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Frosinone

Costituzione , Ruffini sale in cattedra e presenta il suo ultimo libro

Il direttore dell’Agenzia delle Entrate ad Ubik per il saggio “Uguali per Costituzione” . Un racconto ricco di aneddoti che ripercorre le origini della nascita della Costituzione

“Uguali per Costituzione” è la storia oltre la storia. Un viaggio ricco di parole, citazioni e aneddoti dei protagonisti di oltre settant’anni di vita repubblicana. Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, ha presentato ieri mattina, davanti ad un’ampia e attenta platea, il suo ultimo saggio all’interno della Libreria Ubik di via Aldo Moro. Insieme a lui Mauro Buschini, organizzatore dell’evento, che ha aperto e chiuso il dibattito, e il direttore delle “news” di TeleUniverso Alessio Porcu, che ha dialogato con l’autore.

Un libro che racconta come è nata la carta costituzionale che ha dato vita alla Repubblica. Ma da dove arriva l’idea? Direttamente dal giorno del diciottesimo compleanno di Ruffini. Quando suo padre, che aveva partecipato attivamente alla resistenza italiana, gli regalò gli otto volumi che raccolgono i verbali dei lavori dell’Assemblea Costituente. E gli disse: “Qui dentro troverai quanto è costato il tuo diritto di voto”. Un modo singolare scelto dai suoi genitori per fargli comprendere quanto sia importante esercitare quel diritto costato la vita e l’impegno di molte persone. Tutto questo racchiuso in circa 30.000 pagine. «Ho impiegato vent’anni per leggere, studiare e analizzare tutto – ha raccontato il direttore Ruffini – Avevo quarant’anni quando ho finito e così ho deciso di scrivere il libro».

Da dove nasce la Costituzione? Il libro racconta non soltanto quel momento storico. «I nostri genitori e nonni, quando il 2 giugno del 1946 gli è stato chiesto di andare a votare, non erano cittadini italiani ma erano sudditi di un regno – ha proseguito – Voi italiani siete disposti a smettere di essere sudditi e a diventare cittadini? Se siete pronti ad assumervi questa responsabilità allora saprete cosa rispondere. Altrimenti è meglio che rimanete sudditi. Anche se la tentazione di essere sudditi ce l’abbiamo nel sangue e preferiamo spesso dare la responsabilità a qualcun altro di decidere».

Oltre settant’anni di storia
Il saggio di Ernesto Maria Ruffini «ci accompagna lungo il cammino percorso fino ad oggi». «Passo dopo passo, ci riporta al momento in cui l’Italia usciva dalla tragedia della dittatura e della guerra. E nella libertà cominciava a costruire la sua nuova democrazia. Ritroviamo, come in un racconto suggestivo, le immagini di momenti tra i più significativi della nostra storia repubblicana e delle conquiste che abbiamo raggiunto nel campo dell’uguaglianza, anche grazie a dure battaglie». La prefazione è firmata da Sergio Mattarella e lo descrive, tra le altre cose, come un libro «che può servire soprattutto ai più giovani perché parla alla loro speranza e, raccontando la fatica, il dolore, l’impegno civile di tanti italiani che hanno scritto con le loro vite la storia della Repubblica, ci dice come sia inestimabile il valore della nostra libertà».

Diciotto mesi di lavori
Dal referendum del 1946 in cui i cittadini, e per la prima volta le donne (anche se in diverse già avevano avuto modo di esercitare il diritto di voto durante la tornata delle amministrative nel mese precedente), hanno scelto l’attuale forma repubblicana dello Stato. Fino alla stesura della carta fondamentale da parte dei 556 membri (tra cui ventuno donne) dell’assemblea costituente. All’interno c’erano molti futuri presidenti della Repubblica e i principali partiti politici dell’epoca. «Ma avevano tutti un punto in comune. Si lasciavano alle spalle venti anni di dittatura – ha spiegato Ernesto Maria Ruffini – Erano arrivati a un punto in cui ci si riconosceva come fragili e che da soli difficilmente si poteva andare avanti. Così hanno avviato un dialogo in cui ci si identificava tutti uguali in un mosaico che sarebbe andato a comporre la nostra comunità in cui non siamo sostituibili. Siamo indispensabili». Quindi confrontarsi, ascoltarsi e mettere dei paletti. «L’importanza che ognuno potesse riconoscersi in ogni singola parola – ha aggiunto – Prima dai costituenti e poi dai cittadini perché la comprendessero. L’articolo 3, nell’affermare l’uguaglianza, non dice che siamo tutti uguali. Ma che tutti abbiamo lo stesso diritto di essere diversi dagli altri». Secondo questi principi i padri e le madri costituenti hanno così deciso di dare al Paese un nuovo biglietto da visita. «È come se affermasse “abbiamo sbagliato ma adesso noi siamo questi” – ha spiegato – Tutti siamo chiamati a fare la differenza».
Così dopo diciotto mesi di lavori il primo gennaio del 1948 è entrata in vigore la Costituzione italiana. Scritta per un Paese sempre più giusto ed eguale così come ci si augurava in quella stagione.

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