Quel che resta della settimana
26.10.2025 - 13:00
Ci sono numeri che raccontano più di mille parole. E quelli diffusi negli ultimi giorni – dal report Movimprese di Unioncamere e Infocamere, e dallo studio della Cisl Lazio sui redditi dei lavoratori – descrivono un Lazio che non solo resiste, ma cresce. Una regione che, pur tra contraddizioni e diseguaglianze, mostra un tessuto produttivo e occupazionale in movimento, vivo, capace di generare valore. Il primo dato, forse il più eloquente, è quello sul tasso di crescita delle imprese: +0,49% nel terzo trimestre del 2025, primato nazionale davanti a Sicilia e Lombardia. Significa che, nonostante un contesto globale di incertezze e tensioni, il Lazio riesce a far nascere più imprese di quante ne chiudano. È un segnale di fiducia, di volontà di scommettere sul futuro. La fotografia restituita da Movimprese parla di 6.737 nuove iscrizioni a fronte di 3.817 cessazioni: numeri che testimoniano la vitalità di un sistema economico che si rinnova, che cerca spazi e soluzioni nuove.
A trainare, ancora una volta, è Roma, con un saldo positivo di 2.505 imprese, ma anche le altre province – da Latina a Frosinone – mostrano segnali incoraggianti. Dopo anni di stagnazione e crisi, anche l’artigianato torna a respirare: +57% rispetto al 2024. Un dato che, più di altri, racconta la rinascita della piccola impresa, della bottega, del mestiere, di quel tessuto diffuso che rappresenta la spina dorsale dell’economia reale. È facile, di fronte a queste cifre, indulgere all’ottimismo. Ed è giusto, in parte, farlo. La Regione rivendica un lavoro di programmazione che punta su innovazione, digitalizzazione, attrazione di investimenti e semplificazione amministrativa. I 350 milioni di euro messi in campo per sostenere le imprese, ricordati dall’assessore Roberta Angelilli, sono un impegno concreto che ha trovato riscontro nei numeri. Così come la politica di rigore contabile e di riduzione del debito, sottolineata da Giancarlo Righini, ha contribuito a rendere il Lazio più credibile agli occhi degli investitori.
Ma la crescita economica, per quanto importante, non basta a descrivere la complessità di una regione. Ed è qui che i dati della Cisl Lazio sui redditi dei lavoratori e dei pensionati completano il quadro, introducendo elementi di riflessione più profondi. I redditi aumentano, lentamente ma in modo costante. Dopo anni di stagnazione, i lavoratori del Lazio portano a casa qualcosa in più. Tuttavia, resta evidente un doppio divario: quello di genere e quello territoriale. A Roma – dove il reddito medio di un lavoratore uomo supera i 33.000 euro annui – il confronto con Latina o Frosinone, dove ci si ferma intorno ai 26-28 mila, è impietoso. E il gap tra uomini e donne rimane ampio: oltre 7.000 euro di differenza tra un lavoratore e una lavoratrice dipendente, più di 10.000 tra pensionati e pensionate. È la fotografia di un’economia che cresce, ma non ancora per tutti.
Eppure, anche qui, i segnali positivi non mancano. In alcune province – come Viterbo e Rieti – i redditi femminili dell’industria crescono più della media (+19% e +14%), segno che la manifattura locale, trainata da settori come farmaceutico e aerospaziale, sta offrendo nuove opportunità anche alle donne. L’analisi della Cisl mette in evidenza anche un miglioramento costante nel pubblico impiego e nei servizi, comparti dove la stabilità contrattuale e le relazioni sindacali più solide garantiscono incrementi progressivi. Si delinea così un Lazio a due velocità: una metropoli che corre e province che rincorrono, ma che al tempo stesso non si arrendono. E un’economia che, pur tra contraddizioni, si mostra più sana e articolata di quanto spesso si pensi.
Il vero banco di prova sarà la capacità di trasformare questa crescita quantitativa in qualità dello sviluppo. Crescono le imprese, ma quante riescono a durare nel tempo, a creare occupazione stabile, a innovare? Aumentano i redditi, ma quanto cresce il potere d’acquisto reale, in un contesto ancora segnato dall’inflazione e dal caro vita? Sono domande che non si possono eludere.
Oggi il Lazio è una regione che guarda avanti, che prova a rialzarsi dopo anni difficili, che investe su formazione, export, digitalizzazione. Ma la sfida sarà rendere questa ripartenza inclusiva, capace di ridurre le disuguaglianze e di offrire ai giovani – e soprattutto alle donne – non solo lavoro, ma prospettive.
I numeri ci dicono che la direzione è quella giusta. La fiducia delle imprese, il ritorno dell’artigianato, l’aumento dei redditi, la tenuta del pubblico impiego sono tasselli di una ripresa reale. Tuttavia, la storia insegna che la crescita economica è fragile se non si accompagna a coesione sociale. Il Lazio ha davanti a sé un’occasione importante: diventare un laboratorio di sviluppo sostenibile, dove la forza dell’economia si traduca in benessere diffuso. Il cammino è tracciato, ma servirà continuità, equilibrio e visione. Perché un dato, da solo, non basta mai a raccontare la realtà. Serve la consapevolezza che dietro ogni numero ci sono persone, famiglie, comunità. Ed è lì che la crescita, quella vera, deve arrivare.
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