Spazio satira
Frosinone
02.02.2025 - 10:00
La sala giochi Terrybell, sulla Monti Lepini a Frosinone
Rapina il 19 marzo del 2023 nella sala giochi Terrybell, sulla Monti Lepini a Frosinone: venerdì si è svolta l’udienza preliminare a carico del quarantunenne di Frosinone e del trentaduenne albanese arrestati dalla polizia a seguito delle indagini subito avviate all’epoca dei fatti. L’altro ieri la richiesta di rinvio a giudizio per rapina pluriaggravata. Il giudice Antonello Bracaglia Morante ha aggiornato il processo al prossimo 28 marzo e deciderà se definirlo con il rito abbreviato condizionato.
La vicenda
Il colpo è durato poco meno di 45 secondi. Il tempo per il rapinatore, con un caso integrale calato in testa, e pistola in pugno, di minacciare l’addetta alla sala, unica dipendente presente in quel momento, e madre dell’albanese finito sotto accusa, di consegnare il denaro custodito nella cassaforte, frutto degli incassi dei giorni precedenti, disinteressandosi, invece, del denaro nelle casse e frutto delle giocate della mattinata. Il bottino è stato di 16.000 euro. Arrestati il frusinate e l’albanese. Il primo ritenuto essere l’esecutore materiale, e il secondo, invece, l’ideatore. L’arresto di quest’ultimo, difeso dall’avvocato Riccardo Masecchia, era stato annullato dal tribunale del riesame mentre il frusinate era stato detenuto in carcere perché dovevano essere svolti ulteriori accertamenti. Decisivi, per l’adozione dell’ordinanza di custodia cautelare, a maggio del 2023 sulla base delle investigazioni della squadra mobile, i filmati delle videocamere di sorveglianza e le dichiarazioni di un testimone che aveva visto gettare uno scooter nel fosso di via Vado del Tufo. Recuperato dalla polizia con l’ausilio dei vigili del fuoco, il motociclo era risultato essere quello usato dal rapinatore. La procura aveva disposto anche due consulenze tecniche, una antropometrica e l’altra genetica. Il frusinate, difeso dall’avvocato Nicola Ottaviani, ha sempre sostenuto improbabile una sua partecipazione alla rapina ai danni della madre dell’amico con il rischio che questa avrebbe potuto riconoscerlo, anche col casco. La difesa ha chiesto di produrre una consulenza di parte di carattere cellulare-chimico-biologico per dimostrare come la compatibilità non abbia nulla a che fare con i profili genetici della coincidenza. Udienza aggiornata a marzo.
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