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L'intervista

Il ragazzo con la carabina. Tiziano Martini si racconta

Ha appena sedici anni ed è il campione nazionale di “Tiro di campagna specialità training 22LR”. Gli allenamenti al poligono, i suoi maestri e la recente vittoria

tiziano martini

Tiziano Martini durante gli allenamenti

Beng, crack, slenk! Il silenzio bucolico del poligono di tiro "Accademia Legio Silent" di Ferentino viene bruscamente interrotto dalle fasi di sparo della sua carabina. Tiziano Martini, giovane frusinate, recente campione d'Italia 2023 di "Tiro di campagna specialità training 22LR – Categoria Juniores" con la sua squadra "Fidasc U.R.C.A. Frosinone", si racconta ai lettori di Ciociaria Oggi. Ma, come gli artisti amano descriversi con i loro quadri, così Tiziano sembra far parlare il suo fucile, pardon, la sua carabina dalla canna rigata. Le sue risposte sono come i tiri: puntuali, sintetici, precisi. Non una parola in più, non una parola in meno. Non un centimetro in più, non un centimetro in meno dal bersaglio.

Che cosa provi quando imbracci un fucile?
«Sono concentrato su quello che faccio, quindi cerco di controllare le emozioni e le distrazioni. E, poi, devo trovare il momento migliore per sparare, valutando, per esempio, l'intensità e la direzione del vento».
Beng, crack, slenk! Imperturbabile, con un'eleganza inconsueta nel gesto che sta compiendo, dopo il tiro ricarica l'arma con una velocità incredibile e con un movimento fluido. Sembra un esperto tiratore, eppure ha solo sedici anni e ha cominciato a sparare da…?
«Un anno fa, quasi per caso, mi sono avvicinato a questo sport. Da allora, grazie ai miei maestri, Guido Granier, Ernesto Cupini e Benedetto Mizzoni, e allenandomi tre volte a settimana, ho approfondito la pratica».

Con la voce sottolinea la parola "sport", a voler escludere rigorosamente qualunque uso diverso dell'arma che tiene per le mani. La sua sensibilità lo mette in guardia sulla prossima domanda e così, spontaneamente, afferma: «Le armi sono strumenti affascinanti, né buoni, né cattivi. È l'utilizzo che ne viene fatto che può essere giusto o sbagliato, così come per ogni invenzione umana. La guerra è il modo più sbagliato di impiegare le armi. Porta solo violenza». Colpisce la maturità del ragazzo che, con poche parole, centra direttamente il bersaglio. Coerenza, sensibilità, equilibrio. Ecco, l'equilibrio… Lo stesso di cui necessita per sparare bene. Ogni dettaglio del suo corpo concorre al raggiungimento dell'obiettivo, cioè il bersaglio, a partire dalla postura dell'alluce per finire alla giusta inclinazione del capo. Il silenzio che precede lo sparo sembra provocare, alla luce delle sue parole, un frastuono superiore a quello causato dal traffico di una strada metropolitana nell'ora di punta. Neuroni, muscoli, legamenti ma, anche, pensieri, tensioni e concentrazione, rumoreggiano prima di azionare il grilletto.

A proposito, qual è la parte più importante del corpo per effettuare un buon tiro?
«Serve tutto il corpo, indubbiamente, e anche il cervello, ma la respirazione è fondamentale. Quella diaframmatica…». Beng, crack, slenk!

Puoi descrivere la gara che hai vinto e che ti ha consentito di essere campione italiano?
«Nel tiro di campagna a quattro posizioni, sono presenti quattro corrispondenti bersagli diversi, sagome cartonate di animali che variano nella forma in base al tipo di tiro richiesto. La variazione di forma è importante perché cambia, di conseguenza, la superficie da colpire. Nella prima posizione si spara in piedi, appoggiati a un palo fisso di otto centimetri di diametro, alla sagoma di un capriolo. Nella seconda si spara alla sagoma di una volpe, la mia preferita, distesi su una pedana inclinata senza cavalletto e con i gomiti come unico punto di appoggio. Il camoscio è il bersaglio della terza posizione, nella quale si spara in piedi, appoggiati ad un palo mobile simile a un manico di scopa non fissato al terreno. Nell'ultima posizione, caratterizzata da molta tecnica e resistenza muscolare, si spara in piedi senza alcun appoggio mirando alla sagoma di un cinghiale. Ebbene, non mi aspettavo di vincere ma sono stato contentissimo anche per il risultato di tutta la mia squadra: con Matteo Ticconi, Manuel Capancioni e Federico Frioni abbiamo conquistato i primi quattro posti!».

Hai citato degli animali…
«Desidero fugare ogni dubbio: non sparerei mai a un animale vero, amo gli animali…».

Hai altri interessi, nella vita quotidiana?
«Innanzitutto frequento il terzo anno dell'Istituto alberghiero di Veroli, spinto dalla curiosità per la scienza dell'alimentazione e per la cucina, nella quale mi diletto anche a casa. Poi mi piace il trekking in montagna e ascoltare musica».

Un'ultima domanda: contro chi gareggi quando premi il grilletto?
«Sicuramente cerco di superare me stesso, migliorandomi. Certo, c'è sempre un minimo di competizione, ma è sempre sana. Se vince un compagno di squadra, sono contento per lui».

Tiziano ci saluta con l'ennesimo centro, sotto gli occhi orgogliosi di papà Arcangelo e mamma Simona, suoi primi tifosi, e noi gli auguriamo, insieme ai nostri lettori, che i bersagli centrati siano sempre più prestigiosi. Beng, crack, slenk!

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