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L'intervista

È sempre una questione di stile. A tu per tu con Francesco Arduini

Designer e fondatore dell'omonima azienda di alta moda. Gli studi al liceo classico “Norberto Turriziani”, l'Accademia a Roma e l'esperienza nelle varie maison

francesco arduini

Francesco Arduini

Il suo stile nasce dall'elaborazione new classic del passato e da un'irresistibile audacia ontologica. Il frusinate Francesco Arduini, designer e fondatore dell'omonima azienda di alta moda, ci introduce nel mondo del prêt-à-porter e della haute couture.

Che cosa è l'arte?
«L'arte rappresenta una mistica entità, trasversale a qualunque aspetto della vita del singolo individuo in uno specifico spazio temporale. Non a caso l'artista russo Vasilij Kandinskij affermava che l'arte è lo specchio della società nella quale si vive. L'arte è comunicazione, linguaggio, espressione, impressione, psicologia, propaganda, protesta, tradizione, folklore e, anche, memoria. Più semplicemente, l'arte è vita».

Qual è stata la sua formazione?
«Conseguito il diploma al liceo classico "Turriziani" di Frosinone, nel 2015 ho iniziato il mio percorso presso l'Accademia di Costume & Moda di Roma, preziosa per il mio processo di crescita professionale».

Quali sono le doti necessarie per essere un bravo designer di moda?
«La figura del designer è molto complessa. La passione, la conoscenza del passato e la costante curiosità sono le forze motrici sulle quali possono contare tutta una serie di aspetti come l'analisi razionale, il sacrificio e l'impegno. Naturalmente sono tutti elementi adattabili a qualunque altra professione… ma per il designer sono imperativi categorici!».

Perché costumista teatrale?
«La moda, nel suo significato più ampio, rappresenta l'evoluzione del costume storico stesso. Prima di muovere i passi nel mondo della moda, è necessario conoscere meglio il mondo dello spettacolo. Così, durante la stesura della tesi di laurea, ho iniziato a lavorare come assistente del noto costumista Andrea Viotti in una storica sartoria teatrale di Roma».

Che cosa le ha lasciato l'esperienza come costumista cinematografico in "Mission Impossible 7"?
«Il mondo del cinema presenta sicuramente dinamiche differenti da quelle teatrali. È stata un'esperienza formativa interessante, seppur breve e difficile, eravamo nel 2020, ancora in emergenza Covid. È stato comunque un onore aver lavorato con la famosa costumista Jill Taylor».

Da stilista a creatore di un brand il passo è lungo?
«Il 2022 è stato un anno estremamente rivoluzionario per me. Avevo ormai alle spalle esperienze lavorative molto formative, come per esempio quelle con Valentino Garavani a Roma e quella con MaxMara Fashion Group a Reggio Emilia. Nasce così la Francesco Arduini e con lei "Mitsouko", la prima collezione».

Quali sono i fondamentali delle sue creazioni?
«Innanzitutto lo studio delle necessità di chi indosserà i miei capi. L'abito nasce in taglia unica, oversized shape (forma sovradimensionata, ndr), con la consapevolezza di abbattere specifiche convenzioni riportate su etichette e di potersi adattare, nella maggior parte dei casi, a diversi corpi attraverso sapienti scelte stilistiche e tecniche di modellistica. Altra particolarità è che i capi sono realizzati in piccoli laboratori della Ciociaria seguendo le tradizionali tecniche sartoriali, pur abbracciando l'innovazione contemporanea della produzione industriale. Lo spirito aziendale, poi, abbraccia i concetti di "no waste", come politica contro lo spreco di materia prima riducendo al minimo l'utilizzo necessario di tessuto in fase di produzione, e di "sostenibilità etica", evitando un eccessivo spreco di manodopera nello sviluppo di prodotti in rapporto alla richiesta».

Ha dei miti ai quali si ispira?
«Sono tanti ma, sintetizzando, Gianni Versace per l'audacia, Thierry Mugler per l'erotismo, Azzedine Alaïa per l'esotismo, Christian Dior per l'iperfemminilità, Giorgio Armani per la rigorosa androginia, Martin Margiela per il concettualismo d'avanguardia e Issey Miyake per la libertà assoluta delle forme».

Qual è il trend delle prossime collezioni prêt-à-porter?
«Nelle ultime Fashion Weeks di Milano, alle quali siamo stati presenti con la collezione "Atropo Fall/Winter 2023-24", ho avvertito un'atmosfera nuova, più "utility friendly". Al prepotente ritorno di giacche e blazer pieni di tasche, a imitazione delle famose travel jacket del passato, si è abbinato il trionfo degli shorts cortissimi da poter utilizzare perfino come nuova alternativa per il lavoro. Comunque la pelle si dimostra essere ancora una volta la regina del total look, neutra o dai colori vivaci ma da tenere obbligatoriamente nel guardaroba».

Esiste ancora la supremazia francese nell'haute couture?
«In realtà non c'è mai stata, anzi… Diciamo che la supremazia è stata un'invenzione del fashion system per inserire un po' di pruderie competitiva tra le maison».  

Francesco Arduini si rituffa nel suo lavoro, fatto di carta, matite, stoffa, forbici, gessetti ma anche di tanta umanità. E se l'attuale collezione ha riscosso successo con il titolo di "Atropo", dal greco "senza spazio", forse la prossima si chiamerà "Acrono", cioè senza tempo, per consolidare il successo imperituro…

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