Un Sacco di silenzi. È questo il titolo della recente fatica di Maurizio Lozzi, sociologo, consigliere dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, residente a Ceccano, che, con una severa analisi scientifica e sociale, individua nel noto corso fluviale ciociaro una serie di meno note questioni.
Perché questo libro e perché ora?
«Osservare lo stupro continuo di una valle e del suo fiume mi ha sempre scosso e generato tanta rabbia. Ma non mi sono mai voluto sentire impotente e quindi sia da ricercatore universitario che da giornalista ho cominciato a indagare. Quanto al momento… ne arriva uno nella vita in cui far finta di niente o addirittura tacere lo senti come una colpa. Da cittadini curiosi ci si può spingere solo a chiacchierare, ma da giornalisti si cerca di far luce, indagare e raccontare e ciò diventa un dovere civile, una sfida morale, insomma un obbligo al quale, personalmente, non mi sono potuto sottrarre. Ecco perché, silenziosamente in questi anni, mi sono dedicato a questo libro-inchiesta sull'agonia della Valle del Sacco, su cui troppi purtroppo hanno preferito non dire o, peggio ancora, voltarsi dall'altra parte».
A quale genere si può ascrivere il suo libro?
«Non è un reportage classico ma una vera e propria inchiesta, tutta documentata, che inizia dal 1947 fino ad arrivare ai giorni nostri. Da allora a oggi solo silenzi e il silenzio è stretto parente dell'omertà. Era pronto per i miei sessanta anni, ma poi la pandemia ne ha ritardato l'uscita…».
Ha avuto qualche difficoltà a reperire i dati?
«Quello che nel libro viene esposto è praticamente frutto di ricerche universitarie che hanno confermato come i veleni sversati impunemente per anni nel fiume Sacco hanno purtroppo generato diverse patologie nelle popolazioni. Sono dati, tra l'altro, pienamente disponibili, documentati e rintracciabili sul web».
"L'agonia di un fiume lasciato morire": il sottotitolo suona come un'accusa molto forte. A chi è indirizzata?
«Non ritengo che il sottotitolo sia accusatorio, mi pare solo concretamente esplicito. Come esplicita, visibile, eclatante è la realtà del nostro ambiente attraversato dal fiume Sacco. Se pensa che debba essere indirizzato a qualcuno, non sono certo io a doverlo far presente. Se il fiume è stato e continua ad essere in agonia pensa che solo a qualcuno o a tanti possa essere attribuita la colpa? Di "tromboni" riguardo a questo disastro ne abbiamo visti tanti in questi anni in giro e il libro racconta una storia terribile subita da tutti noi affinché di "tromboni" non se ne sentano, né se ne vedano più. La gente ha pagato sulla propria pelle tutto, è ora che gli sia concessa la possibilità di viverla questa valle, non di vederla uccidere ancora».
Ci fornisce qualche dato circa la mortalità per patologia sul territorio negli ultimi anni?
«I dati non li conoscevo neanche io. Ma due anni fa per attività di studi sociologici legati alla transizione ecologica, in quanto volevo proseguire con una nuova edizione della ricerca "L'offerta lavorativa nello sviluppo sostenibile" che qualche hanno fa pubblicai per Franco Angeli con il compianto prof. Francesco Battisti, mi sono imbattuto sul sito della rivista Epidemiologia&Prevenzione dove sono pubblicati tutti questi dati, rilevati ed esposti in S.E.N.T.E.R.I., acronimo che sta per Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento. Da qui la necessità di indagare, anche con piglio giornalistico, mettere insieme i dati, controllare le rivelazioni e scoprire come l'inquinamento abbia favorito in zona l'emersione di diverse patologie, non una e tutte di una certa rilevanza a causa della presenza nel fiume Sacco del famigerato beta-esaclorocicloesano, riscontrato anche dalla Regione nel marzo di diciassette anni fa».
Qual è l'obiettivo che si è prefissato con il suo libro?
«Non cerco plausi né benemerenze, spero soltanto che questo umile lavoro di ricerca e di inchiesta faccia vergognare chi ha permesso l'avvelenamento del nostro ambiente ed oggi possa redimersi affinché ciò non accada mai più. Nel maggio 2017 il ministro della Salute in visita a Frosinone dichiarava, alla presenza del Ssindaco: "A noi non risulta niente per poter dire che c'è una crisi ambientale sulla Valle del Sacco". Forse ignorava, oltre all'uso del congiuntivo, una situazione così drammatica tale da configurare, in aggiunta alla campana "Terra dei fuochi", una nostrana "Terra delle acque"…?».