Spazio satira
Lo studio
18.03.2025 - 17:00
Frosinone è tra le ventidue province italiane dove l’export genera un valore superiore al 50% del prodotto interno lordo. In un contesto mondiale dove i dazi sono all’ordine del giorno sui mercati internazionali è l’export commerciale il vero osservato speciale. Il dato arriva da un’analisi condotta da Prometeia per Il Sole 24 Ore del Lunedì. Lo studio è partito dai dati sulle esportazioni dello scorso anno pubblicati dall’Istat. Secondo questo studio la Ciociaria rientra tra le ventidue province dove il valore delle esportazioni equivale a oltre la metà del prodotto interno lordo. Nello specifico è pari a 55,6 euro di vendite verso l’estero ogni 100 euro di Pil che in totale corrisponderebbe a 6.645,3 euro (il dato, in milioni di euro, fa riferimento al 2024). Ma nonostante questo la variazione, rispetto al 2019, è negativa e la percentuale segna - 12,7%.
Questo significa che negli ultimi sei anni si è esportato meno. Quindi se è vero che la Ciociaria rientra tra le province dove l’export pesa di più, è anche vero che nella classifica nazionale, che comprende quindi tutte le province, si piazza nelle sette dove è in diminuzione.
C’è anche un caso dove le esportazioni superano il Pil. Ad Arezzo, infatti, il rapporto tra il valore generato dall’export e Pil è il più alto d’Italia pari a 141,2 euro di vendite all’estero ogni cento euro di Pil. Rapporti che a seconda della regione varia: nel Nord-Est è al 43%, nel Mezzogiorno al 14,7% e raggiunge picchi del 49% in Toscana. In totale sono quarantaquattro le province sopra la media.
«È in corso una ridefinizione del modello di esportazione italiano che si sta trasferendo dalla dorsale Adriatica a quella Tirrenica, con Toscana e Lazio che in termini di esportazioni a confronto con il 2024 spingono il centro – spiega a Il Sole 24 Ore Gaetano Fausto Esposito, direttore del centro studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne – e si basa sempre di più sulle produzioni di imprese medio grandi come quelle del farmaceutico a discapito delle piccole».
Analizzando i dati sull’export del 2024 emerge l’evoluzione del commercio internazionale. Guardando ai valori del 2019 (quando a livello nazionale le esportazioni in valore avevano toccato quota 480 miliardi di euro) il fatturato estero dell’Italia è salito in modo consistente, arrivando a 623,5 miliardi di euro nel 2024 sebbene l’incremento vada scremato degli effetti dell’inflazione post pandemia e dell’aumento dei prezzi di materie prime e beni di consumo causati dallo shock energetico del 2022, dopo l’inizio della guerra in Ucraina.
Poi ci sono alcune regioni del mezzogiorno dove il valore delle merci vendute oltre confine e il prodotto interno lordo sono molto bassi. Tra questi territori rientrano Reggio Calabria, Trapani in cui nonostante l’aumento a tripla cifra il totale dell’export supera di poco il mezzo miliardo di euro e il rapporto con il Pil è marginale. «Nel periodo 2022-23 l’export nel Mezzogiorno è andato bene – aggiunge Esposito – Ma se guardiano ai dati del 2024 il Mezzogiorno perde, complice il tracollo dell’export di automobili in provincia di Potenza. Non è tutto: in quella che possiamo considerare una fase di svolta nel mezzogiorno, dove segnali di dinamismo ci sono stati anche nella crescita del Pil, la quota di esportazioni sul totale italiano rimane ridotta: nel medio periodo c’è stato un recupero, ma ora siamo più cauti».
La partita tra Italia e Usa
L’insediamento di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti ha coinciso con una pioggia di provvedimenti che a portato all’aumento dei dazi all’import negli Usa su prodotti cinesi, canadesi, messicani ed europei, con ulteriori inasprimenti attesi, ma anche con annunci improvvisi e altrettanto repentini dietrofront che alimentano l’incertezza globale. «L’applicazione dei dazi preannunciati dall’amministrazione statunitense nei confronti dell’Unione Europea potrebbe avere effetti rilevanti sul nostro Paese». L’Istat ha commentato così l’andamento dell’economia italiana rispetto agli ultimi annunci da parte del presidente statunitense.
«Nel 2024, oltre il 48% del valore dell’export italiano – prosegue l’Istat – è stato indirizzato al di fuori dell’Ue, una quota superiore a quelle tedesca, francese e spagnola. Tra i principali partner commerciali, gli Stati Uniti hanno assorbito circa il 10 % delle vendite all’estero dell’Italia e più di un quinto di quelle di prodotti italiani destinati ai mercati extra europei». Nel dettaglio l’export italiano verso gli Usa (che è risultato già in flessione del 3,6%) nel 2024 ha raggiunto i 64,7 miliardi di euro. Osservando i dati delle vendite all’estero per settore in particolare stringendo il focus sulle categorie merceologiche del manifatturiero, si scopre che circa il 16% dell’export farmaceutico italiano va verso gli Stati Uniti. Così come il 13% dell’alimentare e l’8,8% del tessile.
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