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Colleferro

Suono delle sirene, attività chiuse e un minuto di silenzio: la città si ferma per Sergio

L'omaggio a Sergio Albanese, l'operaio caduto dalla gru . Lo struggente post del sindaco Sanna. Proseguono le indagini per accertare cause e responsabilità

Suono delle sirene, attività chiuse e un minuto di silenzio: la città si ferma per Sergio

Il sessantaseienne Sergio Albanese rimasto ucciso lunedì mattina

Il suono prolungato delle sirene delle fabbriche Avio e Italcementi, le serrande dei negozi che si abbassano, gli uffici che chiudono, le bandiere degli edifici comunali a mezz'asta, gli eventi estivi in programma ieri annullati e un minuto di silenzio in piazza Italia perché, come ha rimarcato il sindaco Pierluigi Sanna, «quando muore un lavoratore muore anche un pezzo della nostra comunità».

Ieri, alle 13 in punto, Colleferro si è fermata in segno di lutto per la tragedia che lunedì pomeriggio è costata la vista a Sergio Albanese, l’operaio specializzato di 66 anni caduto dal cestello di una gru in via Filippo Turati. Con l’uomo c’era un suo collega, precipitato anche lui da un’altezza di sei metri, ma rimasto miracolosamente illeso.
“Un’altra vittima del lavoro che scuote le coscienze di tutta la comunità, lasciandoci attoniti e addolorati - ha scritto il Comune in un post - Per esprimere vicinanza alla famiglia e onorare la memoria di Sergio, il sindaco ha proclamato il lutto cittadino per martedì 8 luglio 2025”.

Lo stesso Sanna, che lunedì è rimasto fino a tarda sera sul cantiere, conosceva la vittima. E sul suo profilo Facebook ha scritto: “Colleferro, città del lavoro, perde ingiustamente un lavoratore edile, un sessantaseienne nostro concittadino, un buon padre di famiglia ucciso dal cedimento di un braccio gru, mentre lavorava sul cestello. Sergio poteva essere mio padre e faceva parte di quella generazione che, lavorando sodo sempre, ci ha tirati su con amore e valori sani. Dal terrazzo di casa sua (dove lo piangono da ore la moglie ed i figli) si vedono i tetti dei quartieri popolari, delle case costruite dagli operai e sorte, come funghi, una vicina all’altra. Tetti di gente umile, tetti nostri, sui quali le tegole fitte sembrano tasselli di un grande mosaico o meglio ancora l’ordito di un arazzo in cui questo pomeriggio si è fatto uno squarcio che non si può riparare”.

Quindi il sindaco si fa interprete delle domande che tutti si fanno: “Perché si è rotta la gru? I soccorsi potevano arrivare prima? Perché un sessantaseienne lavora ancora in altezza? Quante domande senza risposta - scrive Sanna - Quanta rabbia e quanto dolore”.
Intanto l’inchiesta prosegue per accertare cause e responsabilità del cedimento del braccio meccanico che ha spezzato la vita del povero Sergio Albanese.

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