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L'intervista

La storia siamo noi. A tu per tu con il colonnello Carlo Venditti

La “sua” Fontana Liri, la seconda guerra mondiale e il libro sul generale Mario De Santis. La memoria e l’importanza di tramandare i fatti

carlo venditti

Carlo Venditti, “Racconti della mia vita in Francia sotto l’occupazione tedesca”, concentrato sulla biografia del generale Mario De Santis, è il suo ultimo libro

Di antica famiglia fontanese, il colonnello Carlo Venditti in ausiliaria dell’Esercito italiano, è un fervido scrittore. La materia preferita? La storia, la storia della sua terra attraverso le testimonianze raccolte tra i suoi concittadini. Le sue cronache, da buon militare, si soffermano molto sui fatti bellici del secolo scorso ma, da buon fontanese, ricorda nei suoi libri anche i costumi di un’epoca passata. Il suo spirito storico cerca di nascondere le emozioni, che però trapelano qua e là dietro una virgola, o seguendo la traiettoria di un proiettile o condividendo tacitamente l’orrore delle persone che ha incontrato per intervistarle. L’occasione per rivolgergli qualche domanda la offre la lettura del suo ultimo volume,“ “Racconti della mia vita in Francia sotto l’occupazione tedesca” - Memoriale e profilo biografico del Magg. Gen.S.Te.A. Mario De Santis” (Sidi Editore, 2024).

Come nasce questo libro?
«Il libro sul generale De Santis nasce dalla casuale conoscenza della figlia Bianca Maria e del nipote Alberto, custodi del memoriale sul periodo trascorso in Francia durante la Seconda guerra mondiale. All’iniziale idea di pubblicare il dattiloscritto si aggiunse quella di una biografia complessiva inserendo il memoriale nel libro. De Santis è un’interessante figura di ufficiale, di ampia cultura, interessi e doti manageriali. Transitato nel dopoguerra nel Servizio Tecnico di Artiglieria, fu assegnato al “Polverificio Esercito di Fontana Liri” che era in fase di ricostruzione e rilancio, prestandovi servizio vent’anni di cui nove quale direttore».

Ci parli del Polverificio…
«Il Polverificio, che oggi si chiama “Stabilimento militare propellenti”, nacque a fine Ottocento dall’intento di costruire in zona strategicamente utile un impianto per le polveri infumi. La scelta ricadde sulla contrada Madonna degli Zapponi perché lì il salto naturale del fiume Liri favorì la costruzione di una centrale idroelettrica che ancor oggi assicura autonomia energetica all’opificio, che ha prodotto per decenni il propellente delle munizioni per armi portatili Modello ’91. Il suo ruolo è stato importante nei conflitti del secolo scorso, ha posto un freno all’emigrazione, fatto crescere l’economia del territorio, originando inoltre il nostro centro abitato moderno. È, oggi, oggetto di progetti di ammodernamento degli impianti».

Una data importante per l’Italia è stata l’8 settembre 1943. Cosa significò per Fontana Liri?
«Dopo l’armistizio, i tedeschi si impossessano del Polverificio, trasferendo i macchinari nel Nord Italia. Impiantarono inoltre cucine, pezzi contraerei, depositi, stazioni radio, un ospedale militare e un cimitero. La reazione della popolazione portò alla nascita di una formazione partigiana guidata da Arturo D’Innocenzo, nominato sindaco dagli alleati dopo la liberazione. Numerosi ex prigionieri di guerra alleati, favoriti dai partigiani, trovarono rifugio in paese. Il Polverificio e Fontana Liri vennero pesantemente bombardati e numerose furono le vittime, causate anche dalle rappresaglie tedesche. Il 29 maggio del 1944 le truppe alleate entrarono in Fontana Liri “tra il giubilo di tutta la popolazione”».

Perché le microstorie?
«Ho mutuato il concetto da Luigi Capuano, mio familiare giornalista e operatore culturale. La microstoria è la storia della singola persona e delle piccole comunità collocate nell’ambito degli eventi storici che hanno attraversato o in cui hanno operato. Storia e microstoria si integrano, e spesso i piccoli fatti danno emozioni che i manuali di storia non possono fornire È stato poi consequenziale riversare il mio interesse per la storia sul mio paese tramite i libri prodotti».

Che cosa resta della guerra, nello spirito dei fontanesi oggi?
«Resta il ricordo tramandato dai racconti in famiglia, che ogni tanto riaffiorano nelle chiacchierate tra amici. Ci sono poi le lapidi e i monumenti, i nomi dei caduti dati ai neonati nel dopoguerra, il viale XXIX Maggio, giorno in cui fu liberato il comune dagli alleati nel 1944, il parco Crosby, dal sommergibilista inglese fucilato dai tedeschi, i segni delle mitragliate sul muro di cinta del polverificio, la postazione antiaerea alle Cese, i ruderi di villa Fabroni e i documenti negli archivi comunali e parrocchiali. Inoltre, la medaglia d’argento al merito civile che decora il gonfalone comunale concessa dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi del 2005. Fu mia la proposta al sindaco pro tempore di avviare l’iter per il conferimento». Restano, infine, tante coscienze terrorizzate dai dolori della guerra, non solo a Fontana Liri, ma nel mondo. Eppure non bastano a scongiurarne altre…

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