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Il racconto

Festival di Sanremo, Mahmood: «Grazie ai momenti infelici sono diventato più forte»

Presenta il brano “Tuta gold” con cui è in gara. L'artista: parla di fasi della mia vita difficili ma con risvolti positivi

Festival di Sanremo, Mahmood: «Grazie ai momenti infelici sono diventato più forte»

Mahmood Foto Giulia Bersani

È carico ed entusiasta per la sua partecipazione al Festival di Sanremo. Torna in gara con un brano che, precisa, non è come "Soldi" o "Brividi". Un brano che racconta molto del passato e di ciò che ha vissuto nella sua vita, degli errori commessi e di quanto ha subìto.
Quando lo incontriamo trasmette entusiasmo e gioia per il progetto musicale che si prepara a proporre a tutti gli ascoltatori, un progetto musicale che porterà in giro per l'Italia e per tutta l'Europa.

Il brano in gara
«Sono contento perché "Tuta Gold" non è né "Soldi" né "Brividi": non è reggaeton come qualcuno ha scritto, è baile funk con un ritornello forte – ha spiegato Mahmood – L'ho scritta l'estate scorsa, parla di ricordi di un amore adolescenziale e di momenti meno felici, ma con un risvolto positivo perché sono eventi che mi hanno reso più forte. Rappresenta la maturità emotiva che questo disco mi ha regalato».
E proprio su questi eventi del passato spiega: «Quello che canto è un viaggio tra il presente e il passato attraverso i ricordi adolescenziali, i momenti meno positivi del mio passato ma con un risvolto positivo. A volte parlo di queste situazioni spiacevoli, io ringrazio tutte queste situazioni un po' infelici che sono successe nella mia vita perché ho avuto la fortuna di poterle superare in modo tale da essere più forte».

Il nuovo album
Il brano sarà contenuto nel suo nuovo album "Nei letti degli altri" che rappresenta una «ricerca nella profondità misteriosa dei sentimenti. Lo spazio personale del letto si fa amplificatore di emozioni comuni, è un luogo e un simbolo in cui tutto accade: si dorme, si sogna, ma si rimane anche svegli a pensare, soffrire, amare, leggere, osservare. E il tempo assume varie velocità. Nei confini del letto ci si confronta con se stessi e si esplorano i rapporti umani; il microcosmo fatto di lenzuola e cuscini diventa una scenografia di vita, la metafora di una casa in cui potersi rifugiare, un posto sicuro in cui si sa che si può sempre far ritorno».

E il brano che dà il nome all'album è un'attenta riflessione su alcuni sbagli che l'artista racconta di aver commesso nel corso degli anni: «Errori che ho commesso soprattutto nelle relazioni – afferma Mahmood – "Nei letti degli altri" è una di quelle canzoni che mi ha fatto capire molte cose di me. La frase che racchiude il senso di tutto è "Potremmo parlare anziché immaginarci nei letti degli altri per dimenticarci. Fa solo più male, restiamo lontani per avvicinarci". Questa frase me la sono ripetuta tante volte, soprattutto quando si vivono delle relazioni a distanza. Sono maturato molto a livello emotivo, prima alzavo tante barriere. Quando incontravo delle persone nuove, per timidezza, ma ero sempre un po' imbarazzato e ci mettevo del tempo per riuscire ad empatizzare. Nell'ultimo periodo sto cercando di essere più sincero, soprattutto verso me stesso».

Una riflessione ad ampio raggio che gli ha permesso anche di cambiare il suo approccio alla vita: «Ogni tanto commetto l'errore di dare molte cose per scontate – sottolinea Mahmood – Un anno fa, ad esempio, mi lamentavo molto del lavoro intenso, del dover stare fino a tardi in studio. Poi ho acquisito la consapevolezza di capire che se posso decidere di stare in studio fino a tardi è perché ho la possibilità di scegliere, ho questa libertà».

La cover
Nella serata di domani c'è grande attesa per la sua interpretazione della canzone di Lucio Dalla "Com'è profondo il mare", un brano che presenterà al pubblico insieme ai Tenores di Bitti. Una canzone a cui Mahmood dice di essere molto legato: «Una tra le canzoni più belle di sempre della musica italiana. Questo brano di Dalla descrive per eccellenza il senso di libertà: il pensiero può essere come un pesce, il mare non puoi recintarlo. È un messaggio forte da portare sul palco dell'Ariston».

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