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«Serve una strategia condivisa»

Il segretario locale del Pd, Romeo Fionda, è intervenuto su Stellantis: così rischiamo la dismissione . Sulla transizione ecologica: «Necessarie maggiori risorse e norme specifiche. Il Governo deve agire in termini di sistema»

 «Serve una strategia condivisa»

Romeo Fionda, segretario locale del Partito democratico

«Non c’è più tempo. La crisi dell’automotive deve essere gestita prima che sia troppo tardi».
Romeo Fionda, segretario locale del Partito democratico, è intervenuto sulle problematiche che affliggono Stellantis e tutto l’indotto».
«Mentre a Roma - dichiara Fionda - presso il Ministero e la Regione ci si incontra periodicamente, il nostro territorio continua la sua agonia lenta e il suo depauperamento industriale ed economico. Il netto ridimensionamento dell’occupazione del gruppo Stellantis è un dato di fatto e conseguenza dei piani di incentivazione alle dimissioni volontarie (e solo in piccolissima parte in relazione ai contratti di espansione) che si sono susseguiti negli ultimi tre anni».

«Non bastano gli incentivi - osserva Fionda - serve un piano strategico condiviso, che metta al centro il lavoro, per rilanciare l’industria dell’auto nel nostro Paese. Allo stato attuale il settore automotive, rischia la dismissione e l’emarginazione. È ora che Stellantis chiarisca i piani su marchi, modelli e stabilimenti e le previsioni di budget sui volumi».
«Diventa urgente - continua - un accordo complessivo sul settore che preveda una dotazione straordinaria di risorse economiche e un adeguamento delle normative a supporto di una giusta transizione. È necessario puntare su ricerca, sviluppo e produzione, così da favorire investimenti privati, anche di altre case automobilistiche. È ora di fermare le uscite e progressivamente ridurre la cassa integrazione, sperimentando riduzioni di orario di lavoro sostenute dalle politiche pubbliche. Tali azioni devono essere poste in essere anche per l’indotto».

Aggiunge: «Siamo l’unico Paese europeo dell’auto senza la produzione di batterie e con volumi di vendita insufficienti, nonostante i cospicui incentivi all’acquisto garantiti da risorse pubbliche. Ritengo che anche in questo quadro di crisi alcune cose si possano fare. Anzitutto potremmo dare incentivi a chi inquina di meno, producendo componenti vicino agli stabilimenti di assemblaggio. Andremmo così a salvaguardare l’occupazione in questo fondamentale settore».

Il segretario ritiene necessario sviluppare una nuova politica industriale: «È prioritario attrarre nuovi produttori nel nostro Paese. In un mercato di circa 1,5 milioni di auto immatricolate all’anno, Stellantis, unico produttore in Italia - osserva Fionda - ne produce meno di 500.000. Gli spazi per altri costruttori, quindi, sono assolutamente percorribili. L’importante è che ciò avvenga a determinate condizioni, con il rispetto della vigente normativa in materia di sicurezza sul lavoro e dei contratti collettivi nazionali. Su questo - rileva - ritengo che la proposta della Fiom, che prevede tra l’altro la presenza dello stato all’interno delle compagini societarie e la salvaguardia nella catena di fornitura, sia di buon senso».

«Il Governo - conclude Fionda - deve assumersi la responsabilità di agire in termini di sistema. Non si possono affrontare le diverse crisi con tavoli specifici, chiusi in loro stessi. La questione della politica industriale la si affronta solamente con un confronto tra Presidenza del Consiglio, ministeri interessati, sindacati e aziende. I settori industriali strategici come quello dell’auto vanno difesi e rilanciati attraverso una strategia condivisa».

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