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Premi spesa per tutti. Ma non in Ciociaria

Fa discutere la politica adottata da noti brand commerciali che hanno escluso alatrensi e verolani. Il tutto è venuto a galla dopo le proteste di una massaia che si è rivolta all’avvocato Enrico Pavia

Premi spesa per tutti. Ma non in Ciociaria

Acquistare un prodotto legato ad un concorso a premi e scoprire che la tua città è esclusa dalla partecipazione. È quanto di singolare è emerso grazie alla denuncia pubblica di una massaia alatrense, che ha messo di mezzo un legale per vedersi riconosciuto il suo diritto ad un buono spesa di 50 euro. Questione finita? Neanche per sogno, perché il caso è diventato nazionale.

I fatti
Tutto è venuto a galla quando una signora si è presentata dall’avvocato Enrico Pavia, mostrandogli gli scontrini degli acquisti effettuati, i codici trovati, cui hanno fatto seguito la partecipazione al concorso, la vincita e l’amara scoperta finale: se sei di Alatri o di Veroli, oltre che di Canicattì, non hai diritto al premio. Incredibile.
I concorsi in questione sono “I marchi del benessere”, “Il buono che ti Premia”, “Scopri il gusto di volerti bene”, connessi all’acquisto di prodotti alimentari e per la casa di notissimi brand commerciali. Ebbene, nel regolamento viene specificato che i punti vendita dei due centri ciociari e della cittadina siciliana sono fuori dai giochi. E nessuna spiegazione viene fornita per giustificare una tale scelta.

A parte la comprensibile delusione iniziale dopo questa notizia, la donna non si è persa d’animo e ha chiamato l’avvocato Pavia, portandogli tutte le prove e il legittimo desiderio di incassare la vincita. La signora ha anche fornito copia del regolamento, davanti al quale lo stesso legale ha manifestato stupore.
Dopo uno scambio di raccomandate con la società organizzatrice del concorso, alla fine alla nostra massaia è stato dato l’agognato premio, un buono acquisti per un valore di 50 euro.
Tutto risolto? No. Perché la donna è tornata alla carica con Pavia, facendosi la “portabandiera” di tante altre colleghe casalinghe, alle quali non sono stati consegnati premi simili o di valore superiore.

Cosa c’è dietro?
Va detto che tutte queste signore sono “organizzate” in modo scientifico e che utilizzano una chat per comunicare e scambiarsi informazioni: dunque, sanno dove, come e quando acquistare determinati prodotti, come partecipare ai concorsi e tentare la sorte, riuscendo a vincere di tanto in tanto.
Che sia stata la bravura e l’attenzione delle donne alatrensi e verolane a spingere gli organizzatori ad eliminare i due centri ciociari dal gioco? È una possibilità, che l’avvocato Pavia però non può confermare.
«Di certo – ci dice il legale – il regolamento è discriminatorio perché esclude dalla partecipazione gli abitanti delle due città. Inoltre crea un danno di immagine alle stesse e ai loro residenti. Altrove, chissà in quanti, difatti, si saranno domandati per quale oscuro motivo alatrensi e verolani non possano prendere parte ai concorsi».
Lo stesso Pavia, in qualità di consigliere comunale, ha intenzione di proporre una mozione al prossimo consiglio comunale per tutelare l’immagine della città. Sul caso, infine, si stanno muovendo anche le associazioni in difesa dei consumatori.

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