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Frosinone

Violenza di genere, al via il nuovo centro per il recupero per gli uomini maltrattanti

Firmata la convenzione per lo svolgimento dei percorsi di recupero destinati agli autori di violenza domestica, sessuale, di genere e contro i minori

Violenza di genere, al via il nuovo centro per il recupero degli uomini maltrattanti

Claudia Angelisanti e Alessio Di Marco

Il tribunale di Frosinone e l’associazione “Fiorire in inverno” di Ferentino hanno firmato questa mattina la convenzione che regola lo svolgimento dei percorsi di recupero destinati agli autori di violenza domestica, sessuale, di genere e contro i minori. L’associazione, infatti, grazie alla collaborazione con il tribunale, ha definito l'apertura del “Centro per gli uomini autori o potenziali autori di violenza di genere” (Cuav), un servizio rivolto agli uomini che, nelle relazioni affettive, hanno agito o temono di agire con violenza fisica, verbale, psicologica, economica e sessuale, compromettendo la libertà e la sicurezza del proprio nucleo familiare. Un nuovo e significativo traguardo arricchisce l’impegno del sodalizio, per contrastare ogni forma di abuso e maltrattamento attraverso un’attività di sensibilizzazione continua e mirata nei Comuni della Provincia di Frosinone.

Il percorso offerto dal centro, in particolare, come previsto dalla legge nota come “Codice Rosso”, garantisce la piena sicurezza delle vittime e, contemporaneamente, guida gli uomini con atteggiamenti violenti e vessatori in un processo teso a promuovere un’educazione che escluda discriminazione e sopraffazione dalle loro modalità relazionali, attraverso l’analisi, caso per caso, dei meccanismi alla base dei loro comportamenti. L’iniziativa ha dunque lo scopo di eliminare o quantomeno ridurre il crescente rischio di reiterazione della violenza contro donne e minori, dando particolare rilievo alla partecipazione sociale e pacifica alla vita della comunità, essenziale per lo sradicamento degli stereotipi di genere. Il dottor Alessio Di Marco, presidente dell’associazione “Fiorire in inverno”, ci ha raccontato cosa simboleggia questo importante traguardo raggiunto nel territorio, come punto di partenza per abbattere la violenza di genere su entrambi i fronti.

Quanto è importante questo risultato ottenuto oggi per lo sviluppo di una società paritaria in Provincia di Frosinone, nonché in tutta Italia?

«Partiamo dal presupposto che la convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia nel 2013, prevedeva già questi centri in maniera omogenea sul territorio. Poi noi abbiamo fatto nel 2023 un documento che è stato inviato all’europarlamentare Maria Veronica Rossi e che già delineava la disomogeneità sul territorio italiano. Noi, infatti, avevamo già portato all’attenzione del Parlamento europeo il fatto che sul territorio italiano esistessero esclusivamente quarantacinque centri per gli uomini contro i settecento per le donne, laddove la convenzione di Istanbul prevedeva che dovessero svilupparsi in parallelo. Da qui abbiamo cominciato proprio ad addentrarci nella dinamica. In pratica, abbiamo visto quali erano le linee guida dello Stato: tra l’altro il Codice Rosso è stato rafforzato dalla legge del 2019 che offre le linee guida nazionali. Successivamente, ci siamo confrontati con un’altra associazione già operante su questo settore, ovvero il “Centro Prima” di Roma. Così abbiamo formato delle psicologhe per lavorare sul territorio con il “Centro Prima”, da cui è partito un lavoro per cercare di far concludere sul territorio della Provincia di Frosinone questo centro, che attualmente è il primo che sorge in Ciociaria».

A proposito di questo nuovo centro di Frosinone, qual è l’approccio che voi adottate per programmare percorsi che siano efficaci a lungo termine e ad hoc?

«Il Cuav di Frosinone ricade nella natura dei centri in anonimato per questioni di codice rosso. In particolare, l’iter burocratico che noi applichiamo è questo qui: quando il soggetto entra nel centro, fa i primi due o tre colloqui che sono quelli di approccio, per capire se sia trattabile o meno, poiché ci sono soggetti che sono comunque psichiatrici ma che non vanno trattati. Siccome il centro deve rimanere in anonimato, questo trattamento dei primi due o tre incontri si farà o in uno sportello del Comune o in un’altra sede. Ma questo si deciderà al momento dell’incontro. Successivamente, quando la psicologa dirà che c’è possibilità di inserirlo nel centro di recupero, verrà portato in questa località di Frosinone dove c’è il centro vero e proprio che tratta solo queste persone. Questo accorgimento serve a tutelare anche gli altri utenti già presenti nel centro».

Quanto è fondamentale che anche nella Provincia di Frosinone vengano aperti questi centri?

«Questi centri hanno importanza tanto quanto quelli per le donne, perché la Legge stessa prevedeva che viaggiassero di pari passo, di modo che ci fosse un numero concreto di centri per l’assistenza alle donne e un numero concreto di centri per la riabilitazione degli uomini. Ovviamente, negli anni per le donne è stato fatto tantissimo, e quindi oggi siamo riusciti a creare una rete di protezione. Mentre per gli uomini la rete su Frosinone ad esempio non c’è. Per questo ha un’importanza particolare. Da qui ai prossimi novanta giorni lavoreremo anche su una rete che possa inserire tutte le amministrazioni all’interno della nostra associazione. A breve ci sarà un protocollo di rete tra gli uffici del tribunale, della Procura e l’ufficio dell’Ueber, con l’obiettivo di andare di pari passo con i centri antiviolenza per le donne sul territorio. Pur partendo comunque con vent’anni di svantaggio».

È comunque un punto di partenza…

«Certo. Questi centri servono per cercare di recuperare le persone perché queste debbano essere rieducate e reinserite nel contesto sociale. Ovviamente si prova a non portare avanti la violenza nelle seconde relazioni, perché da dati statici emerge che l’uomo, se non frequenta i percorsi, nelle seconde relazioni può rimettere in atto la violenza delle prime. Quindi noi lavoreremo proprio su questo fronte».

Avete in progetto di aprire altri sportelli nei Comuni del territorio?

«A questo proposito, ci sarà da qui a giugno 2025 l’apertura di ulteriori due sportelli sul territorio. Già abbiamo l’approvazione delle amministrazioni; resta solo da completare l’iter burocratico. Su questo, non dovrebbero esserci problemi, poiché le amministrazioni hanno accolto positivamente le iniziative, garantendoci massima disponibilità».

E in quali Comuni saranno aperti?

«Il primo centro aprirà nel Comune di Anagni. Mentre il secondo nel Comune di Sgurgola. Le amministrazioni hanno mostrato massima disponibilità. Il Comune di Anagni, in particolare, ha dato il suo immediato supporto».

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