La storia
30.04.2024 - 21:24
Alberto Petricca e Anna Doris Capitelli sono impegnati nell’opera di Gioacchino Rossini “Un’italiana in Algeri”
Metti che un pomeriggio, a Cagliari, si incontrino Anna Doris Capitelli, mezzosoprano italo-tedesca, e Alberto Petricca, baritono ciociaro. Metti che mentre dialogano scoprano di essere ambedue originari di… Sora! E metti che… la fortuna arrida a Ciociaria Oggi che può testimoniare l’incontro per suoi lettori…
Anna Doris Capitelli, ci parla delle sue origini?
«Sono nata nel 1991 nell’ospedale vecchio di Sora e la famiglia di mia nonna aveva un forno nella zona storica “Cancéglie”, borgo che deve il nome al fatto che, prima che vi si costruissero le case, il terreno era diviso in tanti orticelli chiusi da cancelli. Non ho mai vissuto stabilmente nella splendida cittadina ciociara perché i miei genitori risiedevano ormai da qualche anno in Germania (mia madre è tedesca) e lavoravano lì, ma la mia infanzia è stata a Sora e le mie prime parole sono state italiane».
Quando si è accorta del suo talento canoro?
«Ricordo che sin da piccola amavo cantare e recitare. Era bellissimo quando mio nonno prendeva la chitarra e mi accompagnava mentre cantavo sotto il portico della sua villetta a Sora. Poi ho continuato a cantare anche in Germania, soprattutto a casa con nostra madre inventando nostri spettacoli».
Quando ha cominciato a studiare veramente la musica?
«All’età di sei anni ho incominciato a studiare pianoforte alla scuola di musica di Ibbenbüren, in Westphalia, insieme a mia sorella Annunziata, più piccola di me. Carlo, invece, il fratellino più piccolo, era interessato più alla musica leggera e ha imparato a suonare la batteria e il basso elettronico. Poi ho iniziato a suonare anche il violoncello e a undici anni finalmente ho avuto la mia prima lezione di canto, con la maestra del coro della scuola che si era accorta che avevo una bella voce. Da lì non ho mai più smesso di cantare. Dopo il conservatorio di Münster, ho terminato i miei studi di canto lirico al conservatorio di Hannover e per perfezionarmi, infine, all’Accademia della Scala di Milano. Devo dire che la tecnica italiana è quella che mi ha aperto altri mondi nelle sfumature della mia voce».
Si esibisce solo in pezzi lirici o anche in altri generi musicali?
«Il mio studio è stato quello del canto classico. Questa tecnica va bene non solo per le opere ma anche per la musica da camera, come i famosi lieder (canzoni o romanze tipiche tedesche, ndr) e per la musica sacra. Il mio percorso sul palcoscenico però è cominciato con i musical classici, come “Anatevka” e “My fair Lady”. Raramente mi capita di cantare musica leggera ma anche quella… mi piace!».
Torna ogni tanto a Sora?
«Sì, ma non così spesso come vorrei, anche perché il lavoro mi porta ovunque e ogni tanto voglio anche tornare da mio marito in Germania. A Sora però c’è ancora il mio cuore, la cucina di nonna Anna, le battute di nonno Carlo per il quale sono ancora “la sua principessa”, c’è mio zio Riccardo e ci sono tanti altri parenti. Adoro Sora».
Ma veniamo all’incontro con Alberto Petricca (v. “I sogni sul palcoscenico”, pubblicato su Ciociaria Oggi del 27/06/2023, ndr)...
(A.D.C.) «Ci siamo incontrati in una pausa delle prove de “L’italiana in Algeri”, dramma giocoso di Gioacchino Rossini, al Teatro Lirico di Cagliari perché entrambi siamo nella bellissima produzione in cartellone dal 3 maggio prossimo».
(A.P.) «L’avevo invitata per un caffè al bar interno al teatro e mai avrei immaginato…».
(A.D.C.) «Incontrare qualcuno che fosse del “mio” paese è stata una cosa bellissima, la scena è stata stupenda. Lui che mi dice che è delle vicinanze di Roma e io che gli rispondo ridendo che, pur vivendo ormai in Germania, sono di Sora. Alberto mi guarda e dice “Non ci posso credere, anche io!”. Allora ci siamo abbracciati come due fratelli che finalmente si rincontrano dopo tanti anni, la gioia è stata immensa».
(A.P.) «Mentre parlavamo ci siamo ricordati che i miei genitori sono molto amici dei suoi nonni e che una curiosa coincidenza ci collegava alla chiesa di San Ciro, dove lei era stata battezzata e io ero parrocchiano!».
Vi siete ripromessi di rincontrarvi sul palcoscenico?
(A.D.C.) «La nostra prima conversazione è nata perché gli volevo dire che era molto bravo: sono certa che prima o poi ci organizzeremo, perché due cantanti uniti dall’amore per Sora devono continuare a condividere questo grande regalo che è la musica».
(A.P.) «Oltre ad essere una gran bella persona è una validissima artista, molto umile, ma che sul palco fa esplodere tutta la sua verve. Magari ci rincontreremo, ma purtroppo non dipende da noi. Intanto ci godiamo questo mese insieme di lavoro».
Il tempo stringe, le prove dello spettacolo incombono e Anna, nelle vesti della splendida Isabella, l’italiana in Algeri, e Alberto, in quelli di Haly, capitano dei corsari algerini, guadagnano il palcoscenico, antagonisti nella trama dell’opera rossiniana ma uniti dall’amore per la loro città: Sora.
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