Spazio satira
Frosinone
24.04.2024 - 19:00
L'ingresso della motorizzazione di Frosinone
«L’indagine ha posto in luce che non solo a Frosinone, ma in questa parte del Lazio, e anche a Cassino, operava una struttura illecita finalizzata a alterare, con atti di corruzione, i procedimenti di abilitazioni delle patenti nuove e delle revisioni di patente».
È un passaggio della requisitoria del pubblico ministero Alessandro Picchi nel processo per le patenti facili alla Motorizzazione. Per l’inchiesta “Pay to drive”, condotta dalla squadra mobile di Frosinone nell’aprile 2016, culminata con 20 arresti (tre in carcere e 17 ai domiciliari), è arrivato il momento della discussione con richiesta di condanna fino a tredici anni per il principale indagato, Donato Ferraro, 73 anni, titolare di autoscuole a Cassino.
Il pm riconosce il decorrere del tempo - sono trascorsi circa otto anni dalla prima udienza - per cui alcuni reati sono prescritti, mentre altri, emersi dal ritrovamento delle schede contabili dalle quali figuravano i nominativi e le tariffe pagate dai candidati, non hanno ottenuto la piena prova. Da qui oltre alle richieste di condanna anche diverse assoluzioni proposte.
Il pm chiede di tener conto della sentenza di condanna, ormai irrevocabile, per l’ex direttore facente funzioni della Motorizzazione di Frosinone, Roberto Scaccia: «Questa sentenza deve essere correttamente valutata ai fini del giudizio». Per la procura le prove raccolte, dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, alle dichiarazioni in tribunale, a cominciare da quelle rese in aula dall’allora capo della squadra mobile Carlo Bianchi, provano «il rapporto di subalternità e messa a disposizione del funzionario infedele che, a prescindere dal favore, riceve il denaro». Il pubblico ministero richiama le riprese girate dalla polizia all’interno dell’ufficio dell’ex direttore: «Si vede più volte Donato Ferraro che entra e deposita la “bustarella”. Si vede in modo inequivocabile». E, laddove non ci sono le immagini c’è «l’irruzione della polizia giudiziaria nell’ufficio del direttore».
Che Ferraro, insieme all’ex direttore, sia la figura chiave dell’inchiesta il pm lo rimarca più volte anche quando cita l’intercettazione nella quale «Ferraro paga il compenso del legale» di un altro dipendente della Motorizzazione, condannato con rito alternativo, per difendersi in un procedimento disciplinare. «È interesse dell’organizzazione - puntualizza Picchi - che tutto vada liscio. Il dominus Ferraro non ha nessuna remora a sostenere le spese». Il pm parla di un «patto scellerato» per remunerare la «compiacenza dei funzionari prezzolati».
Il patto - secondo la prospettazione accusatoria - coinvolge oltre agli esaminatori della Motorizzazione, i suggeritori agli esami, i titolari di diverse autoscuole della provincia e i procacciatori di candidati, soprattutto stranieri. Del resto, a Frosinone, a sostenere gli esami arrivavano cinesi, magrebini, asiatici, sudamericani, gente dell’Est Europa residenti soprattutto nelle province di Roma e Perugia.
Di Ferraro l’accusa ricorda anche di «un’udienza rinviata per legittimo impedimento perché arrestato a Cassino».
Sono quattro le sessioni di esame sulle quali insiste l’accusa. Il pm cita così un episodio che riguarda Antonio La Rena, 62 anni, di Piedimonte San Germano, esaminatore della Motorizzaizone, che, per l’accusa, prima dell’esame «si attiva per mettere la sedie al centro per Giuseppe Ferraro che sostituiva i candidati» e aveva il ruolo di suggeritore.
Fari puntati anche sui due cinesi “Stefano” ed “Elena” considerati i procacciatori di clienti cinesi. «Cinesi che - sostiene il pm - pagando prendono la patente anche se non sanno leggere lo stop». Citato il caso di un colombiano che, bocciato otto volte all’esame, riesce a superarlo per 1.500 euro.
Il pm sostiene che nel mirino della procura sia finita una «struttura radicata da tempo che ha permesso di ottenere ingenti introiti». Da qui la considerazione che il reato associativo risulta provato.
Alla fine dell’intervento il pm chiede allora tredici ani per Donato Ferraro, nove anni per La Rena, otto anni per i due cinesi Xiaoquan Lin e Xuemei Liu, residenti a Napoli, sei anni per Orazio Mancone, titolare di autoscuola, e Cinzia Sinibaldi, la segretaria dell’ex direttore, quattro anni per Silvestro Ferraro di Marcianise, tre anni e otto mesi per Antonio Ciotoli, altro dipendente della Motorizzazione, tre anni e quattro mesi per l’egiziano Basam Elkat, tre anni e mezzo per l’egiziano Tawab Abdel, tre ani e tre mesi per Nicola Catter di Bologna, un candidato, un anno e otto mesi per Gaetano Ferraro di Marcianise. Per gi altri chiesta l’assoluzione come anche la confisca di quanto in sequestro.
La discussione proseguirà il 9 luglio con gli avvocati. Nel collegio difensivo gli avvocati Giuseppe Stellato, Federico Simoncelli, Luigi Sena, Nicola Ottaviani, Martina Stirpe, Giuseppe Dell’Aversano, Massimo Meleo, Christian Alviani, Gampiero Vellucci, Maurizio Suarato e Alessandro Mori.
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