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Cassino

Contratto del settore metalmeccanico, il giorno dello sciopero

Ultimi presidi e volantinaggi per arrivare alla protesta di oggi sul rinnovo del Ccnl del settore metalmeccanico. Ancora allarme sulla situazione della fabbrica. Marsella: i modelli confermati dall’azienda non bastano per ridare prospettive

Contratto del settore metalmeccanico,  il giorno dello sciopero

Ultimi presidi e volantinaggi, ieri, per arrivare allo sciopero di stamattina, l’ennesimo in provincia di Frosinone nel settore dell’automotive.
Questa volta nel mirino della protesta la rottura sul contratto dei metalmeccanici tra Fim, Fiom e Uilm e Federmeccanica-Assistal. Una rottura basata sul mancato accoglimento della proposta sindacale approvata dalla quasi unanimità dei lavoratori e, indirettamente rigettata con la presentazione di una diversa piattaforma.
«Ieri le rsu hanno organizzato il volantinaggio nelle aziende metalmeccaniche - ha detto il segretario provinciale Fim Cisl Mirko Marsella - ci aspettiamo una adesione alta, saranno fatti i presidi sulle aziende più grandi e importanti della provincia. Dopo queste giornate di lotta ci auguriamo soprattutto che Federmeccanica si convinca ad aprire un confronto serio con le organizzazioni sindacali per riavviare la trattativa sul rinnovo del contratto».

Le argomentazioni
Sono molteplici le motivazioni della rottura. In primis riguardano il salario. «Respinta la richiesta di aumento di 280 euro; nessun aumento definito nel contratto nazionale ma tutto legato all’andamento inflattivo. Peggioramento della clausula di salvaguardia posticipando di 6 mesi parte dell’aumento sui minimi contrattuali. Nessuna volontà di modificare la clausula di assorbimento degli aumenti contrattuali».

Ma pare non ci sia neppure «nessuna disponibilità a regolare l’utilizzo dei contratti precari attraverso il contratto nazionale».
Per quanto riguarda il premio risultato «per i lavoratori delle aziende senza contrattazione aziendale viene proposta una soluzione impraticabile e difficilmente raggiungibile». Sull’orario, inoltre, nessuna disponibilità a ridurre l’orario di lavoro e a regolamentare lo smart working, dicono le sigle. Nessuna disponibilità a riconoscere permessi per conciliare tempi di vita e di cura dei figli e genitori. Viene richiesta la fruizione collettiva dei Par individuali non utilizzati. E, in ultimo, nessuna garanzia economica e occupazionale per i lavoratori in caso di cambio appalto.
Il grido è chiaro: «Riconquistiamo il tavolo della trattativa con il blocco dello straordinario e delle flessibilità, mobilitiamoci per il rinnovo del Ccnl».

Crisi Stellantis
Intanto la fabbrica resta chiusa dai primi di dicembre e questo stato silente potrebbe perdurare ancora a lungo. Nell’aria ulteriori blocchi produttivi a causa della mancanza di ordinativi sulle auto prodotte a Cassino Plant.
«Non c’è nessuna ufficialità ma è quasi certo il fatto che slitterà ancora una volta il rientro, non ci sarà il 20 gennaio. Così come è quasi scontato che questo 2025 sarà la fotocopia, se non addirittura peggiore, del 2024 con continui ricorsi ad ammortizzatori sociali e fermate produttive con annesse difficoltà di volumi.
Al tavolo ministeriale dello scorso dicembre - ha concluso Mirko Marsella - l’azienda ha confermato i modelli e gli investimenti sul sito cassinate ma credo che non bastino assolutamente per ridare prospettive produttive e di lavoro allo stabilimento».

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