Spazio satira
La relazione della Dia
01.06.2025 - 08:52
Non solo i clan campani, gruppi calabresi e locali. Alla Ciociaria guardano anche le organizzazioni criminali della capitale.
È uno dei particolari emersi dal rapporto della Direzione investigativa antimafia al Parlamento. Tra i gruppi con interessi in Ciociaria c’è quello dei Senese. «Pur avendo una origine di chiara matrice camorrista presenta una struttura organizzativa mutuata dalle compagini autoctone criminali del Lazio, rappresentando così un’espressione equilibrata della fusione tra modelli mafiosi tradizionali e realtà criminali locali - scrive la Dia - Si distingue per il ricorso al metodo mafioso e per il controllo esercitato sul territorio, l’infiltrazione nei settori economico-finanziari e una struttura organizzativa fortemente radicata e familiare, elementi che ne hanno rafforzato la pericolosità e il ruolo nell’ambito della criminalità organizzata nel Lazio. I suoi interessi sono fortemente concentrati nelle zone della Capitale quali Tuscolana, Cinecittà, Centocelle, Quadraro e alcune aree del centro storico, ove le indagini hanno consentito di ricostruire investimenti e operazioni finanziarie di riciclaggio dei proventi illeciti in ristoranti, bar e negozi di abbigliamento, nonché di individuare ulteriori compendi patrimoniali in altre città quali Frosinone, Milano e Verona».
Sempre da Roma, la Dda nel campo del traffico illecito di rifiuti ha scoperto una triangolazione Napoli-Frosinone-Pordenone. “Una goccia nel deserto” è il nome dell’operazione, di maggio 2024, del Nucleo investigativo di polizia ambientale e agroalimentare e forestale dei carabinieri forestali e della squadra mobile della questura di Frosinone. Obiettivo delle indagini «un’organizzazione criminale dedita al traffico illecito di rifiuti anche mediante il ricorso all’intestazione fittizia di società», scrive ancora la Dia.
L’indagine - ricorda la relazione - «trae origine allorquando nel 2019 in Campania era in corso una grave emergenza rifiuti. In tale contesto alcuni conferitori campani individuarono il sito di un’impresa con sede legale a Frosinone, dove conferire i propri rifiuti solidi urbani mediante la contraffazione del relativo codice in modo tale da aggirare la normativa e poterli trasportare fino allo stabilimento della ditta del frusinate. Questo consentiva ai conferitori di liberarsi di grandi quantità di rifiuti». Tuttavia, l’incendio divampato il 23 giugno 2019 che distruggeva lo stabilimento della Mecoris di Frosinone, portò, come ricostruisce la Dia, «due degli indagati, vertici dell’organizzazione criminale», a «cercare nuovi impianti, fino ad acquisire nel 2020 una società in liquidazione, con stabilimento ad Aviano (PN), rilevata attraverso una società del settore con sede legale a San Giorgio a Cremano (NA)».
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