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Il ricordo di una persona eccezionale oltre che di un amico

Addio ad Antonio Colagiovanni. Orgoglio del popolo ciociaro

Ci ha lasciato a cinquantasette anni. Da quel “campetto” del Sacro Cuore fino al meritatissimo professionismo

antonio colagiovanni

Una delle immagini più belle di Colagiovanni con la maglia del Frosinone: l'esultanza in occasione del gol siglato contro il Cagliari

Metà degli anni 70. Così come la maggior parte degli adolescenti di quell'epoca, il principale punto di ritrovo con gli amici era l'oratorio. Nel mio caso quello del Sacro Cuore. Eravamo fortunati perché, dopo le "prediche" di don Luigi Sementilli, avevamo la possibilità di divertirci sull'attiguo campo di calcio (oggi diremmo di calcio a 5), che tuttora esiste all'interno della parrocchia. Si iniziava a giocare nel primo pomeriggio e si finiva solo quando il buio non ci permetteva più di vedere quell'adorato pallone. Federico, Mauro, Pierluigi, Carletto, Angelo, Roberto, Luigino, l'indimenticato Memmo e via dicendo.

Avevamo tutti la stessa età. E poi qualcuno poco più grande come Giacinto, Mario o Tonino. Un giorno si presenta al campetto un ragazzino minuto, con un ciuffo ribelle e le scarpe da ginnastica molto consumate. Molto più piccolo di noi (nove anni) che ci chiede, facendo forza su se stesso alla luce di una innata umiltà e riservatezza, se poteva giocare anche lui. Ci confrontiamo tra noi e, apprezzando il modo in cui era arrivata la richiesta, decidiamo di accontentarlo. Era più forte di noi nonostante fosse ancora un bambino. Palla incollata al piede, dribbling di una naturalezza unica e tutto ciò non in una partita di "calcio a 5", ma su un campo di calcio a 5 dove giocavamo dieci contro dieci, e anche di più. Ebbene, anche in quegli spazi ristrettissimi lui ci saltava come birilli.

Il suo nome? Antonio. Antonio Colagiovanni. E da quel momento in avanti, ogni santo giorno quel "ragazzino" veniva scelto per primo nel momento della conta per fare le squadre. Con quel bellissimo carattere e con quelle spiccate doti tecniche, era facile prevedere per lui una buona carriera da calciatore. E così è stato. Sono fortunato, perché ho avuto il piacere di vederlo sbocciare come calciatore. Ma non solo. Perché poi ho avuto il piacere di vederlo crescere e commentare le sue gesta negli anni in cui ha indossato la maglia del Frosinone Calcio diventando ben presto l'orgoglio del popolo ciociaro.

In un ritiro estivo di quegli anni di militanza canarina, ero con la squadra per conto di una tv locale e gli dedicai una clip che lui ha sempre conservato con immenso piacere. Immagini delle sue gesta più belle, accompagnate da una canzone che ho sempre pensato che De Gregori avesse scritto per lui: La leva calcistica della classe '68. Per quella maglia numero 7, ma soprattutto per il coraggio, per l'altruismo per la fantasia.

Ciao Antonio. Voglio ricordarti con quel ciuffo ribelle e quelle scarpette da tennis consumate mentre ci chiedi se puoi entrare e giocare con noi. Continueremo sempre a sceglierti per primo.

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