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La classifica

Redditi e capacità di spesa. Le famiglie ciociare arrancano

Con 15.358,18 euro pro capite la provincia di Frosinone è al 102° posto su 107

Redditi e capacità di spesa. Le famiglie ciociare arrancano

Nel 2023 il reddito disponibile pro capite delle famiglie della provincia di Frosinone è stato di 15.358,18 euro. Una cifra che colloca la Ciociaria in coda alla classifica provinciale. In cima, con un reddito disponibile medio di 34.885,27 euro, più del doppio rispetto a quello registrato in Ciociaria, Milano. Al secondo posto Bolzano, con 31.160 euro, seguito dalla provincia di Monza e Brianza con 29.452 euro. L’ultima posizione è occupata da Foggia, con 14.554 euro, penultima è Caserta, con 14.683 euro, e terzultima Agrigento con 14.802, nonostante i tassi di crescita del reddito complessivo disponibile registrati da queste province tra il 2021 e il 2023, rispettivamente del 9,1%, dell’11,1% e del 12,8%.
Per trovare Frosinone, quindi, bisogna scorrere fino alla posizione 102 su 107, senza variazioni di posizione rispetto alla rilevazione precedente.

A stilare la graduatoria Unioncamere-Centro Studi Guglielmo Tagliacarne sulle stime 2023 del reddito disponibile delle famiglie consumatrici. Evidente, dunque, il divario nella capacità di spesa della popolazione e la difficoltà per la provincia di Frosinone a tenere il passo con le realtà che godono di un tessuto economico e produttivo più fiorente.
Un dato relativamente incoraggiante è invece individuabile nell’analisi della variazione percentuale del reddito disponibile delle famiglie consumatrici tra il 2021 e il 2023. Con un reddito disponibile nel 2021 di 6.437,9 milioni di euro, aumentato nel 2023 a 7.161,9 milioni di euro, la variazione percentuale registrata è dell’11,25%. Ciò vuol dire che la crescita dei redditi, in relazione alla quale la Ciociaria si colloca in sessantaseiesima posizione, è in linea con la media nazionale, che è pari all’11,33%, anche se meno marcata rispetto alle province che occupano le prime posizioni. In vetta alla graduatoria per variazione dei redditi c’è infatti la provincia di Sondrio con una variazione del 16,98%, seguita da Belluno (15,43%) e Imperia (15,10%).

Lo scenario
Dallo studio emerge, dunque, una crescita dei redditi disponibili, ma a un doppio passo, che vede il Nord muoversi a un ritmo più serrato rispetto al resto del Paese. «I venti di crescita – si legge nel rapporto – soffiano forti dalle Alpi (+13,4% l’incremento delle province alpine), ma perdono forza scendendo lungo tutto lo Stivale (+11,2% il restante delle province). A fare più fatica a tenere il passo sono soprattutto le famiglie del Centro Italia (+10,3%)».
In generale, a influire maggiormente sulla crescita del reddito disponibile è la componente legata al reddito da lavoro dipendente, che tra il 2021 e il 2023 ha registrato un aumento dell’11,8% a fronte dell’11,3% del reddito complessivo disponibile.

Aumenti più consistenti di questo tipo di reddito si registrano con maggiore evidenza nel Mezzogiorno (12,5%), con punte del 14,2% in Abruzzo e del 13,8% in Sicilia. Mentre il Centro mostra, anche in questo caso, una minore velocità (10,8%). L’Aquila (18,5%), Teramo (18,1%) e Sondrio (17,9%) sono le province dove si registrano le crescite maggiori. Terni (7,3%), Pordenone (6,2%) e Trieste (6,1%) quelle che restano più indietro.
Nel complesso, secondo lo studio, sono ben 55 su 107 le province in cui il reddito da lavoro dipendente è cresciuto più di quello disponibile. Ciò si deve soprattutto alla crescita della platea degli occupati, aumentata di circa 850.000 unità nel triennio. Ma c’è un rovescio della medaglia, rappresentato dalla crescita dell’inflazione, aumentata del 14,2% nello stesso periodo di tempo, con la conseguente difficoltà di recupero del potere d’acquisto.

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