredità culturale che ha saputo lasciare e regalare all'intera umanità. È infatti soprattutto grazie alla geniale inventiva di un nutrito gruppo di grandi scrittori ellenici del lontanissimo passato che sono state composte immortali opere letterarie che hanno poi influito in maniera determinante su gran parte della successiva produzione artistica mondiale. La stragrande maggioranza dei capolavori classici greci era incentrata sul "mito", e cioè su quella originalissima forma narrativa che venne ideata, come spiega l'antropologo polacco Bronislaw Malinowski, «per soddisfare profondi bisogni religiosi, esigenze morali, e che esprimeva, stimolava e codifica la credenza; salvaguardava e rafforzava la moralità; garantiva l'efficienza del rito e conteneva regole pratiche per la condotta dell'uomo. Il mito è dunque un ingrediente vitale della civiltà umana; non favola inutile, ma forza attiva costruita nel tempo».

La "mitologia", dunque, costituì lo strumento più efficace per riuscire a descrivere e spiegare alla gente comune gli elementi fondanti del contesto religioso che permeava completamente la cultura greca classica, ed al tempo stesso creò (anzi, per meglio dire ideò) quelle figure di eroi epici che in qualche modo rappresentavano il più affascinante punto di contatto tra gli uomini e le divinità. L'influenza che la mitologia classica greca ebbe (ed ancora oggi ha) sull'intera cultura occidentale e non, fu enorme. Basti pensare, solo a titolo di esempio, ad alcune celeberrime opere di Shakespeare, alle sinuose sculture di Canova, ai tanto celebrati romanzi di Tolkien, alla avvincente saga cinematografica di Harry Potter, ai supereroi della Marvel, tutti "figli", come è agevole comprendere, della mitologia classica ed in particolar modo di quella ellenica.

Gran parte dei personaggi che animano le opere letterarie e figurative moderne, e gran parte delle storie delle quali sono protagonisti, infatti, senza i classici della letteratura greca (e, seppur in minor modo, anche di quella latina), non sarebbero mai stati concepiti dai loro pur geniali e fantasiosi creatori. Tale verità (mi si perdoni il cacofonico giro di parole...) è talmente tanto vera che Andrea Marcolongo, nel suo interessante "La lingua geniale – 9 ragioni per amare il greco", opportunamente scrisse che «ciascuno di noi, nel corso della sua vita, si è imbattuto nel greco e nei Greci.
Chi con le gambe strette sotto i banchi del liceo, chi a teatro davanti a una tragedia o a una commediola, chi nei pallidi corridoi dei tanti musei archeologici» e che «tutto ciò che di bello e di insuperabile è stato detto o fatto al mondo, l'hanno detto o fatto per la prima volta gli antichi greci».

A tale preziosa eredità culturale ha ritenuto doveroso rendere omaggio l'accademica istriana Maria Grazia Ciani, la quale ha infatti appena pubblicato per Marsilio un breve ma impegnativo saggio intitolato "Le porte del mito – Il mondo greco come un romanzo" (138 pagine). L'autrice evidenzia nel suo libro che «il greco è una lingua acuta, innovatrice, laica con il senso del sacro, ironica, amara, esultante, fiera, ribelle...a un certo punto è implosa, diffondendo disordinatamente i tesori delle sue conquiste che, attraverso percorsi carsici, si sono insinuate dappertutto nella cultura occidentale. Tratti di sublime bellezza affiorano dunque anche nei contesti meno noti e artisticamente modesti. Ma bisogna imparare ad ascoltare, a meravigliarsi, a riflettere e poi tornare ad ascoltare e a meravigliarsi, prima che i confini, così amorosamente e ostinatamente sorvegliati, crollino, e l'essenza della grecità si modifichi contaminandosi per sempre...succede spesso di aprire un saggio o un romanzo moderno che parla di argomenti del giorno, politica, moda, cucina, amore, dolore...e al primo capitolo, in exergo, c'è a volte una frase, una citazione, un verso anonimo che ci par di conoscere.Ma certo: è Omero, è Platone, è Eschilo o Sofocle, o Aristofane...insomma uno di loro».

Ma, va opportunamente precisato, l'influenza della cultura classica non si limita ad una semplice frase, o ad un sintetico, per quanto profondo, concetto.
Essa viene infatti percepita in molte altre manifestazioni artistiche. Evidenzia ad esempio la Ciani e che «la tragedia nasce dall'epica. Derivano dalla quadratura dell'esametro i ritmi alternati della "piece" teatrale, i dialoghi, i monologhi, i cori, a cui poi si aggiungeranno la musica, la gestualità, l'adattamento della voce all'uso della maschera. Un'impresa straordinaria, un impegno creativo senza pari, l'invenzione di un genere che, dopo una tumultuosa produzione di tragedie, decade in breve tempo, per rinascere secoli dopo con le opere di Shakespeare». Per manifestare la sua ammirazione verso la cultura letteraria greca l'autrice del saggio ripercorre e ricostruisce, in maniera assai dettagliata, la ricchissima forza evocativa e creativa delle principali opere letterarie elleniche.

Ed in particolare di quelle omeriche, che, per unanime opinione, sono giustamente ritenute il principale punto di riferimento dell'intera letteratura mondiale. Ed infatti, in uno dei primi capitoli del saggio, la scrittrice ritiene che l'Iliade sia «lo scrigno prezioso della lingua greca. Nell'Iliade si forma il lessico che alimenterà la poesia, lirica e tragica, la narrativa, la prosa. Ogni termine ha il suo significato, dà un segnale preciso, trasmette emozioni, ideali, principi fondamentali»; e che quell'opera immortale, agli occhi di qualsiasi lettore che si prenda la briga di avvicinarsi ad essa senza pregiudizi o preconcetti, appare come un avvincente «enorme arazzo illustrato». Tuttavia, nel breve libro del quale abbiamo parlato oggi, non mancano espressi richiami, riferimenti ed esempi, oltre ai già citati autori, anche ad Euripide, a Tucidide, ad Ippocrate ed Apollodoro. Un appassionante viaggio, dunque, sino alle profonde radici della cultura moderna.

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