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Crisi auto, ora si punta a riconvertire

Produzioni al minimo storico, il Plant cassinate trema e guarda all’Europa. Servono risposte certe. Intanto il Governo si dice favorevole a investire sulla sicurezza nelle aree in disuso: parla Ferdinandi

Crisi auto, ora si punta a riconvertire

La vasta aerea produttiva di Stellantis

Produzioni al minimo storico. Mentre si attendono le risposte da parte dell’Unione Europea, si punta alla riconversione delle aree in disuso guardando all’aerospazio e alla sicurezza. Perché in fondo a una crisi c’è sempre una grande opportunità. Gli ultimi dati sulle produzioni del Plant cassinate parlano di un minimo storico dimezzato rispetto persino alla pandemia, con 84 giorni di stop, poco più di 14.000 auto prodotte al 30 settembre e un -28% rispetto allo scorso anno, secondo il report Fim-Cisl. Il rischio è che a fine anno non si arrivi nemmeno a 22.000 auto. «Uno dei momenti più difficili della storia dello stabilimento.

I dati produttivi del 2025 confermano un calo costante e preoccupante, che mette a rischio l’intero Basso Lazio. E che ha pesanti ripercussioni sulle aziende dell’indotto: riduzione dei contratti, smantellamenti di strutture, disponibilità di lavoro fortemente ridotta. In gioco c’è l’intero futuro produttivo del Lazio meridionale» ha commentato Gennaro D’Avino, segretario provinciale Uilm. E mentre il Ceo Filosa nomina la sua nuova squadra prima dell’incontro a Torino del 20 ottobre - e prepara il piano 2026 rilanciando Imparato come figura chiave per Piedimonte - il territorio guarda all’Europa. «Siamo in attesa delle risposte da parte della Commissione europea con un’iniziativa che è stata intrapresa attraverso le Regioni e l’Ara (Alleanza delle regioni automotive), che mette sul piatto due questioni fondamentali per Stellantis e per tutte le case produttrici. La prima, la traslazione del termine della transizione energetica di dieci anni, quindi il termine ultimo diverrebbe il 2045 - afferma il sindaco di Piedimonte Gioacchino Ferdinandi - La seconda, rivedere l’applicazione delle sanzioni rispetto alla proporzione delle vendite delle auto endotermiche con quelle elettriche. Punto chiave proprio la transizione energetica. Previsto in Commissione europea un incontro su questi tre aspetti cruciali per il comparto automotive.

Senza queste risposte non è possibile lanciare alcun piano industriale». «Fondamentale poi la risposta messa in atto dalla Regione Lazio: i 300 milioni di accesso al credito con copertura degli interessi. Oltre alle ulteriori risorse che il Governo centrale ha trasferito in sostituzione della Zes per il comparto dell’indotto - ha continuato - Non ultima, la nostra richiesta di “congelare” la situazione attuale - pensiamo a Trasnova - subordinandola alle risposte della Commissione europea. Attese entro fine anno».
Intanto si guarda alla riconversione delle aree in disuso. «Dal Governo ci hanno confermato da parte della Leonardo e della Difesa sicuramente l’interesse per degli insediamenti, degli stabilimenti nelle aree in disuso. Per quanto riguarda il farmaceutico ancora nulla». Si potrebbero dunque produrre pezzi per la Difesa, senza snaturare la mission del comparto. «Dalla vertenza Trasnova si è aperta una strada legata anche alle azioni che può fare il Governo guardando pure a insediamenti che possano rilanciare il territorio» ha concluso Ferdinandi.

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