Spazio satira
I dati
06.01.2025 - 08:00
Nonostante l’economia laziale mostri segnali positivi, il mondo del lavoro è intrappolato in una spirale di precarietà, con Roma maglia nera per i contratti “lampo” e Frosinone che registra numeri preoccupanti. Un’analisi della Cgil, basata sui dati dal 2009 al 2023, svela un quadro allarmante che colpisce tutte le fasce d’età, con particolare attenzione alla condizione femminile.
L’economia del Lazio, tra le più importanti del Paese, registra un aumento dei redditi complessivi dichiarati e una crescita dei depositi bancari. Tuttavia, questa prosperità non si riflette sul mondo del lavoro, afflitto da una precarietà strutturale. Un report della Cgil di Roma e del Lazio evidenzia come, sia in periodi di contrazione sia di crescita economica, aumenti solo il lavoro precario e di brevissima durata.
Dal 2009, la partecipazione al mercato del lavoro nel Lazio è aumentata, ma le nuove posizioni lavorative sono più precarie e di breve durata. I dati sulle Comunicazioni Obbligatorie mostrano un incremento del 24,9% delle persone interessate da nuove attivazioni di contratti, a cui corrisponde una crescita del 46% del numero di contratti. Il numero di attivazioni medie per lavoratore passa da 2,13 a 2,46, ben al di sopra della media nazionale dell’1,7. Nel 2023 sono stati 1.959.616 i contratti di lavoro attivati il 18% in più rispetto il 2019. Contestualmente le cessazioni sono state 1.868.044, pari al 95,3% dei contratti attivati. Il 79% dei contratti è cessato al termine della data della validità del contratto stesso, l’11,8% per dimissioni volontarie, il 6,1% per cause involontarie, lo 0,5% per cause demografiche, come i pensionamenti o i decessi, e il 2,6% per altre cause.
Roma capitale del precariato
L’analisi provinciale dei dati, scorporando Roma dal resto dell’Area Metropolitana, dimostra una forte sperequazione dell’intensità della precarietà nel Lazio. A Roma il 49% dei contratti attivati nel 2023 (690.492 su 1.959.616 totali nel Lazio) dura un solo giorno. Nel 2022 la percentuale era del 48%. In valori assoluti c’è un aumento di 5.441 contratti di un giorno. Complessivamente, nel 2023, il 70% dei contratti di lavoro a Roma è durato meno di un mese. Non meglio è andata a Frosinone, anzi. Il 10,5% dei contratti attivati nel 2023 ha una durata di un solo giorno, rimanendo al di sotto della media nazionale del 13,7%, ma segnalando una forte precarietà anche in questo territorio. Nelle altre province la situazione dice che a Viterbo i contratti di un giorno sono stati il 3,7%, a Latina il 7,1%, a Rieti il 7,2%. Nel Lazio, 108.644 persone si sono ritrovate a lavorare con contratti “lampo”, di cui 99.298 a Roma. La maggior presenza di contratti brevi nella Capitale determina un rapporto tra contratti e persone più alto rispetto al resto del la regione (2,79 contro 1,5).
Contratti stabili in declino
Il rapporto tra contratti a tempo determinato e indeterminato evidenzia un progressivo assottigliamento del lavoro stabile. Nel 2023 i nuovi tempi indeterminati sono l’8% del totale dei contratti di lavoro attivati nel Lazio (nel 2022 erano il 9%). L’analisi a livello territoriale compone un quadro secondo cui a Roma i nuovi contratti stabili passano dall’8% al 7%. Nell’Area Metropolitana di Roma: dal 15% al 13%. A Frosinone: dal 16% al 14%. A Latina: rimangono stabili al 7%. A Rieti: scendono dal 15% al 12%. A Viterbo: dal 10% al 9%. Le nuove attivazioni di contratti interessano sempre più le fasce anagrafiche medio-alte della popolazione: l’incidenza degli over 64 a cui viene fatto un contratto è triplicata, più che raddoppiata quella degli over 55, e cresce la percentuale degli over 45. Se nel 2009 queste fasce di età rappresentavano il 22%, oggi raggiungono il 36%.
La condizione femminile
I dati anagrafici mostrano una minore partecipazione delle donne under 35 rispetto ai coetanei uomini. Nella Capitale e nella città Metropolitana il divario è meno forte che nel resto del Lazio: a Roma il divario è di 3 punti percentuali, mentre nelle altre province arriva ai 7 punti percentuali. A Roma, le donne che entrano nel mercato del lavoro hanno una maggiore stabilità rispetto agli uomini per incidenza di contratti a tempo indeterminato, a differenza di quanto accade nel resto della Regione dove, quando la percentuale non è eguale, è più bassa per le donne. L’occupazione femminile nella Capitale è al 61%, sopra la media regionale del 54,1%. A Roma, nel mondo dello spettacolo, le donne arrivano ad avere in media 13 contratti l’anno, nei servizi poco più di 3, mentre nel resto del Lazio non si arriva all’1,5. Anche nei settori pubblici la media di contratti a Roma è più alta che nel resto del Lazio.
La Cgil individua diverse cause: scelte delle imprese che prediligono contratti di brevissima durata; una normativa nazionale che lo consente; la mancanza di politiche industriali che promuovano la stabilità occupazionale; la presenza di settori con forte discontinuità, come lo spettacolo. Il sindacato ha raccolto oltre un milione di firme per chiedere l’abrogazione di alcune norme con un referendum che si terrà nel 2025.
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione