Cerca

Su il sipario

Sandro Morato e i “Viandanti”

L’attore e regista di Alatri ha portato l’avanguardia sui palcoscenici della nostra provincia. Aprì una sala privata nella sua città che presto divenne uno straordinario ritrovo di artisti e amici

Sandro Morato e  i “Viandanti”

Chi si trovasse a sfogliare un manuale di storia del teatro, arrivando alle pagine dedicate al teatro novecentesco, si accorgerebbe che sostanzialmente il XX secolo dello spettacolo, al pari di quello di tutte le altre arti, si è svolto sotto il marchio delle avanguardie. Ci sono state le avanguardie storiche dei primi decenni (surrealismo, impressionismo, esistenzialismo, e chi più ne ha più ne metta); poi, a partire dalla fine degli anni Cinquanta e fino a tutti gli anni Ottanta, si impose uno stile “neoavanguardista” (portato avanti non più da autori individuali, bensì da gruppi che si esibivano in luoghi alternativi ai teatri istituzionali e tradizionali); infine, dall’ultima parte del Novecento fino ai giorni nostri, il discorso avanguardistico ha portato il teatro a ibridarsi (fino a confondersi) con la performance (di qualsiasi tipo), tanto che oggi distinguere uno spettacolo teatrale da una mostra estemporanea di pittura o dall’esercizio ginnico di un atleta sta diventando sempre più difficile.

Nei territori di provincia le suggestioni avanguardistiche arrivano sempre in maniera più lenta e meno dirompente, e comunque senza mai escludere completamente il teatro di prosa tradizionalmente inteso. Anzi, probabilmente, molto più che negli esperimenti “cittadini”, nelle realtà locali, si riesce a raggiungere un equilibrio maggiore tra istanze di novità e fedeltà alla tradizione, in modo da avvicinare un pubblico sempre numeroso.

In alcune puntate passate ho già raccontato di alcune esperienze frusinati: dal primo avanguardismo di un Antonio Valente (20 settembre 2023) o di Anton Giulio Bragaglia (27 dicembre 2023), all’esperienza di teatro-ragazzi de “Il Ponte” (26 luglio 2023), dal futurismo di Gesualdo Manzella Frontini (26 giugno 2024), alle recite sacre in vari centri della Val di Comino, e soprattutto all’attività delle filodrammatiche di Sora (24 febbraio 2025) e di Frosinone (4 giugno 2025).

Questa volta l’attenzione si sposta ad un nome – quello di Sandro Morato e della compagnia dei Viandanti – che fu attivo fin dalla seconda metà degli anni Sessanta, proponendo un teatro che, pur senza disdegnare il confronto con testi classici, proponeva anche soluzioni sceniche ispirate a quei modi della neoavanguardia che privilegiavano il senso della vista a quello dell’udito.
Che fosse un artista “avanti” che proponeva un teatro “altro”, lo dimostrò fin dalla scelta di presentarsi al pubblico con uno pseudonimo (infatti il suo nome anagrafico era Domenico Sistopaoli). Diplomatosi geometra, si iscrisse alla facoltà di ingegneria, ma allo studio tecnico preferiva il teatro di Carmelo Bene, la cui arte teatrale fu per lui uno sprone e una fonte di ispirazione.
Dunque: alla metà degli anni Sessanta, Morato cominciò ad Alatri la sua attività di attore e regista teatrale. Organizzatore di decine di rassegne e festival culturali (ha curato diverse edizioni della rappresentazione del Venerdì Santo alatrense, ed ha ideato e organizzato la manifestazione Teatro all’ombra dei Ciclopi, portando nel frusinate nomi di calibro internazionale), fu ideatore e fondatore della Compagnia Teatro dei Viandanti. Per anni ha animato una piccola sala teatrale nella sua casa alatrese, dove transitavano spesso e volentieri attori e artisti nazionali e non. E ancora coltivava il sogno, visionario e utopico, di trasformare in anfiteatro l’enorme voragine generata da una cava dismessa nella sua Alatri.

In occasione della scomparsa nel maggio del 2021 (all’età di 84 anni), il poeta Giovanni Fontana ricordò il loro incontro nel 1967 con Cesare Zavattini, che rimase favorevolmente colpito dallo spettacolo d’avanguardia “Qui si parla di Belacqua e del suo apriscatole” (che ad Alatri aveva suscitato polemiche e scalpore per le soluzioni sceniche troppo avanti per il tempo), tanto da volerlo nel cartellone del Teatro Arlecchino (oggi Flaiano) di Roma.

Anno fondamentale il 1967: proprio con Fontana e altri amici alatresi, Morato aveva costituito un gruppo di teatro laboratorio che, grazie all’animatore culturale Flavio Fiorletta, veniva ospitato in un piccolo teatro in via Roma (grosso modo dove oggi c’è l’Hostaria Apicius), in cui venne preparata quella prima messinscena che suscitò il plauso di Zavattini.
Nei primi anni Settanta, col gruppo “Teatro Nuova Dimensione”, realizzò alcuni spettacoli improntati alla ricerca delle radici della cultura popolare. Poi nel 1975 insieme con la “Compagnia del Torchio” di Roma, diretta da Aldo Giovannetti, si dedicò ad un teatro di animazione per ragazzi. All’interno di quel gruppo, Morato ed altri, diedero vita ai “Teatranti del Torchio” per promuovere un teatro per le scuole. La prima messinscena (avanguardistica) fu “Escuriale” di De Ghelderode.
Poi, sul finire di giugno del 1977 Morato insieme ad altri attori frusinati diede vita al “Teatro dei Viandanti”, che ebbe il proprio battesimo sulle scene con una rappresentazione del “Miles Gloriosus” di Plauto, replicata anche a Roma. Anche i “Viandanti” avevano a cuore il teatro per le scuole, tanto che, parallelamente alle repliche di Plauto, portarono in giro “La carrozza d’argilla” scritta da Giovannetti.

Fino a tutti gli anni Novanta, i “Viandanti” di Sandro Morato allestirono decine di rappresentazioni, che costituivano un repertorio di classici e di autori contemporanei di tutto rispetto. Per chi volesse saperne di più rinvio alla scheda del gruppo contenuta in “Teatro in provincia”, edito a Castelliri nel 1994, reperibile in molte biblioteche di zona.

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione

Ultime dalla sezione