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Infinito Fabrizio Donato: medaglia d'argento agli Europei indoor di Belgrado

Atletica: secondo posto per l'atleta quarantenne frusinate. Solo Evora, un altro della generazione veterani, lo supera

Fabrizio Donato, capitano azzurro a Belgrado, centra l'ennesima medaglia di una carriera infinita, saltando sul'argento continentale di Belgrado. Il 17,13 che lo colloca al secondo posto finale, dista appena sette centimetri dall'oro, finito al collo di un altro atleta di lungo corso, il portoghese Nelson Evora (17,20). Al bronzo arriva invece il tedesco Hess, battuto da Donato di appena un centimetro (17,12), e che però in qualificazione, venerdì, era stato capace di saltare addirittura i 17,52 del mondiale stagionale. L'azzurro, dopo il salto da classifica, e con un tendine sempre "in rosso", evita di chiedere troppo ai suoi 40 anni e mezzo, e rimane seduto per tutti e tre i turni successivi, nei quali, di fatto, non succede più nulla. Nell'ultimo giro, con l'argento ormai al collo, Donato torna in pedana, senza però riuscire ad andare oltre i 16,43. Ma è una sorta di passerella, una sfilata a ricevere l'applauso di tutta la Kombank Arena, che saluta un vero e proprio Highlander dello sport continentale. Il salto a 17,13 è di quelli che fa piacere rivedere mentalmente, mix di velocità, potenza, correttezza dell'esecuzione tecnica. Donato atterra nella sabbia e capisce subito di aver centrato una misura da medaglia, al punto che esulta, anche se in maniera composta. Arriverà poi il sorpasso di Evora, e l'attesa di Donato sulla pedana (anche a causa di un piccolo risentimento muscolare che l'azzurro rivelerà di aver avvertito in gara). Poco male. L'impresa è comunque compiuta. L'ennesima, ad opera un campione senza fine. Molto si è detto dell'età di Fabrizio Donato, e della sua capacità di essere ancora competitivo. La curiosità statistica è riferita al fatto che nel triplo, l'azzurro, medagliato a 40 anni e mezzo, subentra, come più anziano sul podio della specialità, a...se stesso: l'argento di Parigi 2011, ottenuto a 34 anni e 204 giorni, era infatti il limite precedente.

Questo argento è anche la prima medaglia della sua nuova vita da atleta-allenatore di Andrew Howe: "Questa cosa mi fa sorridere, mi emoziona e mi diverte. Ci ho pensato tanto prima di intraprendere questo percorso con Andrew. Non sapevo se sarebbe stata la cosa giusta, ma sono riuscito a dimostrare soprattutto a me stesso che si può fare. Basta volerlo e non smettere di crederci anche grazie alla passione di un team di lavoro che, nel nostro caso, può contare sul nutrizionista Carmine Orlandi, il fisioterapista Matteo Pusceddu, Tommaso Mattei per la core stability, Stefano Serranò e lo psicologo sportivo Claudio Robazza. Senza dimenticare gli insegnamenti di Roberto Pericoli, per tanti anni la mia guida tecnica. E poi con un compagno di allenamento come Andrew è tutto più semplice. Questa medaglia al 50% è anche per lui perché mi sopporta tutti i giorni e per me è una spinta eccezionale".

Intorno a lui i tanti riflessi di una vita in cui Donato, ogni giorno, deve essere l'atleta, l'allenatore (di se stesso e di Howe), il marito e il padre. "Accanto a me - prosegue il bronzo olimpico - ho poche persone, ma speciali. Questo argento non posso non dedicarlo a mia moglie Patrizia e alle mie figlie Greta e Viola". 17,13 è una misura abbondantemente oltre il 16,80 del pass per i prossimi Mondiali. "Eh sì, questa estate niente mare perché si torna a Londra, dove nel 2012 ho vinto il bronzo olimpico. Ho cominciato a pensarci il 16 agosto a Rio subito dopo la mancata qualficazione alla finale olimpica: avevo voglia di rimettere subito ad allenarmi, ma provando a sperimentare per trovare nuovi stimoli. Ai Mondiali speriamo di essere in due...". Donato, participio passato? No, infinito presente. (Fonte: Fidal)

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