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Albarelli e vasi, arredi d'arte in farmacia

Un eccezionale arredo ligneo contiene i 238 pezzi della collezione Patanazzi del 1580

Albarelli e vasi, arredi d'arte in farmacia

La farmacia della certosa di Trisulti

La Certosa di Trisulti è uno dei Monasteri più belli dell'Italia centrale. Al suo interno, l'antica farmacia, decorata di ispirazione pompeiana e presenta arredi settecenteschi di Giuseppe Kofler e scaffalature in legno con i vasi in vetro cui venivano conservate le erbe medicamentose. In tal proposito, sono sempre più ricercati i vasi che oggi adornano le farmacie e un tempo, preziosi contenitori per spezie medicamentose, due le collezioni più importanti, l'antica spezieria-farmacia cinquecentesca famosa in tutto il mondo, la si trova a Roccavaldina (Me) al cui interno sono custoditi oltre agli strumenti d'epoca per la preparazione delle medicine, anche 238 vasi, modellati nel 1580, di inestimabile valore, finemente istoriati con scene bibliche, mitologiche e storiche, provenienti dalla famosa bottega urbinate di Mastro Antonio Patanazzi.

Altra importante collezione (348 pezzi) si trova a Loreto ed è quella del Tesoro della Santa Casa di Loreto. Su tutti i vasi della farmacia di Roccavaldina, è presente lo stemma di Cesaro Candia. Il ‘corredo' fu acquistato da Don Gregorio Bottaro a Messina ad un'asta pubblica nel 1628 per 400 onze, pagato in quattro rate e donato alla Confraternita del SS. Sacramento che lo affittò a diversi erboristi che si succedettero nel tempo fino al 1852, anno in cui la Spezieria cessò di funzionare.

Di Don Gregorio, non si conoscono le sue origini, di certo, costui era una persona molto ricca, da poter spendere un così alta cifra per l'acquisto dei vasi e, soprattutto per disporre di un legato testamentario a favore dei poveri del paese. La collezione è composta da 238 vasi, suddivisi in: anfore, albarelli grandi, medi e piccoli, le originalissime fiasche e brocchette, su molti di essi sono dipinte scene bibliche mitologiche e storiche tratte da originali bozze degli affreschi di Raffaello nelle Logge Vaticane Mancano sui vasi le descrizioni delle scene, ad eccezione di un albarello grande su cui è scritta la dizione "Como Giove si converse in toro e rapì Uropa".

Oggi di proprietà del Comune di Roccavaldina, questa struttura è diventata il "Museo Farmacia Cinquecentesca" e pur nelle sue piccolissime dimensioni si presenta al visitatore in un effetto d'insieme che toglie il fiato portandolo indietro di 4 secoli. I 238 vasi di varia forma e dimensioni furono realizzati nel 1580 a Urbino, nell'officina di Antonio Patanazzi, come attesta la scritta sul piede di un'anfora da mostra: "M ANTO/NIO/PATAN/AZI/URBINI/1580. Si ritiene che la collezione di vasi della farmacia di Roccavaldina in origine superava le 300 unità, parte dei quali nel tempo ha subito rotture o si è dispersa per motivi vari fino agli attuali 238 pezzi, suddivisi in 164 albarelli di varia altezza; 39 fiasche globulari a collo lungo; 29 brocche; 4 anfore ovoidali apode; 2 anfore da mostra con applicazioni plastiche a grottesca.

La speziale-farmacia siciliana, nel corso del tempo, subì lavori di ristrutturazione tra il 1758 e il 1773. Nel maggio del 1871 subì il furto di sei vasi, mai più recuperati, tanto da ordinare la costruzione di un catenaccio con il segreto, tutt'ora custodito nel museo stesso. Altro furto avvenne il 7 marzo del 1992, ma la refurtiva fu recuperata dai carabinieri. I vasi tra il 1966 e il 1967 furono trasferiti a Faenza per procedere al restauro di alcuni pezzi. La stessa, nel 1988 fece ritorno a Roccavaldina e dal 1979 la farmacia è di proprietà del comune di Roccavaldina.

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