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Cassino

Stellantis, uno sciopero dopo l’altro

Nessuna nuova lavorazione per la Denso, scatta la protesta. Alle 11.30 anche il montaggio si ferma per solidarietà. Ancora assemblee per la mobilitazione del 18. D’Avino: tra gli operai rabbia e rassegnazione. Marsella: situazione drammatica

sciopero dei dipendenti Stellantis

Ancora un'altra giornata di agitazione sindacale

L’aria è asfittica, la tensione inonda le giornate lavorative e ieri la rabbia è esplosa in tutta la sua potenza. Siamo nel mondo operaio dove si vive di incertezze e di promesse, con chiamate a singhiozzo e stipendi difficili da digerire, dati gli importi.
In una lunga giornata di assemblee preparatorie della manifestazione di Roma del 18, due sono stati gli scioperi. A catena.

Alla Denso

Erano le 6 quando la prima riunione si è svolta alla Denso, una delle tante calendarizzate per la giornata di ieri tra indotto e fabbrica, dall’alba fino alle 23.30. Discussioni e ragionamenti, poi una evidenza: non ci sono altre commesse così come concordato. E allora le Rsu di stabilimento di tutte le sigle presenti (Uilm, Fim e Fismic) hanno dichiarato lo sciopero con una adesione totale all’interno di una realtà che produce sequenziamento di radiatori e plance per Stellantis. Presente anche la Fiom alla riunione, al fianco degli operai.

L’azienda, per le sigle, non mantiene l’impegno di portare lavorazioni ulteriori. Senza nuove commesse e il rinnovo degli ammortizzatori sociali la situazione è critica per i 59 lavoratori che compongono la realtà produttiva. Ma non è finita qui, Gennaro D’Avino (Uilm) e Francesco Esposito (Fim) hanno subito dichiarato: «L’azienda ha fatto entrare, durante la manifestazione, lavoratori del sito di Avellino sostituendo quelli in sciopero, questo non può accadere, ora rischia l’articolo 28, l’attività anti-sindacale». Un grido che si è levato alto nella prima parte della mattinata e che potrebbe sviluppare azioni successive.
Sempre D’Avino ha continuato, nel pomeriggio: «Lo sciopero continuerà fino a quando non ci saranno incontri che possano stabilire un percorso». Per poi specificare che l’azienda (come accade ad altre) non ha commesse per la nuova piattaforma, ecco perché mesi fa si era ipotizzato un piano di diversificazione con collegamenti diversi da Stellantis. La doccia fredda sul mancato impegno arrivata ieri mattina è stata così la miccia della protesta.

In fabbrica

E non si fatta attendere la reazione dei “colleghi” della fabbrica-madre. Quando i sindacati sono entrati in assemblea con le “tute rosse”, poco dopo ne è scaturito uno sciopero. Dalle 11.30 alle 13.30 i lavoratori Stellantis hanno incrociato le braccia: imponente il corteo che dalle linee si è diretto verso l’ingresso due dello stabilimento, accolto da applausi e fumogeni.
E non è la prima volta che direttamente dal montaggio si scatena la mobilitazione.

Le altre assemblee

Una volta rientrati in fabbrica, Fim, Fiom e Uilm hanno continuano le assemblee della giornata con l’ultima programmata alle presse prima della mezzanotte, passando per un’altra realtà dell’indotto. Sono già oltre 15 i pullman che le tre sigle coinvolte hanno già organizzato.

I commenti

Sullo sciopero del 18 gli animi sono caldi. «Abbiamo la consapevolezza - continua ancora Gennaro D’Avino - che sarà una giornata storica perché le tre sigle sindacali tornano in piazza a manifestare insieme. Stiamo raggiungendo il picco di adesioni, tanti i pullman che si stanno organizzando». La parte più dolorosa è proprio quella del confronto con i lavoratori e con le loro storie, tutte diverse ma assolutamente simili quando si tocca il tasto dell’incertezza presente e futura. «Si vede guardandoli negli occhi, ci sono lavoratori che hanno paura, i sentimenti che circolano sono rassegnazione e rabbia perché il territorio non merita di essere trattato in questo modo. Se non si interviene questa bomba a orologeria rischia di scoppiare. L’indotto non riesce a stare dietro ai tagli che vengono fatti continuamente né ai pochi volumi giornalieri, in più hanno esaurito gli ammortizzatori sociali e alcune realtà hanno già deciso di trasferirsi altrove».

Ieri, dunque, “prove generali” di quello che ci si aspetta venerdì: «Adesso è il momento di unire le forze, scendiamo in piazza il 18 per chiedere chiarezza a Stellantis una volta per tutte ma anche per avere un incontro con il governo, il presidente del consiglio e l’ad del gruppo Tavares». L’invito è sempre rivolto a tutti, non solo agli operai direttamente coinvolti ma anche «ai cittadini e alle istituzioni perché il territorio conta - tra fabbrica, indotto, sub indotto, appalti e sub appalti - circa 6.000 persone, se li andiamo a moltiplicare per le famiglie parliamo di 18.000 coinvolti, non possiamo rimanere inermi».

Anche la Fim Cisl denuncia «da diverso tempo» la situazione gravosa nell’indotto «perché oltre alla questione degli ammortizzatori sociali in scadenza - spiega il segretario provinciale Mirko Marsella - c’è la questione dell’indotto primario che ancora oggi non ha alcuna commessa sulle nuove vetture. Ben vengano le rassicurazioni sugli stabilimenti italiani del ceo Tavares, ma poi la stessa multinazionale non fa nulla per salvaguardare il comparto metalmeccanico. La Denso non è la prima realtà che ha questo problema, la responsabilità sociale di Stellantis è anche questa, quella dell’indotto. Per questo dico che non sembra che ci sia una precisa volontà di credere nel paese Italia. Siamo tutti figli di questo territorio, tantissime famiglie hanno lavorato e lavorano per questo comparto ma la situazione ora è diventata davvero drammatica».

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