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L'intervista

Appartenenza e identità. I segreti di mister Foglietta

Il tecnico del Frosinone Femminile si racconta: bilanci e prospettive

Appartenenza e identità. I segreti di mister Foglietta

Francesco Foglietta, tecnico del Frosinone Femminile

Francesco Foglietta, condottiero del Frosinone Femminile, da sette anni in giallazzurro ma solamente da tre e mezzo alla guida della Prima Squadra, con la quale ha conquistato lo scorso anno la promozione in Serie B, si racconta.

Sette anni in giallazzurro di cui quattro come allenatore della Prima Squadra. Che emozione è allenare il club più importante del tuo territorio?

«È un’opportunità grandissima. Sono partito dal basso, dall’Under 12. Sono approdato al Frosinone con una contentezza assoluta, è l’unica squadra professionistica del nostro territorio. Piano piano ho fatto questa salita in Prima Squadra e sono davvero felice di trasmettere a tutte le ragazze che vengono da fuori il senso di appartenenza, facendo sì che si impegnino per questa maglia».

Senti un po’ il senso di responsabilità anche per il fatto di essere un allenatore ciociaro, dunque legato a questa terra e inevitabilmente a questa maglia?
«Sì, sicuramente. Quest’anno il Frosinone è la squadra più a sud d’Italia del campionato di Serie B. Rappresentiamo la Ciociaria e il Meridione, un territorio grande. Il femminile è nato qui da poco ma il Frosinone ha fatto sì che tante bambine e ragazze giocassero a calcio e lo ha fatto bene perché ora gioca in Serie B».

Hai cominciato dall’Under 12. Quando sei arrivato la prima volta al campo, immaginavi di arrivare a questo livello?
«Mi dicono tutti che sono abbastanza ambizioso ma quando ho iniziato il mio percorso, non immaginavo minimamente di arrivare a questo livello. Quando sono arrivato all’Under 12 sono rimasto un po’ spiazzato ma è bello sentire questo senso di appartenenza. Sento molto questa responsabilità. Il primo giorno che ho cominciato ad allenare ambivo sicuramente a qualcosa di grande».

Quando sei diventato allenatore della Prima Squadra sei entrato a stagione in corso. Ricordi la chiamata, l’emozione che hai provato in quel momento?
«Ricordo la chiamata del direttore Frara, il primo allenamento, la prima volta che ho parlato con ragazze più grandi che potevano darmi un confronto diverso rispetto alle bimbe. Ricordo ancora il primo pareggio al 93’: un 3-3 che ha dato il via alla nostra salvezza. Sono emozioni che porto ogni giorno con me quando vado al campo ad allenare o quando mi approccio ad un match importante».

Dalla salvezza alla promozione. Lo scorso anno avete ottenuto la Serie B e sfiorato una Coppa Italia. Che stagione è stata?
«È stata una stagione pazzesca, una risalita per arrivare al secondo posto che ci ha permesso di fare quest’anno il ripescaggio e arrivare a una serie professionistica che è quella di Serie B. La finale di Coppa Italia è stata emozionante: giocavamo contro una squadra più forte di noi e abbiamo perso solo ai rigori. Abbiamo dato vita ad una forza straordinaria. Io penso che giocare quelle partite, sempre di più, porterà questo movimento a crescere».

Sentite la fiducia del presidente Stirpe?
«Sì, molto. Abbiamo fatto la presentazione allo stadio “Stirpe” e c’erano tanti tifosi, è stato bello. Non succede in tanti club italiani. Spero che la presenza del presidente possa aiutarci ad arrivare sempre più in alto e a raggiungere i nostri obiettivi».

A proposito di traguardi, quest’anno state affrontando un campionato più complesso, quello della Serie B. Come sta andando e qual è il vostro obiettivo?
«Sicuramente come ripescata e neo-promossa, puntiamo alla salvezza. Sarà difficile da raggiungere ma ci metteremo il massimo impegno. Dobbiamo affrontare ogni partita come una finale. Ogni gara ha un’importanza tale che ogni punto è fondamentale proprio per il nostro obiettivo».

Tu come allenatore sei un condottiero in campo ma anche un amico per le tue ragazze fuori dal rettangolo verde. Quanto è difficile e importante conciliare questi due ruoli?
«Io parlo sempre di condivisione. Abbiamo ragazze che hanno dai 16 ai 30 anni. Avere un rapporto con tutte è la cosa migliore. Condividere le proprie emozioni è fondamentale. Io provo a dare del mio, metto tanto cuore, tanta passione con tutto il mio staff. Cerchiamo di dare il massimo per rendere loro la vita più semplice perché hanno combattuto tanto per raggiungere questo livello».

Mi hai servito un assist: il movimento del calcio femminile in Italia è cresciuto tanto negli ultimi anni. Secondo te qual è stato lo stimolo per arrivare a questi livelli? Credi si possa fare ancora meglio?
«Sì, si deve fare ancora meglio, si deve ancora crescere. È stato un punto di inizio. Il momento clou è stato il Mondiale di Sara Gama. I social, le testate giornaliste e televisive hanno iniziato a parlare di calcio femminile. Il movimento è in crescita in tutto il mondo e in Italia si deve fare ancora tanto, perché è partita in ritardo. Secondo me si deve lavorare molto sul settore giovanile, sulle scuole».

A proposito dell’Italia, la Serie A è in crescita, ma potrebbe raggiungere i livelli di Premier, Liga e così via?
«Lo speriamo. In Italia abbiamo ragazze straniere che alzano il livello della competizione. C’è la Champions che sta creando visibilità e aumentando la competitività. Ma credo che bisogni lavorare dal basso, impegnarsi per portare più bambine possibile a giocare a calcio perché solo così ci potrà essere una crescita effettiva. Si lavora dal basso, agire direttamente sulla Serie A non sarebbe producente».

A proposito di bambine, pensi sia giusto che giochino con i maschietti da piccole? O sarebbe il caso di creare squadre solamente femminili già dai pulcini?
«A livello calcistico, crescere in una squadra maschile fino ai 12 anni, non è una cosa sbagliata. Intorno ai 12 anni, giocare in una squadra femminile porta invece a una crescita anche comportamentale, perché le bimbe interagiscono tra loro».

Se dovessi scegliere una giocatrice da allenare, chi sceglieresti?
«Manuela Giugliano. Ha qualità tecniche, fisiche e un’intelligenza calcistica enorme. Ha un ruolo fondamentale: è un centrocampista tuttofare, sa impostare, sa fare gol, è la giocatrice più forte che c’è in Italia».

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