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Frosinone

Discarica di via Le Lame. Legambiente: «La bonifica non può aspettare»

Ieri sit-in di protesta per sollecitare una svolta. L’associazione denuncia le lungaggini burocratiche che hanno di fatto bloccato anche le operazioni di caratterizzazione

discarica via le lame

Ieri la manifestazione di Legambiente

Un mostro di rifiuti e di veleni, una bomba ecologica situata a pochi metri dal fiume Sacco, dai centri commerciali, dalle abitazioni e dagli insediamenti produttivi. Una vera  e propria montagna di tossicità, che non può sfuggire all’occhio di  chi transita dalle parti dell’area industriale del capoluogo, che negli anni ha prodotto effetti devastanti sulla salute dei cittadini. Ma anche una montagna di passaggi tecnico-burocratici, di intoppi, di lungaggini burocratiche e rimpalli di responsabilità. Parliamo, ovviamente, dell’ex discarica di via Le Lame a Frosinone, utilizzata  dal 1956 sino al 2002. Composta da tre bacini, il primo del 1987, il secondo impiegato da marzo 1992 sino a giugno 1994, e il terzo dal 1994 al 2002.

Ieri pomeriggio, dinanzi ai cancelli della ex discarica Le Lame si è svolta l’iniziativa di protesta “Le Lame, una collina da rifiutare!”, aperta a tutti i cittadini, a cura del circolo di Legambiente di Frosinone “Il Cigno”, tramite il presidente Stefano Ceccarelli. Un sit-in di protesta, con striscioni e cartelli, per denunciare il ritardo nell’avvio dei tanto attesi, nonché urgenti, interventi di caratterizzazione  del sito propedeutici alla bonifica, nonostante la disponibilità dei fondi e l’aggiudicazione della gara da parte della Regione Lazio, avvenuta già nell’ottobre 2023. Una manifestazione per sollecitare gli interventi di caratterizzazione ambientale e bonifica.

Il presidente del circolo di Legambiente di Frosinone “Il Cigno”, Stefano Ceccarelli, ha parlato dell’intenzione, con questo sit-in, di richiamare l’attenzione su un problema annoso di questa terra, che è quello di «una collina colma di rifiuti che è qui, nel bel mezzo della Valle del Sacco, dal 1956. È uno scandalo senza fine, continuano le lungaggini burocratiche che impediscono la caratterizzazione ambientale, e quindi la bonifica del sito, e questo è inaccettabile. Stiamo assistendo ad una manfrina fra gli enti preposti ma, seppur i fondi sono presenti almeno per la caratterizzazione ambientale (sono già stati stanziati, parliamo di dieci milioni di euro), a distanza di un anno dal conferimento dell’incarico a seguito dell’aggiudicazione di una gara di evidenza pubblica, ancora i lavori e le indagini per la caratterizzazione non sono iniziati».

Anche il presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi, ci ha espresso tutto il suo disappunto, definendo la discarica di via Le Lame «una delle ferite del territorio della Valle del Sacco più evidenti, che attende una bonifica da decenni, e non cambia niente. Passano gli anni, cambiano le stagioni, ma questo enorme cumulo di rifiuti aspetta di essere sistemato, messo in sicurezza e di permettere anche un minimo di riqualificazione del territorio e dell' area circostante. Questo non avviene, ed è per questo che siamo qui, per dire che la transizione ecologica passa anche dalla cura delle ferite gravi, che sono state inferte al territorio, come la discarica di via Le Lame».

Il presidente Roberto Scacchi ha parlato dell’importanza del tenere alta l’attenzione con un occhio molto attento su questo luogo: «Cercheremo poi di interagire con il mondo che dovrà decidere i prossimi passi, quindi con la politica, alla quale ci rivolgiamo. Ci rivolgiamo ai decisori politici perché poi, dopo le perimetrazioni, dopo  i primi finanziamenti, non è successo in realtà niente e quindi, quando la politica genera soltanto sovrastrutture, ma poi nel concreto non succede niente, semplicemente non sta facendo il bene del territorio. Qui chiediamo che si cambi rotta, e che si faccia il bene del territorio».

Nel corso della manifestazione, si è posta l’attenzione sull’importanza di mettere in campo una mobilitazione dal basso che faccia sentire il fiato sul collo agli enti competenti, ricordando loro come la pazienza dei cittadini sia giunta al termine, e come nessun intoppo procedurale  potrà giustificare il perpetuarsi dell’inazione nei confronti di un intervento di ripristino ambientale che, come risulta evidente, non è più rinviabile. Diversi i cartelli che hanno animato il sit-in, con la richiesta di una bonifica immediata, l’eliminazione dell’“ecomostro” da Frosinone, e la fine della pazienza da parte dei cittadini.

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