Spazio satira
Frosinone
10.05.2025 - 10:07
La sala slot rapinata
La cassiera della sala slot non riconosce la voce del rapinatore. E poi indica una statura superiore a quella dell’imputato.
Ieri, davanti al gup del tribunale di Frosinone, è stata sentita la donna, rapinata nel 2023, nel processo con rito abbreviato, condizionato proprio alla testimonianza della stessa e a una perizia genetica sul casco del rapinatore. Tra l’altro la donna è la madre di uno dei due imputati e conoscente anche l’altro che frequenta casa dell’amico. Il colpo alla sala slot Terrybell sulla Monti Lepini a Frosinone, il 19 marzo 2023, aveva fruttato 16.000 euro. La procura ha indagato due persone di Frosinone, Giovanni Magale, 42 anni, di Frosinone, e Enea Muca, 33, cittadino albanese, difesi dagli avvocati Nicola Ottaviani e Riccardo Masecchia. Per Muca, peraltro, il tribunale del Riesame aveva annullato l’ordinanza di custodia cautelare.
La ricostruzione della procura è basata sugli accertamenti condotti dalla polizia, sulla videosorveglianza e sulle dichiarazione di un testimone che avevo visto uno dei rapinatori disfarsi dello scooter, lanciato nel rio che scorre nei pressi di via vado del Tufo. Lungo il percorso gli agenti avevano ritrovato anche indumenti e un casco integrale. Il ciclomotore, uno Scarabeo, era senza targa. Ma si era risalito lo stesso all’intestatario, che aveva dato il mezzo per venderlo.
Per chi indaga, Magale è considerato l’autore materiale del colpo e Muca, l’autista accompagnatore. Sono contestate le aggravanti dell’uso della pistola, del volto travisato dal caso e dell’aver approfittato della circostanza che, in quel momento, c’era un’unica dipendente, la madre di Muca. La difesa di Magale aveva chiesto di sentire la donna, ritenendo non sufficiente il video della rapina. La donna, davanti al gup Antonello Bracaglia Morante, ieri ha raccontato che il rapinatore era alto almeno venti centimetri più di Magale e di non averne riconosciuto la voce. Il rapinatore, infatti, per minacciarla le avrebbe rivolto la parola a più riprese. In più la stessa ha raccontato che la cassa veniva svuotata periodicamente dai responsabili e di non rivelato al figlio particolari attinenti al denaro raccolto con le scommesse dei clienti. Prossima udienza ad ottobre.
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