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L'intervista

La voce dell'anima. A tu per tu con Ilaria Fiorini

La pittura, il disegno, il restauro. E la voglia di comunicare e di sperimentare nuove tecniche. «L'arte dà la possibilità di esprimere ciò che non si ha il coraggio di dire con le parole»

La voce dell'anima. A tu per tu con Ilaria Fiorini

Originaria di Veroli, trasferitasi poi con la famiglia a Ferentino dove tuttora vive, Ilaria Fiorini attribuisce il valore massimo all'arte intesa come comunicazione.
Quando ha scoperto la sua sensibilità artistica?
«Fin da bambina amavo disegnare e colorare sulle vecchie agende di mio padre. Ero già molto portata. Era il modo più semplice sia per esprimermi sia per conoscere e comprendere il mondo».

Gli studi artistici l'hanno aiutata nelle sue realizzazioni pittoriche?
«Oltre a garantirmi una formazione scolastica, sicuramente mi hanno aiutata ad apprendere e a perfezionare quelle che sono le tecniche fondamentali nell'arte. Ho imparato "davvero" a disegnare, colorare e dipingere, quello che da piccola facevo solo in modo spontaneo ed intuitivo».

Che cos'è l'arte per lei?
«Per me l'arte è l'anello di congiunzione che unisce il mondo interiore con quello esteriore. Come un interprete che attraverso un linguaggio universale traduce emozioni, sensazioni e stati d'animo, come un narratore che spiega concetti e racconta visioni del mondo. L'arte, in definitiva, è il mezzo di comunicazione non verbale più efficace e comprensibile per eccellenza fin dall'antichità».

Perché si è interessata anche al restauro?
«È successo durante gli ultimi anni del liceo. Mi affascinava il suo scopo, cioè di conservare il più a lungo possibile le testimonianze della storia e della vita dell'uomo. La storia "vera", quella non solo fatta di grandi eventi ma anche quella che racconta la quotidianità, come insegnano i docenti del mio corso di laurea (conservazione e restauro dei beni librari, ndr). Sfogliare un manoscritto antico di centinaia di anni – moltissimi sono pezzi unici – dà un'emozione impagabile».

Qual è la sua tecnica preferita?
«Sicuramente il disegno con la penna a biro da un paio di anni mi sta dando maggiori soddisfazioni. È come aver alzato l'asticella a un livello superiore. La biro traccia un segno indelebile sul foglio e occorre pertanto maggior attenzione nell'esecuzione del disegno. Nello stesso tempo mi consente di ottenere risultati molto simili a quelli del disegno a matita. Se si commette qualche errore però... si deve ricominciare da capo. Trovo interessante anche sperimentare l'accostamento della biro con altre tecniche, come la foglia d'oro e l'acquerello».

Da dove trae ispirazione per le sue opere?
«Da tutto ciò che mi circonda e che comunica bellezza. Sono attratta dalla natura e da tutti gli esseri viventi, siano essi animali o uomini. A tal proposito mi affascina catturare nelle espressioni dei volti delle persone i sentimenti, gli stati d'animo e i pensieri più profondi. In una parola scoprirne la personalità. In una società volta sempre di più all'individualismo e alla velocità non si ha più tempo per guardarci negli occhi…».

Qual è il valore dell'arte nella vita dell'uomo e nella società, a suo parere?
«L'arte per me ha un fine molto importante, dare la possibilità di potersi raccontare, di poter esprimere attraverso un linguaggio diretto e immediato ciò che non si ha il coraggio o la capacità di dire con le parole, di dare voce all'anima senza il bisogno di parlare. Chi fa arte ha sempre il bisogno di comunicare qualcosa. Per la società, invece, l'arte è, a mio parere, un invito a osservare e non semplicemente vedere, a soffermarsi e ammirare la bellezza del mondo e a essere consapevoli che siamo circondati da capolavori».

Dove va l'arte…?
«Credo che in questo contesto storico anche il mercato dell'arte subisca le influenze dell'andamento della società in cui siamo immersi. I social la fanno da padroni, donando molta più visibilità. L'arte si sta digitalizzando. Questo andamento sicuramente gioca a favore di un numero più ampio di artisti contemporanei anche emergenti, che oltretutto promuovono nuove forme di espressione. Anche in questo campo si va più veloci. Il rovescio della medaglia di questa frenesia è che forse non si ha il tempo di apprezzare fino in fondo un artista, le sue opere e la sua personalità».

L'arte a Frosinone…
«Nelle province piccole in generale non vi è un grande sviluppo dell'arte. La Ciociaria offre però un patrimonio storico artistico importante e non mancano certo artisti degni di nota. Manca probabilmente la sensibilità e il senso critico da parte delle persone, che non sono "abituate" a interagire e a "incontrare" l'arte per riconoscerne il valore. Non tutti sono consapevoli che dietro un'opera c'è uno studio, un sentimento, una visione».

E quindi, per risollevare l'arte nella nostra terra…
«…occorrerebbe riattivare la sensibilità e il senso critico verso l'arte mensionati prima, coinvolgendo più capillarmente gli enti locali. In questo modo non ci sarebbe neppure bisogno di eleggere sindaci apparentemente potenti ma lontani spiritualmente dalle comunità…».

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