Spazio satira
19.02.2019 - 20:35
«La legge di bilancio 2019 non ha riproposto il blocco dell'aumento di tali imposte con la conseguenza che le relative aliquote potranno essere liberamente incrementate a partire dal 2019. Dopo tre anni di blocco, dunque, è possibile che si vada incontro a un aumento consistente delle addizionali che, secondo le previsioni cautelari, si avvicina a un miliardo di euro».
Lo scenario prospettato, nella sintesi del rapporto sulle addizionali Irpef di Confprofessioni e dall'osservatorio delle libere professioni (in collaborazione con il Il Sole 24 Ore), non è dei migliori per i contribuenti italiani. Negli ultimi 10 anni l'imposta regionale è salita del 60%, mentre quella comunale del 181%. La variazione totale delle addizionali è stata dell'82%. E, ora, c'è lo spauracchio di un incremento delle addizionali regionali e comunali.
Ma cos'è l'Irpef e cosa sono le addizionali? L'Irpef è l'imposta sul reddito delle persone fisiche. Le addizionali sono imposte che si applicano al reddito complessivo realizzato proprio ai fini Irpef e devono essere versate da tutte le persone fisiche che percepiscono redditi sottoposti all'Irpef. In particolar modo si tratta dell'addizionale regionale e di quella comunale. Il valore dell'aliquota d'imposta viene stabilito autonomamente da ogni regione, o provincia autonoma, e da ogni comune entro i limiti stabiliti dalle norme statali: 3,33% per l'addizione regionale, 0,8% per quella comunale. Il loro peso, spiegano da Confprofessioni, «non è affatto trascurabile visto che in termini di gettito rappresenta circa il 10% dell'Irpef complessiva».
La Ciociaria nel "superindice"
Il rapporto elaborato da Confprofessioni ha prodotto un "superindice" che evidenzia il carico fiscale medio per contribuente da addizionali Irpef. Sotto la lente d'ingrandimento della speciale graduatoria del 2016 sono finiti 7.979 comuni. Svetta Lajatico (Pisa) con 994,35 euro pagati mediamente dai contribuenti nel 2016. Chiude Martello (Bolzano) con una media pro-capite di 8,55 euro. Il comune di Frosinone, alle prese con un piano di rientro decennale, si piazza al 153º posto con 557,68 euro per contribuente ed è il primo comune della Ciociaria. Il secondo è Cassino, 458º con 495,39 euro. I contribuenti di Isola del Liri, invece, hanno pagato 453,85 euro a testa (932º posto). È questo il "podio" provinciale (Frosinone, Cassino e Isola del Liri rientrano nei primi 1.000 comuni dello Stivale). A Ceccano, invece, la spesa relativa alle addizionali Irpef è stata di 416,97 euro, mentre a Sora e Veroli rispettivamente di 427,88 e 280,18. Oltre i 400 euro ad Alatri (419,18), Anagni (439,85) e Ceprano (434,58). Per Pontecorvo la media pro-capite, invece, è stata di 385,18 euro, mentre a Torrice 383,75. Nelle posizioni basse della graduatoria ci sono San Biagio Saracinisco (176,16), Acquafondata (178,35) e Terelle (181,64).
La panoramica
Nel "superindice" dei comuni, come evidenziato, Frosinone si piazza al 153º posto con 557,68 euro per contribuente (addizionale regionale e comunale). Tredicesima, invece, prendendo in esame soltanto i capoluoghi di provincia (dieci posizioni più su nel 2016 rispetto al 2012 e un aumento di 86,77 euro). Nel Lazio, tra le cinque città capoluogo di provincia, si piazza soltanto dietro Roma (770,96 euro, 13º posto). Davanti a Rieti (547,66), Viterbo (535,81) e Latina (524,08). Nella classifica dei 7.979 comuni presi in esame, come detto, svetta Lajatico (994,35 euro) che precede San Pietro Val Lemina (960,75 euro) e Pino Torinese (959,55 euro), entrambe della provincia di Torino. In fondo alla graduatoria ci sono Martello (8,55 euro), Tubre (11,83 euro) e Anterivo (13,88 euro). "Tris" in provincia di Bolzano.
Dall'analisi delle sole città capoluogo, invece, scaturisce una classifica che vede al primo posto Roma (differenza +25,85% tra 2012 e 2016). Seguono, staccate di oltre cento euro, Milano (653,50), Torino (638,19), Novara (627,40). La prima città del Meridione è Caserta che (589,75) che occupa l'ottava posizione. La città "tax friendly" è Bolzano (120,35). Poi Barletta (212,79), Gorizia (223,34), Trento (224,25) e Andria (230,59 euro). Tra le città con il più elevato prelievo medio da addizionali (Roma) e quella con il più basso (Bolzano) c'è una differenza di 650,61 euro annui.
Addizionale regionale
Una delle tabelle prodotto dal rapporto è quella che riguarda le addizionali regionali. Confprofessioni ha elaborato un confronto tra il 2012 e il 2016 stilando una graduatoria delle province per imposta media pro-capite. In questa speciale classifica la Ciociaria, nel 2016, si piazza al 25º posto risalendo 19 posizioni. Nel 2012, infatti, la provincia di Frosinone era in posizione 44. Questo vuol dire che se nel 2012 la media per contribuente relativa all'addizionale regionale era di 248,66 euro, quattro anni più tardi era cresciuta di 50,90 euro. La media 2016, infatti, è di 299,56 euro (+20,47%).
«Disaggregando i dati per provincia si evincono altre informazioni - spiega il rapporto - in particolare all'interno delle singole regioni si registrano delle differenze significative tra le varie province. Ovviamente tali differenze sono dovute sostanzialmente a una serie di variabili Irpef (in particolare l'entità del reddito imponibile) indipendenti dal livello dell'aliquota fiscale, che è uniforme su tutto il territorio regionale. Fatte queste premesse si riscontra come vi sia anche a livello provinciale una notevole eterogeneità delle situazioni con scostamenti molto rilevanti rispetto alla media nazionale».
Tornando alla classifica, l'imposta media pro-capite più elevata si registra nella provincia di Roma, con un valore di 503,42 euro annui, seguita dalle province di Torino (425,01), Novara (415,29), Biella (377,29) e Milano (375,44). Nella provincia autonoma di Bolzano, al contrario, si paga mediamente l'addizionale più bassa d'Italia, con 56,93 euro pro capite, seguita dalle province sarde di Medio Campidano (150,46), Ogliastra (161,17), Oristano (163,18) e Nuoro (163,78).
Lo scenario
«Probabilmente nei prossimi anni dovremmo aspettarci una ripresa della corsa al rialzo del prelievo fiscale da addizionali, tenendo conto anche delle altre novità legislative che presumibilmente impatteranno sul gettito di tali imposte e delle serie storiche - sottolinea Andrea Dili, presidente di Confprofessioni Lazio e coordinatore dell'assemblea dei presidenti regionali di Confprofessioni - L'incremento medio annuo registrato dal 2010 al 2015 (anno in cui gli aumenti sono stati bloccati) è stato di quasi un miliardo di euro (980 milioni), di cui 642,8 milioni di addizionale regionale e 337,6 di addizionale comunale. Considerato, quindi, che dopo tre anni di blocco è presumibile attendersi un incremento consistente delle addizionali. Aspettarsi - conclude - aumenti vicini a un miliardo di euro costituisce una previsione prudenziale».
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