Frosinone
23.06.2025 - 12:00
Parola al perito della pubblica accusa in Corte d’Appello a Roma nel processo per la morte di Gina Turriziani Colonna, la ventisettenne di Frosinone deceduta in un drammatico incidente stradale a Borgo Grappa avvenuto nel luglio del 2017.
Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, il giudice aveva messo in rilievo che la morte sia riconducibile alla condotta di guida dei due imputati. «Il conducente della Mito avrebbe potuto prevedere (in quanto debitamente segnalato da cartellonistica stradale) che altro utente della strada avrebbe potuto immettersi sulla strada principale da lui percorsa, avrebbe potuto evitare l’evento morte se avesse osservato una velocità di 50 chilometri orari». Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Luca Ciavardini e dagli avvocati Christian Alviani e Carlo Bonzano. La famiglia di Gina Turriziani Colonna, invece, si è costituita parte civile ed è rappresentata dall’avvocato Nicola Ottaviani.
Secondo quanto è emerso nel corso del processo, la Fiat 500 condotta dal giovane di Aprilia, non avrebbe rispettato lo stop mentre l’altra auto, l’Alfa Romeo Mito su cui viaggiava Gina e che era condotta dal fidanzato, non avrebbe rispettato il limite di velocità di 50 chilometri orari. La morte della ragazza aveva suscitato grandissimo cordoglio a Frosinone dove era molto conosciuta.
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