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Frosinone

Greenway del Cosa. Un progetto e molte riserve

L’intervento si fonda sulla consapevolezza che il fiume Cosa costituisce un corridoio verde che attraversa la città offrendo una varietà di occasioni di conoscenza e di relazione

Greenway del Cosa

Una pista ciclo-pedonale che permetterà di migliorare la mobilità sostenibile tra il parco Matusa e il Parco delle Sorgenti, attraverso un tracciato che fiancheggia per tutta la lunghezza il fiume Cosa, senza interferire con arterie stradali esistenti.
È la “Greenway” di Frosinone, uno dei dieci progetti rientranti nel “Pr Fesr Lazio 21 - 27”, di recente approvati dalla giunta comunale. L’intervento si fonda sulla consapevolezza che il fiume Cosa costituisce un corridoio verde che attraversa la città offrendo una varietà di occasioni di conoscenza e di relazione con il patrimonio naturale ed antropico. La centralità del fiume Cosa è intesa anche come luogo di raccordo del paesaggio della città di Frosinone che torna a fruire il fiume rispondendo ai moderni bisogni della cittadinanza. I percorsi ciclopedonali, oltre a dare continuità a quelli già realizzati, in corso di realizzazione e di progettazione, contribuiranno al miglioramento della qualità della vita, allo sviluppo di una mobilità non motorizzata ed attrattori anche per una riscoperta di Frosinone in chiave turistica.

Secondo il quadro finanzario complessivo, l’intervento costerà 800.000: 737.000 in quota “Pr Fesr Lazio” e 63.000 a carico del Comune di Frosinone. Le finalità che si vogliono perseguire sono: il miglioramento del sistema di mobilità sostenibile complessivo; agevolare l’uso di veicoli a zero emissioni; la riduzione delle emissioni e, di conseguenza, l’abbattimento della concentrazione di agenti inquinanti nell’aria; favorire una diversa mobilità tra il parco Matusa e la parte nord del territorio comunale. In base al cronoprogramma allegato alla scheda di progetto, nel secondo quadrimestre del 2024 si darà avvio alla progettazione esecutiva, mentre, dopo aver esaurito alcune fasi legate sempre alla progettazione e all’espletameto dell’appalto, l’esecuzione dei lavori inizierà nel terzo quadrimestre del 2025 per terminare un anno dopo.

Del progetto, cui tiene molto il sindaco Mastrangeli, si è parlato in un incontro in Comune. Sul punto il circolo di Frosinone di Legambiente ha avanzato delle osservazioni. «Nelle intenzioni dell’amministrazione - dice Legambiente - il progetto “Greenway” si propone di sviluppare la mobilità dolce in alternativa all’uso del mezzo privato a motore, di favorire la riscoperta del tratto urbano del Fiume Cosa nell’ottica della sua valorizzazione come elemento naturale identitario, con il fine ultimo di un miglioramento della qualità della vita. Fra gli altri benefici potenziali, viene indicato inoltre il miglioramento della qualità dell’aria in conseguenza di uno spostamento di quote di utenza dal veicolo a motore alle due ruote. Affinché l’utilizzo della bicicletta diventi una modalità di spostamento ordinaria, non basta prevedere un progetto di percorso ciclopedonale a scopi ricreativi in un contesto non antropizzato, ma bisogna pensare a percorsi ciclabili cittadini sicuri e agevoli (come una pista che colleghi il Parco Matusa a De Matthaeis attraversando via Aldo Moro). Per salvaguardare la naturalità dei luoghi e la funzione di corridoio ecologico che il fiume ha in relazione al transito delle specie animali che lo abitano, occorrerà ridurre al minimo l’impatto ambientale e paesaggistico dell’opera sia dal punto di vista della pavimentazione e delle barriere di sicurezza che dell’illuminazione».

Punti di forza

Secondo Legambiente «allo stato attuale, in assenza di una progettazione esecutiva, è possibile solo esprimere una valutazione dell’idea progettuale, che è in linea generale positiva, soprattutto per l’intento di avvicinare la popolazione e i visitatori all’elemento naturale più peculiare della città, che è appunto il fiume che l’attraversa da nord a sud. La fruibilità delle sue sponde, laddove compatibile con le primarie esigenze di conservazione e tutela, risulterebbe di notevole importanza in quanto si pone come valido strumento per l’educazione ambientale dei più giovani: la disponibilità di un percorso ciclopedonale in grado di collegare un parco urbano già esistente con uno in via di realizzazione può infatti essere un valido ausilio per le attività open air che potranno essere organizzate dagli istituti scolastici della città».

Punti deboli

Per l’associazione nel progetto «il punto di debolezza più rilevante da evidenziare è al momento solo potenziale. Il riferimento è alla rete ciclopedonale complessiva di cui il Comune di Frosinone intende dotarsi al fine di spostare quote significative di utenti dall’automobile alle due ruote. Ravvisiamo il rischio che il percorso ciclabile proposto con questo intervento sia considerato sostitutivo di quello da noi fortemente auspicato di una pista che colleghi il Parco Matusa a De Matthaeis attraversando via Aldo Moro. Ciò in quanto lo scopo primario di un percorso riservato alle due ruote per una città che soffre di un inquinamento da record e un primato negativo in quanto al tasso di motorizzazione per abitante è quello di fungere da modalità di spostamento ordinaria. A questo fine è necessario che il ciclista possa percorrere in sicurezza le strade della città utilizzando il percorso più breve e agevole.

Un percorso non lineare che percorre luoghi non antropizzati avrebbe principalmente una funzione ricreativa, e non potrà risultare abbastanza efficace nel produrre un cambiamento di abitudini della cittadinanza in quanto alle modalità di spostamento. Va poi sottolineato un aspetto fondamentale che attiene alle scelte tecnico-progettuali dell’intervento. Riteniamo che sia di fondamentale importanza salvaguardare la naturalità dei luoghi e la funzione di corridoio ecologico che il fiume ha in relazione al transito delle specie animali che lo abitano. Per questo motivo occorrerà ridurre al minimo l’impatto ambientale e paesaggistico dell’opera, adottando la scelta più idonea e “minimale” per quanto attiene in particolare alla pavimentazione e alle barriere di sicurezza, che non dovranno compromettere il passaggio degli animali selvatici. Altro punto da considerare attentamente in fase di progettazione esecutiva sarà l’illuminazione: è infatti ben noto a chi conosce il fiume che i transiti prevalenti di specie di pregio naturalistico (p.es. tassi, istrici, volpi) avvengono nelle ore notturne».

I rischi

«Va invece sottolineata una criticità di grande rilievo in merito alla fattibilità concreta dell’intervento proposto. Essa discende dalle caratteristiche specifiche del Fiume Cosa, che è un corso d’acqua privo di argini a carattere torrentizio, con enormi variazioni di portata conseguenti al regime pluviometrico. Da ciò discende la necessità di evitare che una piena eccezionale del fiume possa invadere il percorso. In una tale malaugurata circostanza la furia delle acque distruggerebbe l’opera con tutte le sue pertinenze accessorie, rendendola di fatto inutilizzabile» conclude Legambiente.

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