Quel che resta della settimana
22.12.2025 - 10:40
Il presidente di Unindustria Frosinone Corrado Savoriti ha sottolineato una cosa che avrebbe dovuto far saltare tutti dalla sedia. Questa: «Ritengo di poter dire che in questa provincia siano evaporati investimenti per un totale di 1 miliardo di euro per i tempi della burocrazia. Mi spiego meglio: i costi dei ritardi della burocrazia sono largamente superiori agli incentivi. Ci sono tante aziende pronte a investire, ma non lo fanno perché consapevoli che le risposte alle loro richieste o alle autorizzazioni o non arrivano oppure arrivano fuori tempo massimo». Significa che non è cambiato nulla rispetto agli passati, quando, dopo la vicenda della Catalent, suonò una sorta di allarme rosso. Il paradosso di questo territorio è che vanta delle eccellenze assolute. Specialmente in alcune settori, a partire dal farmaceutico. Nei primi nove mesi del 2025 in provincia di Frosinone l’export ha totalizzato 7,6 miliardi di euro. Una crescita del 30% rispetto allo stesso periodo del 2024. Un dato che supera il risultato regionale (+14%) e quello nazionale (+3,6%). Questa l’analisi del Centro Studi di Unindustria: «L’incremento del 30% corrisponde a 1,7 miliardi di euro. Siamo la prima provincia del Lazio per crescita in valore e la terza a livello nazionale, dopo Firenze e Trieste (rispettivamente: +8,1 miliardi e +2,6 miliardi)». Le cifre dicono che gran parte della crescita è trainata dal settore farmaceutico, che è aumentato del 40,5%. Inoltre, nonostante tutto quello che è successo negli ultimi decenni, il territorio mantiene un certo grado di attrattività. Il macigno della burocrazia è un problema che va affrontato per essere risolto. L’intera classe dirigente dovrebbe considerarla una priorità irrinunciabile.
Il 2026 dovrà essere l'anno delle risposte. Vietato nascondersi
Negli ultimi mesi c’è stata la novità della Zona Logistica Semplificata, che indubbiamente apre degli spazi che prima non c’erano. La Zls prevede semplificazioni procedurali e burocratiche, agevolazioni fiscali e accesso al credito di imposta. Dunque, se non ora quando? Specialmente sul versante delle semplificazioni procedurali e burocratiche. Ci sono stati altresì i 100 milioni di euro stanziati in favore del Consorzio industriale del Lazio, direttamente con un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri. C’è la prospettiva della Zona Franca Doganale. Insomma, un “pacchetto” di misure che possono fare la differenza, avviando una seria politica economica di rilancio. Ecco perché, relativamente al 2026, è fondamentale avere delle risposte definitive su almeno due punti. Il primo è la Stazione Tav di Ferentino, pensata come opera di bacino per l’intero Basso Lazio. Se ne parla ormai da mesi, è necessario tirare una linea e sapere quali saranno le reali opzioni. Ma non c’è modo di eludere il problema: soltanto Ferrovie dello Stato e RFI possono dare risposte definitive. E un progetto di questa portata ha un senso esclusivamente se “scaricato a terra” con la certezza che verrà fatto. Significa che va inquadrato nell’ambito di una programmazione incentrata su risorse finanziarie robuste e inserite in un contesto preciso. Altrimenti non ha senso. C’è quindi il tema del futuro dell’automotive e dell’indotto. Inutile ribadire che è assolutamente necessario (e improcrastinabile) sapere cosa succederà nella galassia Stellantis. In particolare per lo stabilimento di Piedimonte San Germano. Da quanto tempo non si va oltre glo ammortizzatori sociali e i fermi produttivi? L’ipotesi della riconversione è naturalmente sul tavolo. Pure in tal caso però vanno tenute presenti le considerazioni del presidente di Unindustria Frosinone Corrado Savoriti: «Dobbiamo mantenere i piedi per terra e non alimentare illusioni. Sicuramente lo sviluppo del comparto dell’Aerospazio è una cosa positiva, ma va detto subito che non potrà avere lo stesso impatto che ebbe l’automotive. Specialmente per quanto riguarda l’indotto». Non c’è bisogno di interpretazioni. Unindustria ha pure fatto sapere di non essere al corrente di progetti di investimenti delle aziende del settore difesa. Poi magari arriveranno, ma per ora non ci sono. Ecco perché occorrono decisioni vere, concrete, definitive. E rapide.
Quel fattore capoluogo che non si vede
Quello che sta succedendo al Comune di Frosinone, soprattutto in maggioranza, è difficile da comprendere. Perfino sul piano della contrapposizione politica. Perché fra l’altro non è necessario andare d’accordo per governare insieme. Però così è se vi pare. E anche se non vi pare, aggiungiamo noi. Tutto questo conferma le difficoltà “storiche” che Frosinone ha nell’esercitare il ruolo di capoluogo. In particolare sul versante della leadership politica. Per esempio alle provinciali, dove non tocca palla. Già prima della Delrio. Viene in mente la metafora del Manzoni sui capponi di Renzo: concentrati a beccarsi fra loro, prima di finire, tutti, nel pentolone.
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