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Ferentino

Un pugno alla violenza di genere

L’ incontro, tenutosi all’ex mattatoio di via Alfonso Bartoli, è stato patrocinato dal Comune ed è stato realizzato in collaborazione con le associazioni “Anteas” e “Stare Insieme Aps

Un pugno alla violenza di genere

In occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, martedì scorso la città di Ferentino si è unita alla lotta per la parità di genere con l’evento intitolato “Io dico NO alla VIOLENZA”. L’ incontro, tenutosi all’ex mattatoio di via Alfonso Bartoli, è stato patrocinato dal Comune ed è stato realizzato in collaborazione con le associazioni “Anteas” e “Stare Insieme Aps”, allo scopo di lanciare un appello alla cittadinanza: dire basta ai femminicidi e condannare all’unanimità qualsiasi forma di violenza, sia fisica sia verbale, di cui spesso molte donne rimangono vittime. Durante l’evento, in particolare, è stata presentata un’installazione artistica realizzata da Noemi Bartolomucci, in cui sono elencate tutte le donne vittime di femminicidio dall’inizio dell’anno. Tutte, come spesso accade, uccise dal proprio partner o ex partner. Non solo: l’incontro, infatti, ha dato l’occasione di richiamare tutti gli uomini a unirsi a questa lotta, per riflettere insieme sulla tragicità di un fenomeno che, ultimamente, colpisce troppo spesso anche giovani donne di età compresa tra i 16 e i 24 anni, come emerso dai dati Istat pubblicati lo scorso 21 novembre.

All’incontro, moderato da Daniela Paglia, erano presenti l’assessore comunale delegata al turismo Elena Cestra, insieme a Giuliana di Maruro, membro dell’associazione “Stare Insieme Aps”, Angela Principali ed Enrica Pignatelli, entrambe della Pro loco. Non solo: presente all’evento anche Giulia Marra, campionessa mondiale di karate nella categoria “Squadra femminile kumite ippon” e istruttrice della “Dojo Ki Karate Ferentino”, che nel suo intervento ha voluto sottolineare come le parole siano lo strumento più efficace per prevenire la violenza di genere ed educare le giovani generazioni al rispetto. «Voglio partire da una cosa semplice che riguarda tutti noi, ovvero le frasi che sentiamo da bambini – ha dichiarato Giulia – Siamo cresciuti con cose dette per scherzo e con leggerezza, come “se ti tratta male gli piaci”, “se ti do qualcosa in cambio però dammi un bacio”, “uno schiaffo ha sempre portato buoni risultati”.

E allora la domanda è: come possiamo pretendere che una bambina di dieci anni capisca cosa sia il rispetto, se abbiamo normalizzato da molte generazioni frasi di questo tipo? Come possono capire le bambine che il loro corpo è sacro, che non devono compiacere nessuno e, soprattutto, che chi le ama non le tratta male? Chi ama – ha spiegato – non tratta male, non ferisce, non insulta e non alza le mani. Io insegno karate a bambine e bambini e ogni anno mi impegno a ricordare loro che il rispetto non ha genere. A loro, poi, insegno soprattutto ad avere rispetto per la propria persona. Chi sta bene con sé stesso, infatti, non cerca di controllare la vita degli altri. Altrimenti si chiama violenza. Per questo motivo – ha concluso Giulia Marra – dobbiamo educare subito le giovani generazioni, partendo dalla scuola. La violenza, infatti, non si combatte quando è esplosa, ma si combatte prima, con le parole che scegliamo, gli esempi che diamo e i valori che, nel nostro piccolo, trasmettiamo ogni giorno a chi ci è accanto».

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