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Pd e "dissidenti": «Una maggioranza in rotta»

Durissima presa di posizione dei consiglieri dopo il dibattito sulle mozioni: «La più spettacolare fuga di massa della nostra Amministrazione. Sembrava una scena da cinema muto»

Pd e "dissidenti": «Una maggioranza in rotta»

Ci sono nove firme in calce ad una presa di posizione tutta politica. Quelle dei consiglieri Angelo Pizzutelli, Fabrizio Cristofari, Norberto Venturi (Pd), Giovambattista Martino, Teresa Petricca, Francesco Pallone (FutuRa), Anselmo Pizzutelli, Maria Antonietta Mirabella (eletti nella Lista Mastrangeli) e Giovanni Bortone (eletto nella Lega). Mancano invece gli esponenti di Forza Italia: Pasquale Cirillo, Maurizio Scaccia e Christian Alviani. Siccome nel documento si fa riferimento alle mozioni discusse nell’ultima seduta consiliare (quelle sulla situazione nella Striscia di Gaza), gli “azzurri” non hanno voluto alimentare ulteriori polemiche. Facendo prevalere l’impostazione nazionale del centrodestra sulla vicenda del Medio Oriente. Ma questo non sposta di una virgola l’opposizione di Forza Italia alla giunta guidata da Riccardo Mastrangeli.

Ad ogni modo i nove consiglieri firmatari del documento rilevano: «Quanto accaduto venerdì 10 ottobre nel consiglio comunale di Frosinone non deve certamente spostare l’attenzione che da tempo la gran parte dei cittadini, e con loro molti consiglieri comunali, pongono rispetto ai ritardi ormai incolmabili di questa Amministrazione in tema di trasporto urbano (Brt e ascensore inclinato), scelte urbanistiche (area dello Scalo di Frosinone), ambiente e tutto il resto». Poi aggiungono: «Tuttavia la vicenda offre notevoli spunti di riflessione politica ben interpretabili soprattutto per chi ama la lettura della commedia classica nella sua parte ironico-favolistica, ben descritta da Esopo. Questo forse è l’unico modo per stemperare un clima che ormai a furor di popolo è diventato irrespirabile. Meglio pensare che quello di venerdì non fosse un consiglio comunale, ma una parodia comica, con venature grottesche, un esperimento di teatro politico surreale. Unica spiegazione possibile. Sono bastate due semplici mozioni, entrambe su temi umanitari: quella di Domenico Marzi per il riconoscimento dello Stato di Palestina e quella di Anselmo Pizzutelli sul genocidio, due testi di principio, di pace, di civiltà, ma soprattutto di umanità come base di discussione: tanto è bastato per far saltare il banco».

Argomentano ancora i consiglieri: «Possibile che i capigruppo di Fratelli d’Italia e Lega, anche alla luce delle notizie del successo della mediazione americana, non siano stati in grado di prendere posizione davanti ad un microfono acceso? E poi che dire dei membri della giunta che non avrebbero dovuto neppure votare, ma che tuttavia hanno abbandonato l’aula in massa, seguendo l’esempio del sindaco e del presidente del consiglio comunale? Guardando la diretta streaming (ndr: non funzionava l’audio), non si può che arrivare ad una conclusione: o si ride o si piange. Noi abbiamo scelto di ridere e di raccontare questa assurdità come una commedia. Un cinema muto del Novecento. Nessun audio, solo gesti concitati, sguardi smarriti. Poi hanno lasciato l’aula con la più spettacolare “fuga di massa” della storia della nostra Amministrazione. E poi ancora la “perla” di due consiglieri in “fuga” dalla mozione di Domenico Marzi, ma anche da sé stessi, considerato che da mesi avevano sottoscritto proprio quella mozione. E come diceva il grande Totò: ma ci faccia il piacere. Questa è la conclusione di una truppa in “rotta”. Altro che granitica maggioranza. Un truciolato spacciato per legno di faggio».

Dicevamo che questa è l’analisi di 9 consiglieri: 6 “dissidenti” del centrodestra e 3 del Pd. Ma in ogni caso va considerato che Forza Italia (3) è comunque all’opposizione. Poi c’è il Partito Socialista, rappresentato da Vincenzo Iacovissi. Già definito candidato a sindaco e coalizione per le elezioni del 2027, ma il gruppo è comunque all’opposizione. Una considerazione che va tenuta presente per quanto riguarda la seconda convocazione. Dove bastano 12 presenti. Ma gli equilibri e i rapporti di forza in aula non consentono a nessuno di poter allentare il livello ci concentrazione politica.

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